Info, statistiche e referenze

Autore: Rosanna Lamberti (Pagina 3 di 14)

AI generativa: per i dirigenti i vantaggi superano le preoccupazioni

È quanto emerge dall’ultimo report del Capgemini Research Institute (Harnessing the value of generative AI: Top use cases across industries): nonostante i rischi potenziali in termini di violazione del copyright e di cybersecurity, il 74% dei dirigenti ritiene che i vantaggi offerti dall’AI generativa siano superiori alle preoccupazioni a essa associate. Il 40% delle organizzazioni dispone già di un team e un budget interamente dedicati a questa tecnologia, e per il 70% dei dirigenti l’AI generativa consentirà alle organizzazioni di ampliare il raggio d’azione dei knowledge worker. E il 96% sostiene che questa tecnologia sia uno dei temi più rilevanti per i Cda aziendali.

Design di prodotti e customer service più efficienti e accessibili

Le piattaforme o gli strumenti basati sull’AI generativa ritenuti più rilevanti sono i chatbot per automatizzare il customer service e migliorare i processi di knowledge management (83%), così come progettazione, raccolta e sintesi dei dati (75%), La maggior parte dei dirigenti ritiene inoltre che l’AI generativa renderà il design di prodotti e servizi più efficiente (78%) e accessibile (76%), favorirà lo sviluppo di customer experience più interattive e coinvolgenti (71%), e migliorerà il customer service grazie a un’assistenza automatizzata e personalizzata (67%).

Valore aggiunto anche in ambito sales o marketing & comunicazione

Entro tre anni, e dopo aver implementato con successo l’AI generativa, i dirigenti prevedono una serie di vantaggi: aumento dell’8% delle vendite, riduzione dei costi pari al 7%, miglioramento del 9% in termini di engagement, soddisfazione dei clienti ed efficienza operativa.  I dirigenti ritengono che questa tecnologia possa apportare valore aggiunto anche in ambito sales (54%) e marketing e comunicazione (48%). I dirigenti del settore high-tech sono quelli più convinti (84%) che l’impatto complessivo dell’AI generativa sarà positivo. Quasi il 70% afferma che le loro organizzazioni hanno all’attivo progetti pilota di AI generativa e il 18% ha già implementato l’AI generativa in alcune sedi o funzioni aziendali. I due casi d’uso principali riguardano la modellazione 3D per forme dettagliate e la manutenzione predittiva.

Nuovi ruoli e competenze: l’AI auditor e l’AI ethicist

Secondo il 69% delle aziende, l’AI generativa sarà in grado di sviluppare concetti e design iniziali dei progetti, di conseguenza, il ruolo dei dipendenti si sposterà dalla fase di progettazione e creazione a quella di revisione e perfezionamento degli stessi. La ricerca evidenzia come per il 69% dei dirigenti l’AI generativa favorirà l’emergere di nuovi ruoli, come AI auditor e AI ethicist. Con l’introduzione di nuovi ruoli basati sull’AI generativa, il 68% degli executive ritiene che l’integrazione della tecnologia all’interno dell’organico richiederà investimenti significativi in termini di upskilling e cross-skilling delle competenze.

Poco più della metà degli italiani andrà in vacanza: come, dove e con quale budget?

Quest’estate, circa 35 milioni di italiani si metteranno in viaggio per trascorrere la stagione estiva, con agosto che rimane il mese più popolare per programmare le vacanze. Si sta diffondendo sempre di più la scelta di weekend di relax o di vacanze brevi, mentre l’opzione dell’hotel rimane la preferita per l’alloggio. Tuttavia, il caro vita è un problema che preoccupa i vacanzieri, poiché l’aumento dei prezzi ha portato alla necessità di ridurre la durata del viaggio e le spese in generale, compreso alloggio, cibo e attività di svago.

