Nei primi sei mesi del 2020 tre imprese su quattro hanno mantenuto stabile il numero dei propri occupati, e altre 36 mila (2,6%) li hanno aumentati.

Il saldo però è negativo, e tra imprese che hanno ridotto il numero dei dipendenti e quelle che l’hanno aumentato è pari al -18,7%. Circa 290 mila imprese, infatti, il 21,3% delle aziende italiane con dipendenti, hanno dovuto ridurre i livelli occupazionali, mentre. È quanto risulta dall’indagine Excelsior condotta tra il 25 maggio e il 9 giugno 2020 da Unioncamere in accordo con Anpal.

Segnali positivi per chi si è dotato di piani integrati di digitalizzazione

Vanno meglio le imprese esportatrici, che segnano -15,2 punti di differenza tra imprese in flessione e imprese in crescita rispetto al -19,1 delle non esportatrici. Dall’indagine emergono segnali positivi anche per le aziende già dotate di piani integrati di digitalizzazione, che mostrano una maggiore resistenza occupazionale, con un saldo negativo (-17,4) tra chi aumenta e chi diminuisce l’occupazione meno accentuato rispetto alle imprese non ancora digitalizzate (-19,3). Questo, grazie alle innovazioni precedentemente introdotte, riferisce Adnkronos. La prima risposta all’attuale situazione di crisi le imprese la stanno trovando proprio nell’accelerazione dei processi di digitalizzazione.

I nuovi investimenti puntano sugli ambiti strategici nella gestione dell’emergenza

Sono infatti 1.036 mila (circa il 75% dell’universo di riferimento) le imprese che stanno pianificando in questi mesi interventi di digitalizzazione, segnando una crescita di circa 7 punti percentuali rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria (+91mila imprese). I nuovi investimenti puntano soprattutto sugli ambiti rilevati strategici nella gestione dell’emergenza. Tra questi, soluzioni digitali per una innovativa organizzazione del lavoro e delle relazioni con clienti e fornitori, reti digitali integrate (favorite anche da una maggiore diffusione del cloud), internet ad alta velocità e tecnologie iot, e utilizzo dei big data, digital marketing e più avanzata personalizzazione di prodotti/servizi.

La maggioranza delle imprese stima tempi lunghi per la ripresa

Si prevedono in ogni caso tempi lunghi per la ripresa. Tra le imprese con almeno un dipendente (circa 1,4 milioni), al di là di una quota minoritaria (180 mila) che dichiara di non aver subito perdite in questa crisi, la maggioranza (circa 580 mila), stima che la propria attività potrà tornare ai livelli pre-crisi non prima di giugno 2021. Solo poco meno di 219 mila imprese vedono più vicino, tra luglio e ottobre, il ritorno a una situazione accettabile, e 381 mila traguardano tale obiettivo per fine del 2020.