Info, statistiche e referenze

Autore: Rosanna Lamberti (Pagina 1 di 14)

Storytelling: l’evoluzione del mercato Family Friendly

Il valore al consumo dei mercati riconducili al mondo Family è di circa 7 miliardi di euro. I dati sugli investimenti media riflettono una crescente spinta verso il digitale, con un aumento significativo degli investimenti rispetto ai mezzi tradizionali, sia a livello generale sia considerando i soli ambiti ‘kids’. 
Al contempo, si prevede una crescente importanza dei creatori di contenuti e degli influencer nel plasmare le strategie di comunicazione e marketing.

Accanto a giovani e giovanissimi da coinvolgere e interessare, parlando di famiglia, non si deve trascurare il ruolo fondamentale delle mamme. Responsabili d’acquisto, key opinion leader, influencer:, rappresentano un ‘hub’ decisionale unico da cui dipende la maggior parte degli acquisti per la famiglia.

Nuovi media richiedono nuove narrazioni

A quanto emerge dalla nona edizione del Kids Marketing Forum 2024, “Raccontami il Futuro”, organizzato da BVA Doxa e MLD Entertaiment, il consumo televisivo, emerso dall’analisi degli investimenti, continua a essere un punto di ingresso importante. Da non  sottovalutare che la metà dei contenuti tv fruiti dai 14-26enni viaggia su canali diversi dal lineare e quindi in streaming, per lo più con l’utilizzo di device mobili.

Tra gli elementi che introducono discontinuità vi è l’uso di ChatGPT, che seppur diverso a seconda dell’età, è tutt’altro che trascurabile: lo utilizzano il 29% dei 12-15enni, il 32% dei 16-18enni, il 52% dei 19-26enni.

Un futuro costruito sulla creatività

Le nuove generazioni sono accomunate da una serie di caratteristiche, non sempre favorevoli alla comunicazione, tra cui una scarsa attenzione ai messaggi pubblicitari classici, una predilezione feroce per il “qui e ora”, ma anche una forte capacità di appassionarsi a ciò che viene presentato con narrative dalla forte risonanza.
Ad esempio, partendo dal “food storytelling”, emerge che il cibo fa parte di un universo di interesse: 1 su 2 si dichiara appassionato di cibo e cucina, e il 40% segue content creator sul tema. 

Il prodotto rimane però al centro degli interessi nella comunicazione per il 67% dei casi, mentre la storia raccontata è citata al 31%.
Lato aziende, se McDonald’s e Unilever dimostrano come umorismo e creatività possano ingaggiare efficacemente la Gen Z, progetti incentrati su sostenibilità e coinvolgimento portati avanti da aziende della mobilità, evidenziano l’importanza di narrare storie che colpiscano direttamente il cuore dei consumatori, trasformando dati e informazioni in esperienze memorabili.

GenZ: una tribù mossa delle passioni

La Gen Z sfida i metodi tradizionali di marketing, preferendo brand che riflettono trasparenza e autenticità. I giovani cercano un legame emotivo con i marchi, che possono essere costruiti riconoscendo e valorizzando le loro passioni e interessi. Un passaggio che li porta a trasformarsi da ‘consumatori’ a ‘fan’.

Dai dati della ricerca Tribe di BVA Doxa, sul target 14-26 anni, emerge infatti che metà degli intervistati si definisce “fan di qualche cosa”, il 43% “esperto e competente”, e sempre il 43% condivide quella stessa passione con gli amici.
Cornice ideale del loro fanatismo è quella della “cultura pop”, i cui fenomeni vengono apprezzati da un terzo degli intervistati.

In Lombardia si richiedono prestiti personali per le cure mediche. In media 6.565 euro

Per sostenere i costi della sanità in Lombardia sono tanti coloro che sono costretti a chiedere un prestito. I tempi di attesa sempre più lunghi della sanità pubblica lombarda spingono infatti i cittadini a rivolgersi alla sanità privata, e nella regione, secondo l’analisi di Facile.it e Prestiti.it, nel 2023 le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato il 4,6% del totale dei finanziamenti richiesti.

E chi ha presentato domanda per questa tipologia di prestito ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro.

Poco più di due anni per restituire la cifra richiesta

“Oggi curarsi è diventato sempre più oneroso, anche alla luce del maggior ricorso alla sanità privata – ha spiegato Aligi Scotti, BU Director prestiti di Facile.it -. Servirsi del credito al consumo può essere una strategia per alleggerire l’impatto di queste spese sul bilancio familiare, evitando così di andare in sofferenza o, peggio, di rinunciare a curarsi”.
Come detto, chi in Lombardia lo scorso anno ha chiesto un prestito personale per pagare cure mediche ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro, una cifra da restituire in poco più di 51 mesi.