Il 41% non può permettersi di partire

L’indagine condotta dalla Federalberghi, supportata da ACS Marketing Solutions, nel periodo dal 17 al 21 luglio 2023, ha rilevato che il 41% degli italiani non potrà permettersi una vacanza, principalmente a causa di motivi economici. Anche tra coloro che partiranno, il 45% cercherà di contenere le spese. Questo evidenzia un disagio diffuso, con chi riesce a partire che si adatta a fare economia accorciando la durata del viaggio o cercando di spendere meno su alloggio, cibo e svaghi.
Inoltre, è interessante notare che quest’anno è aumentato il numero di viaggiatori che hanno prenotato la loro vacanza con due mesi di anticipo, mostrando una tendenza a programmare le vacanze con maggiore anticipo per ottenere risparmi.

Destinazione Italia

L’indagine rivela che la maggioranza degli italiani preferisce rimanere in Italia per le vacanze estive principali, con il mare come meta preferita, seguito dalla montagna e dalle città d’arte. Anche se le destinazioni estere sono state prese in considerazione più rispetto agli anni precedenti, l’Italia rimane comunque la scelta preferita per i viaggiatori italiani. Regioni come Sicilia, Puglia, Campania e Sardegna sono particolarmente ambite, ma in generale, tutte le regioni italiane sono considerate attraenti per i turisti. Scegliere l’Italia è visto come un valore aggiunto, e questo sentimento è diventato ancora più forte nell’era post-COVID, dove il turismo nazionale è visto come un’esperienza unica e non solo legata all’alta stagione.
L’indagine ha coinvolto 1.221 italiani maggiorenni rappresentativi dei 50 milioni di adulti italiani, riguardando tutti i tipi di vacanza, non solo quella in hotel.

Viaggetti da 4 a 7 notti fuori casa

La maggior parte dei vacanzieri prevede di trascorrere da 4 a 7 notti fuori casa o fare vacanze più lunghe. Solo il 17,9% opterà per un weekend o pochi giorni di vacanza.
L’albergo rimane la scelta privilegiata per il soggiorno, seguito dalla casa di parenti o amici e il B&B. Il 55,1% dei vacanzieri utilizzerà la propria macchina per spostarsi, mentre il 31,6% viaggerà in aereo e il 5,1% in nave. 

Decreto Lavoro, come cambia lo smartworking e chi può richiederlo

Il recente Decreto Lavoro, convertito nella Legge n. 85/2023, ha introdotto importanti novità riguardanti lo smart working per genitori con figli di età inferiore ai 14 anni. Queste novità coinvolgono anche i lavoratori fragili nel settore privato e pubblico, prorogando i termini per continuare a lavorare in modalità agile.
In Italia, si è iniziato a parlare molto di smart working durante la pandemia da Covid-19. La base normativa per questa forma di lavoro è la Legge 22 maggio 2017, n. 81, modificata dalla Legge 122/2022. Secondo queste leggi, lo smart working non rappresenta una diversa tipologia di lavoro, ma una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, concordata tra le parti e svolta in parte presso l’azienda e in parte da remoto, purché siano rispettati gli orari di lavoro.

Stessi diritti, anche a distanza

I lavoratori in smart working da remoto hanno diritto alle stesse protezioni in caso di malattia o infortunio, nonché alle tutele previste in materia di sicurezza sul lavoro. Nel 2021, è stato stabilito che i datori di lavoro, sia nel settore pubblico che privato, devono dare priorità alle richieste di lavoro agile presentate da lavoratori con figli minori di 14 anni o da lavoratori con disabilità grave o caregiver.

Le modifiche apportate e chi coinvolgono

Il Decreto Lavoro 2023 ha introdotto diverse modifiche rispetto al precedente DL Milleproroghe. La scadenza per il lavoro agile è stata prorogata fino al 31 dicembre per i lavoratori subordinati del settore privato e fino al 30 settembre per i dipendenti pubblici, a causa di limiti finanziari. Tuttavia, i lavoratori fragili a rischio Covid sono un’eccezione a questa regola. Quindi, i lavoratori fragili (come anziani, pazienti immunodepressi, oncologici, pazienti in terapia salvavita o con altre comorbilità) e i genitori con figli minori di 14 anni possono continuare a usufruire dello smart working entro i termini stabiliti e alle condizioni previste.

I criteri per ottenere il lavoro da casa 

Per richiedere lo smart working per genitori con figli minori di 14 anni, non è sufficiente avere un figlio di questa età. È necessario che l’attività lavorativa sia compatibile con questa modalità. Inoltre, il minore deve essere convivente, nessuno dei genitori deve beneficiare di misure di sostegno al reddito per sospensione o cessazione dell’attività lavorativa e entrambi i genitori devono essere lavoratori.
Fino alla data di scadenza, l’attività di lavoro agile può essere svolta senza accordi individuali, ma dopo il 31 dicembre 2023 per i lavoratori del settore privato o il 30 settembre per quelli del settore pubblico, gli accordi individuali saranno necessari.

Specifiche e tempistiche delle comunicazioni telematiche 

A partire dal 28 febbraio 2023, il Ministero del Lavoro ha aggiornato la piattaforma telematica attraverso cui i datori di lavoro possono comunicare i nominativi dei lavoratori in modalità agile, con o senza accordo individuale, nonché la data di fine dello smart working. La documentazione necessaria è disponibile sul sito del Ministero.
Per quanto riguarda i tempi di invio delle comunicazioni, i datori di lavoro del settore privato devono comunicare l’inizio o la proroga dello smart working entro 5 giorni dall’inizio o dall’ultimo giorno comunicato prima della proroga. I datori di lavoro del settore pubblico devono inviare le comunicazioni entro il 20 del mese successivo all’inizio o all’ultimo giorno comunicato prima della proroga.

L’importanza del passcode nell’iPhone e i consigli per renderlo più sicuro

Si parla spesso dell’importanza di password forti e uniche, quelle stringhe alfanumeriche usate per proteggere gli account online. Ma è il passcode, la breve stringa di numeri utilizzata per sbloccare lo smartphone, a presentare una vulnerabilità unica. E un recente aggiornamento di Apple non risolve il problema. L’azienda ha introdotto la possibilità di utilizzare chiavi di sicurezza hardware, piccoli dongle USB, per proteggere l’ID Apple. Ma nei test condotti dal Wall Street Journal, le chiavi di sicurezza non hanno impedito la modifica dell’account utilizzando solo il codice di accesso, e il codice di accesso stesso poteva perfino essere utilizzato per rimuovere le chiavi di sicurezza dall’account.

Rendere più difficile ai ladri l’accesso ai dati sul dispositivo

Non è sempre possibile evitare il furto del dispositivo, ma è possibile rendere più difficile ai ladri l’accesso ai dati sul dispositivo. Prima di tutto, coprire lo schermo in pubblico. Secondo le forze dell’ordine, i ladri escogitano modi intelligenti per imparare i codici di accesso delle persone, tra cui filmarle da lontano. Quando si è in giro, affidarsi a Face ID o Touch ID ogni volta possibile, per evitare che il codice di accesso venga spiato. Nel caso in cui si debba digitarlo, trattare il codice di accesso come il PIN di un bancomat. Non digitare mai il codice davanti a estranei. Inoltre, rafforzare il codice di accesso. Utilizzare almeno sei cifre e renderlo complesso. Non più 1-2-3-4. I codici di accesso più lunghi sono più difficili da ‘scalfire’.

Utilizzare un gestore di password di terze parti

Nelle impostazioni di Display e luminosità, impostare il blocco automatico su 30 secondi, il tempo più breve possibile, in modo da non lasciare il telefono sbloccato per troppo tempo.
Attivare poi una protezione aggiuntiva. Alcune app, come Venmo, PayPal e Cash App, consentono di aggiungere un codice di accesso. Basta non usare lo stesso dell’iPhone.
E magari utilizzare un gestore di password di terze parti, come 1Password o Dashlane, che offrono l’autenticazione biometrica, ma richiedono una master password separata in caso di fallimento.

Cosa fare se l’iPhone è stato rubato

Inoltre, eliminare le scansioni di informazioni sensibili. Se si ha bisogno di copie digitali di documenti sensibili, riferisce Agi, utilizzare l’archiviazione sicura dei file in un gestore di password di terze parti.  E se vi rubano l’iPhone, agite rapidamente. Accedete a iCloud.com su un altro dispositivo prima possibile e fate clic su Trova dispositivi per cancellare il telefono da remoto. Quindi, chiamate il vostro operatore telefonico o recatevi in un negozio per disattivare la SIM del telefono rubato, in modo che il ladro non possa ricevere i codici di verifica. E ricordare di accedere agli account sensibili, come Google, Venmo e Amazon, per cambiare le password e revocare l’accesso dal dispositivo rubato.