I richiedenti hanno in media 46 anni

Se si guarda al profilo dei richiedenti lombardi si scopre che chi ha presentato domanda di prestito personale per far fronte alle spese mediche aveva, all’atto della firma, mediamente, quasi 46 anni.

Si tratta di un valore significativamente più alto se confrontato con l’età media in cui, in generale, si chiede un prestito personale nella stessa regione, che secondo l’analisi di Facile-it, è pari a 41 anni.
Andando più nello specifico, quasi una domanda su 4, il 24,8%, arriva da richiedenti lombardi con età compresa tra 45 e 54 anni, seguiti da coloro che hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni (20,4%).
Al terzo posto, invece, si posizionano i soggetti con un’età compresa tra 25 e 34 anni (19,3%).

Il TAEG riservato ai prestiti personali per spese mediche nel 2023 è del 10,6%

Un altro dato interessante emerge analizzando il sesso dei richiedenti. Nel 44,4% dei casi a presentare domanda di finanziamento per le spese sanitarie è stata una donna, percentuale nettamente più elevata rispetto alle richieste di prestito totali in Lombardia, dove la quota femminile di richiedenti si ferma al 29,4%.

Dall’analisi emerge anche come, sempre nell’ultimo anno, il tasso dei prestiti personali sia aumentato notevolmente. Nel 2022 il TAEG medio riservato ai lombardi che hanno chiesto un prestito personale per spese mediche è stato pari al 9,3%, valore salito al 10,6% nel 2023, in aumento del 14%.

Direttiva Case Green: approvata la norma europea per un futuro sostenibile

Il Parlamento Europeo ha recentemente dato il via libera alla Direttiva Case Green, un’importante misura volta a promuovere la sostenibilità nel settore edilizio. L’approvazione è stata ampia: si sono infatti contati 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. Nel dettaglio, la direttiva mira a raggiungere emissioni zero entro il 2050, rappresentando un passo significativo verso un futuro ambientalmente sostenibile.

Obiettivi della misura

La direttiva stabilisce una serie di obiettivi chiave per ridurre le emissioni di carbonio nel settore delle costruzioni. A partire dal 2028, tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a emissioni zero. La medesima disposizione verrà poi esteso, entro il 2050, anche ai nuovi edifici residenziali. Per gli edifici esistenti, sono previsti target di efficienza energetica, con obblighi di riduzione dei consumi entro il 2030 e il 2035.

Per essere più precisi, nell’ambito degli edifici residenziali esistenti, i consumi dovranno essere ridotti del 16% entro il 2030 e del 20% o 22% entro il 2035. L’obbligo di installare i pannelli solari riguarderà solo i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Dal 2040 le caldaie a metano dovranno essere eliminate e dal 2025 non sarà più possibile incentivarle

Direttiva Case Green e incentivi

Per raggiungere gli obiettivi della direttiva, i Paesi membri dovranno adottare misure concrete per promuovere la riqualificazione energetica degli edifici. Il pacchetto di interventi potrebbe includere l’implementazione di esenzioni fiscali e altri incentivi finanziari per incoraggiare la transizione verso soluzioni più sostenibili. Tuttavia, si prevede che i nuovi requisiti della direttiva avranno un impatto significativo anche sui bonus edilizi esistenti, ponendo una maggiore enfasi sull’efficienza energetica e sulle tecnologie a basse emissioni.

Tempistiche e procedimenti

Dopo l’approvazione da parte del Parlamento Europeo, il testo della direttiva deve essere approvato anche dal Consiglio europeo prima di poter entrare in vigore. Una volta pubblicata in Gazzetta Ufficiale, gli Stati membri avranno due anni per recepire le disposizioni della direttiva nei loro ordinamenti giuridici nazionali, garantendo così l’applicazione uniforme delle norme in tutta l’Unione Europea.

La Direttiva Case Green rappresenta un impegno concreto dell’Unione Europea verso la lotta ai cambiamenti climatici e la promozione della sostenibilità ambientale nel settore delle costruzioni. Con obiettivi ambiziosi e misure incentivate, questa direttiva pone le basi per una trasformazione significativa verso un futuro più verde e più sostenibile per tutti i cittadini europei.