Quale sistema di filtraggio dell’acqua è il più efficiente per una piscina?

Se stai pensando di far installare una piscina in giardino o ne hai già una, è essenziale mantenere l’acqua pulita e igienicamente sicura per garantirne un utilizzo piacevole a tutti.

Una delle principali attività di manutenzione per farlo è il sistema di filtraggio dell’acqua. Ne esistono di diversi tipi in commercio, ed oggi ti illustreremo i principali in modo da aiutarti a scegliere il sistema di filtraggio più efficiente in base al tuo tipo di piscina o abitudini di utilizzo.

Come funziona un sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina?

Prima di entrare nei dettagli dei diversi tipi di sistemi di filtraggio, è importante capire come questi funzionano in generale.

Un sistema di filtraggio dell’acqua per piscine è composto da una pompa che spinge l’acqua attraverso un filtro.

Tale filtro ha il compito di rimuovere le particelle di sporco e altre impurità dall’acqua, mantenendola pulita e chiara. L’acqua filtrata viene poi restituita alla piscina attraverso degli appositi ugelli.

Tipi di sistemi di filtraggio dell’acqua per la piscina

Esistono sostanzialmente tre tipologie di sistemi filtranti per la piscina: quello ad elettrolizzatore, lo sterilizzatore a sale, oppure il compressore. Vediamo in dettaglio le caratteristiche di ciascun sistema.

  • Sistema di filtraggio dell’acqua ad elettrolizzatore: il sistema di filtraggio dell’acqua ad elettrolizzatore è una delle soluzioni più diffuse per il filtraggio dell’acqua delle piscine. Questo sistema utilizza un elettrolizzatore per convertire il sale in cloro, che viene poi utilizzato per pulire l’acqua. Il cloro è un disinfettante efficace che uccide i batteri e le alghe presenti nell’acqua. L’uso di un elettrolizzatore riduce la necessità di aggiungere cloro manualmente alla tua piscina.
  • Sistema di filtraggio dell’acqua con sterilizzatore a sale: il sistema di filtraggio dell’acqua con sterilizzatore a sale funziona in modo simile al sistema ad elettrolizzatore. Tuttavia, invece di usare l’elettrolizzatore per produrre cloro, questo sistema utilizza il sale per creare una soluzione salina nell’acqua. La soluzione salina viene poi trattata con un generatore di cloro per produrre cloro, che pulisce l’acqua. Questo sistema è meno costoso e richiede meno manutenzione rispetto al sistema ad elettrolizzatore.
  • Sistema di filtraggio dell’acqua con compressore: il sistema di filtraggio dell’acqua con compressore utilizza un compressore per spingere l’acqua attraverso un filtro. Questo sistema è meno elaborato rispetto ai sistemi ad elettrolizzatore o a sterilizzatore a sale, ma può ugualmente offrire una pulizia adeguata per le piscine di piccole e medie dimensioni. Se stai pensando di far installare una di quelle piscine in acciaio prefabbricate, questa potrebbe essere la soluzione che fa al caso tuo.

Cosa considerare nella scelta del sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina

La scelta del sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina dipende da diversi fattori, tra cui la dimensione della piscina, il clima e la frequenza d’uso.

Se la tua piscina è grande o viene frequentemente utilizzata, un sistema ad elettrolizzatore o a sterilizzatore a sale potrebbe essere la scelta migliore. Se la piscina è più piccola o viene utilizzata meno frequentemente, un sistema con compressore potrebbe essere sufficiente.

Dunque non c’è una soluzione che a prescindere sia migliore delle altre, in quanto tutto dipende dalle proprie abitudini e dalla frequenza di utilizzo della piscina.

Conclusioni

Per concludere, la scelta del sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina dipende fondamentalmente dalle esigenze individuali.

È importante comunque prevedere la presenza di un sistema di filtraggio così che si possa usufruire sempre di un’acqua pulita e sana nella propria piscina, con la presenza di batteri o altre impurità praticamente azzerata.

Adoperando il giusto sistema di filtraggio dell’acqua, sarà possibile usufruire di una piscina pulita e sicura per tutto l’estate.

Relazione con i clienti: il settore turistico è immaturo

In Italia solo il 2% delle imprese del settore turistico ha instaurato con i clienti una relazione continuativa, mentre il 37% riesce a farlo solamente su alcuni canali di contatto o per alcune categoria di clienti o attività. Quasi due terzi delle imprese, poi, interagisce con i clienti solo nel momento dell’effettiva vendita o fruizione del servizio. In pratica, il percorso delle aziende del turismo verso la creazione di una relazione coerente e integrata con i clienti è ancora lungo. Le aziende italiane del turismo non conoscono i propri clienti: solo il 6% delle imprese ha una buona conoscenza di profili, gusti e preferenze dei visitatori, mentre il 38% non ne ha nemmeno una conoscenza sufficiente.
Emerge dal rapporto sulla digitalizzazione dei canali di vendita nel settore turistico, realizzato dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano in collaborazione con Minsait.

Poche imprese possiedono una Single Customer View

Una situazione di immaturità che impedisce di avere una visione completa dei turisti nazionali e internazionali che scelgono l’Italia come destinazione. Solo il 27% delle imprese del settore ha infatti raggiunto la cosiddetta Single Customer View, mentre il 43% ha iniziato a costruirla solo con alcuni dati a disposizione, e tra i rimanenti, circa un terzo non ha ancora integrato nessuna tipologia di dato.
Tutto ciò si ripercuote sulla qualità dell’offerta di un settore centrale per l’economia italiana.

Canali di contatto: social network, siti web, email e contact center

“Dobbiamo essere aperti alla rivoluzione tecnologica e digitale per avvicinare le nostre meraviglie nel modo migliore ai nostri visitatori – afferma Alberto Bazzi, direttore di Digital Business Technologies di Minsait Italia -. E questo significa concentrare l’innovazione in tre aree prioritarie: Dati, Customer Experience e Phygital”.
Nel turismo italiano, i principali canali di contatto utilizzati nella relazione con i visitatori sono social network, siti web proprietari, email e contact center, presidiati dalla quasi totalità delle imprese del settore. Per quanto riguarda i canali transazionali, emergono le strutture ricettive (hotel e i villaggi vacanze) e i siti web, che svolgono un ruolo chiave anche nelle attività di customer relations e comunicazione unidirezionale, affiancati dalle agenzie viaggi, social network, contact center e siti di aggregatori online.

La strada per l’omnicanalità è ancora lunga

Tuttavia, la presenza in questi canali non garantisce un’efficace integrazione dei dati raccolti. Il settore, infatti, non ha ancora raggiunto una vera omnicanalità. Solo il 16% delle aziende è in grado di tracciare i propri clienti su tutti i canali, mentre il 60% riesce a farlo solamente su alcuni (ad esempio, quelli digitali). Il 24% delle imprese non è invece in grado di riconoscere i clienti quanto si interfacciano con i canali aziendali. Il 51% delle aziende turistiche, però, ha iniziato a raccogliere le informazioni in un singolo database o in più database comunicanti tra loro, sebbene resti ancora lontana una vera integrazione digitale. Le imprese non hanno infatti ancora un’infrastruttura tecnologica evoluta, come un’architettura a microservizi, o un Digital Integration Hub.

Internet raccoglie il 48% degli investimenti pubblicitari. Nel 2022 vale 4,5 miliardi

A fine 2022 il valore dell’Internet advertising ha raggiunto 4,5 miliardi di euro, +4% rispetto al 2021. E nel 2023 si assisterà a una crescita che potrebbe assestarsi attorno al +7%, pari a oltre 4,8 miliardi. Sempre a fine 2022, il mercato pubblicitario italiano totale ha raggiunto il valore di 9,4 miliardi di euro, in leggera crescita (+1%) rispetto al 2021. All’interno di questo panorama, con una quota del 48% Internet conferma la propria leadership, seguito da Tv (37% e -5%), Stampa (7% e -6), Radio (4% e +2%) e Out of Home (4% e +40%). È quanto emerge dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano.

I brand massimizzano i budget e investono nel Video

Nel 2022 aumenta però la concentrazione dell’Internet advertising nelle mani dei grandi player internazionali, che raccolgono l’81% degli investimenti pubblicitari. La situazione economica ha portato i brand a massimizzare i budget pubblicitari, investendo nei formati che permettono di aumentare i touchpoint con i clienti e le modalità di ingaggio. Non a caso, a trainare la crescita è il formato Video (+8%), che raggiunge quasi 1,6 miliardi e aumenta la sua incidenza sul totale Internet (35%). Tra i formati che lavorano nella creazione di nuovi touchpoint figura anche l’Audio advertising (+37%), comparto che nonostante le dimensioni ancora ridotte, in termini di raccolta complessiva (27 milioni) sta attirando il crescente interesse degli investitori.

Il trend positivo del Digital Out of Home: +72% in un anno

Nel 2022 gli investimenti pubblicitari Digital Out of Home valgono 108 milioni, +72% rispetto al 2021. Un trend positivo che proseguirà anche nel 2023 portando il Digital Out of Home a raggiungere 134 milioni (+25%). La componente digitale pesa per il 27% del totale Out of Home (+5%), e traina il mercato grazie a una diffusione sempre più elevata di impianti e una raccolta in salita, con tassi importanti anche nei formati Transit (schermi posizionati in aeroporti, stazioni, metropolitane, o mezzi di trasporto). Una delle sfide più rilevanti riguarda la misurazione ex-post dell’efficacia delle campagne. Soprattutto per le preoccupazioni da parte degli advertiser in merito alla privacy e al tracciamento degli utenti, e il calcolo della reach totale che passerebbe attraverso lo sviluppo di metriche condivise tra gli attori dell’offerta.

Tv 2.0: una “puntata” da circa 470 milioni di euro

Nel 2022 gli investimenti pubblicitari destinati alle Tv connesse valgono 361 milioni (+55%), che nel 2023 saliranno a circa 470 milioni (+29%).
Un trend frutto di diverse dinamiche: un’importante raccolta legata agli eventi sportivi trasmessi su piattaforme OTT, e fruiti largamente sul grande schermo, un costante e repentino aumento della fruizione di applicazioni web, sempre più utilizzate su questi device, e una crescita della componente Addressable, legata al palinsesto lineare e ai servizi interattivi di HbbTv dei broadcaster.
Nel 2022 è ancora contenuta la raccolta dei nuovi player Advertising Video on Demand, servizi di streaming basati sulla pubblicità, le cui offerte saranno da monitorare per capire se attireranno nuovi budget pubblicitari o andranno a erodere le quote di Tv o Internet.

Carovita: come risparmiano gli italiani al supermercato?

Per far fronte ai rincari dei beni di consumo come risparmiano gli italiani quando fanno la spesa? Un’indagine condotta da Everli svela che cercano di evitare soprattutto gli acquisti superflui (42%), scelgono i prodotti in offerta (33%), sfruttano i programmi fedeltà che garantiscono sconti speciali (27%) e aumentano la preferenza alle private label (18%). Insomma, l’inflazione pesa sui carrelli degli italiani, tanto che il 67% ora spende di più rispetto al passato per gli stessi prodotti. Secondo i dati Istat, nell’ultimo trimestre 2022 il potere di acquisto delle famiglie è diminuito quasi del 4% rispetto ai tre mesi precedenti, e la causa principale sembra essere proprio l’aumento dei prezzi.

Si riducono gli acquisti e si opta per le private label

Di fatto, negli ultimi 12 mesi 7 italiani su 10 hanno ridotto i loro acquisti al supermercato a causa dei rincari. Per contenere l’impatto dell’inflazione sui portafogli si tagliano soprattutto le bevande alcoliche (43%), ma anche la frutta e la verdura (40%). Tuttavia, pare che gli abitanti della Penisola non riescano proprio a fare a meno di alcuni prodotti, e anche quando devono risparmiare non rinunciano a formaggi e affettati (37%) né a snack dolci o salati (29%). Osservando però gli acquisti effettuati sulla piattaforma di Everli, anche in questo caso si delinea una tendenza al risparmio. Sono proprio gli ‘irrinunciabili’ formaggi e salumi a guidare i consumi dei prodotti a marchio del distributore, caratterizzati in genere da un prezzo mediamente più conveniente rispetto all’offerta dei brand più noti.

La propensione al risparmio entra anche in cucina

Per far fronte ai rincari i consumatori confermano di aver acquisito nuove e virtuose abitudini, come, ad esempio, fare acquisti al supermercato in maniera più mirata e consapevole (41%), valutare con più attenzione il rapporto qualità-prezzo dei prodotti (37%) e monitorare sconti e offerte più frequentemente (31%). Una propensione al risparmio che sembra essere entrata anche nelle cucine degli italiani, con il 43% che dichiara di aver imparato a preparare nuove ricette per utilizzare gli avanzi e contenere gli sprechi alimentari. Non solo, oltre 9 italiani su 10 (94%) affermano di voler introdurre ulteriori soluzioni per risparmiare nei prossimi tre mesi.

Il caro prezzi dirada la fiducia nei confronti dei brand

Se si è ancora restii ad abbandonare il supermercato abituale e dirigersi verso uno più conveniente (8%), il caro prezzi dirada la fiducia nei confronti dei brand, e i consumatori scelgono prodotti più economici a prescindere dal marchio (64%), o si rivolgono a mercati rionali o fattorie con rivendita diretta (34%).
Secondo la ricerca, a essere maggiormente colpite dal caro prezzi sono le donne, che ammettono di aver percepito rincari pari al 10% (63% delle intervistate), contro una media del 5% riferita dagli uomini (66% degli intervistati). Ma nonostante i tentativi messi in atto per risparmiare, ci sono beni che non possono essere depennati dalla lista della spesa, e che possono influire sui bilanci familiari e personali.

La Realtà virtuale modifica le emozioni umane?

Con l’emergere della realtà phygital le cyberemozioni segneranno la trasformazione dell’esperienza soggettiva, influenzando in modi nuovi, e ancora in parte impredicibili, i nostri comportamenti.
Ne sono convinti Andrea Gaggioli, ordinario di Psicologia generale Dipartimento di Psicologia Università Cattolica, campus di Milano e direttore Centro studi e ricerche di psicologia della comunicazione (PsiCom), e la professoressa Alice Chirico (PsiCom), che hanno pubblicato un editoriale sulla rivista Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking, issue.
“Grazie alla crescente integrazione di realtà virtuale, realtà aumentata e intelligenza artificiale nel tessuto della nostra esistenza, potremmo sperimentare nuove forme di emozioni che non avevamo mai provato prima – spiegano Gaggioli e Riva all’Adnkronos -. L’evoluzione dei media, quindi, plasma e trasforma le nostre esperienze, e le emozioni sono la fucina di questa trasformazione. Queste esperienze emotive ‘emergenti’ dall’interazione con i mondi phygital potrebbero quindi portarci a sviluppare nuovi modi di espressione, comunicazione e comprensione delle emozioni altrui”.

Gli effetti della natura nella realtà virtuale 

Se viviamo la natura, anche in modo virtuale, e sperimentiamo un senso di profonda meraviglia di fronte a essa, diveniamo più inclini a difendere il pianeta.
Lo studio ha esaminato l’impatto ecologico di due scenari naturali in realtà virtuale (una foresta e un parco brullo), uno scenario non legato alla natura, ma in grado di indurre meraviglia (la visione della Terra dallo spazio), e un ambiente neutro dal punto di vista emotivo, raffigurante una stanza.
“Per misurare gli effetti delle esperienze virtuali abbiamo preso in esame due comportamenti”, spiegano i ricercatori: firmare o meno una petizione reale contro la produzione di imballaggi in plastica o prendere volantini relativi alla petizione da condividere poi con altre persone.

La “meraviglia” e il coinvolgimento sociale verso la tutela dell’ambiente

I risultati hanno evidenziato che sebbene tutti gli ambienti naturali simulati promuovano comportamenti a favore dell’ambiente, solo quello in grado di indurre profonda meraviglia porta le persone a prendere un maggior numero di volantini contro la produzione della plastica.
“Questi risultati riconfermano il ruolo chiave dell’esposizione ad ambienti naturali in realtà virtuale nel promuovere comportamenti ecologici – sottolinea Chirico -, sottolineando il valore aggiunto di un ambiente naturale in grado di suscitare profonda meraviglia nel sostenere un maggiore coinvolgimento sociale verso la tutela dell’ambiente”.

Cyberemozioni: nuovi approcci terapeutici, educativi e di sensibilizzazione

“Le cyberemozioni, ovvero le emozioni generate e sperimentate in ambienti virtuali come la realtà virtuale, offrono opportunità uniche per comprendere meglio il funzionamento degli stati affettivi umani e per sviluppare nuovi approcci terapeutici, educativi e di sensibilizzazione – commentano Riva e Gaggioli -. Il futuro dello studio delle emozioni virtuali appare promettente e ricco di scoperte entusiasmanti, che potrebbero avere un impatto significativo sulla nostra comprensione delle emozioni umane e sulla qualità della nostra vita”.

I punti critici della cybersicurezza nel settore Healthcare

Gli attacchi sferrati al settore Healthcare dai cybercriminali hanno l’obiettivo di sottrarre dati che possono garantire un immediato ritorno economico perché possono essere utilizzati per fatture false, ricatti e divulgazione di informazioni fiscali con cui ottenere sconti, prescrizioni e richieste di dispositivi medicali. I criminali informatici interessati al settore Healthcare hanno a disposizione numerose modalità per infiltrarsi nelle reti e provocare il caos. Canalys ha identificato sette punti critici che possono consentire agli hacker di sottrarre i dati dei pazienti, ed esporre le organizzazioni a frodi e sanzioni. Il primo è la scarsità di fondi. Rispetto ad altri settori, la spesa in tecnologia delle strutture sanitarie è molto ridotta. Più della metà investe meno del 10% del proprio budget in tecnologia. Ma un budget limitato significa spesso meno personale dedicato a controllo, prevenzione e ripristino dopo una violazione.

Una scarsa igiene informatica

Il terzo punto debole è dovuto ai sistemi legacy. I sistemi obsoleti possono essere troppo costosi da aggiornare. Canalys indica quindi tre azioni che gli MSP possono mettere in atto immediatamente per evitare i potenziali rischi dovuti ai sistemi legacy: ridurre il numero di versioni e fornitori dei prodotti software, segmentare le reti, ad esempio, rimuovendo da Internet le attrezzature critiche vitali e dispositivi simili per isolare un attacco o un incidente, e creare un diagramma di flusso con le specifiche responsabilità per il Centro operativo di sicurezza (SOC).

Troppi dispositivi connessi al cloud 

Un altro dei principali punti di vulnerabilità è costituito dai dispositivi connessi alle piattaforme cloud su cui vengono archiviati e analizzati i dati dei pazienti. Uno studio IBM individua in media tra i 10-15 dispositivi connessi per ogni letto di degenza. I dispositivi medici compromessi possono mettere in pericolo la sicurezza e la privacy del paziente, oltre a esporre interi segmenti di utenti che utilizzano questi servizi. Inoltre, i fornitori di servizi sanitari si affidano in genere a diverse soluzioni di sicurezza dedicate e specifiche. Spesso questi sistemi disparati impediscono agli MSP di identificare potenziali cause di attacco e risolvere le vulnerabilità prima che i criminali informatici accedano a dati sensibili o distribuiscano ransomware.

Personale poco consapevole del phishing

Gli utenti sono un altro punto debole più sfruttati dai criminali informatici. La scarsa consapevolezza del personale sui rischi associati a e-mail e siti web può essere devastante per i professionisti della sanità. Il Dipartimento statunitense per la salute e i servizi sociali (HHS) sta attualmente indagando su centinaia di casi associati al phishing e all’intrusione nei sistemi.
Gli istituti ospedalieri sono obiettivi molto appetibili per gli attacchi di ransomware, perché è altamente probabile che gli amministratori paghino il riscatto richiesto. Spesso i fornitori di servizi sanitari cedono con facilità alle richieste di riscatto, per evitare potenziali conseguenze sulle vite dei pazienti nel caso in cui non sia loro possibile accedere alle proprie cartelle, o agli strumenti medicali connessi a Internet.

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