Digital Markets Act: arriva una nuova era per il digitale in Europa

La legge sui servizi digitali (DSA) e la legge sul mercato digitale (DMA) costituiscono un unico insieme di norme che si applicano in tutta l’Unione Europea. I due obiettivi principali delle normative sono creare uno spazio digitale più sicuro, in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali, e creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo sia a livello globale.

Dal 7 marzo è attivo il Digital Markets Act (DMA), la regolamentazione volta a introdurre maggiori responsabilità per le grandi piattaforme online, come Apple, Google, Meta e Amazon. 

Una riforma complessiva del settore digitale

Il DMA mira a garantire maggiore trasparenza e interoperabilità, incidendo su come i consumatori scaricano applicazioni, cercano informazioni online e comunicano tra diverse applicazioni.

Insieme al Digital Service Act (DSA), il DMA forma una riforma complessiva del settore digitale in Europa, con l’obiettivo di prevenire la formazione di ecosistemi chiusi che limitano la concorrenza e i diritti dei consumatori.
In particolare, si vuole dare agli utenti la libertà di utilizzare i propri dispositivi, come gli smartphone, senza restrizioni imposte dai produttori.

Gli utenti non saranno più vincolati alle impostazioni predefinite

Questo cambiamento normativo promette una maggiore competizione nel mercato digitale, favorendo l’ingresso di nuovi operatori e offrendo agli utenti una maggiore varietà di servizi internet.

Diverse regole per l’uso di oltre 20 tra i principali servizi digitali cambieranno, influenzando sistemi operativi, app di messaggistica, piattaforme di social media e motori di ricerca. Gli utenti non saranno più vincolati alle impostazioni predefinite sui dispositivi.
Ad esempio, Apple consentirà agli utenti europei di scaricare app al di fuori dell’App Store e scegliere liberamente il motore di ricerca.
Analogamente, gli utenti Android potranno fare lo stesso, e Microsoft non imporrà l’uso del browser Edge.

I social non potranno più mostrare annunci personalizzati basati su dati sensibili

In termini di pubblicità e social media, il DMA proibirà alle aziende di favorire i propri servizi rispetto a quelli concorrenti, e limiterà la condivisione dei dati degli utenti per annunci pubblicitari mirati.

I social network non potranno più mostrare annunci personalizzati basati su dati sensibili o rivolti ai minori. Inoltre, Meta dovrà consentire agli utenti di separare gli account Facebook e Instagram.
Ultima novità, il DMA prevede che i sistemi di messaggistica siano interoperabili, permettendo lo scambio di messaggi di testo, video e immagini tra diverse applicazioni.

Telecomunicazioni: AI generativa, AR, VR i trend della ripresa

Per guidare una crescita del mercato delle Telecomunicazioni a lungo termine sono necessarie le innovazioni. GfK ha individuato due tendenze che potrebbero risvegliare, in particolare, i mercati Smartphone e Gaming, l’AI generativa e la Realtà Aumentata/Virtuale.

Dopo le vendite record registrate durante la pandemia, il mercato Tlc è infatti in una fase di stallo. Nel 2023, il mercato globale delle Telecomunicazioni ha subito una flessione del -0,6% in termini di fatturato, e per il 2024 si prevede una crescita ‘solo’ del +2%.
Ma senza innovazioni dirompenti, difficilmente si assisterà a una ripresa della domanda.

Smartphone: i consumatori chiedono applicazioni pratiche all’innovazione

Le prestazioni degli Smartphone continuano a migliorare, ma i consumatori hanno bisogno di applicazioni pratiche per sfruttare questa potenza. Se attualmente gli Smartphone sono utilizzati principalmente per le app di messaggistica (72%) o la fotografia (64%), il prossimo grande passo arriverà con l’implementazione diffusa dell’AI generativa.

Ma se il salto di innovazione non è percepito come veramente significativo, i consumatori preferiscono aspettare prima di acquistare un nuovo dispositivo. Inoltre, nel 2023, per la prima volta, la quota maggiore di nuovi acquirenti di Smartphone (35%) possedeva un dispositivo di due o tre anni, mentre nel 2022, ne possedeva uno di uno/due anni.

Metaverso: tendenza alla premiumization

Se il clamore pubblico intorno al Metaverso si è un po’ attenuato il settore continua a evolvere, con una diversificazione tra consumatori interessati e non.
Mentre le vendite totali di dispositivi legati al Metaverso sono diminuite del -2% a unità nel 2023, i ricavi generati sono aumentati del +15%. La tendenza alla ‘premiumization’ si riflette nel fatto che i consumatori interessati a queste innovazioni hanno investito in prodotti più avanzati di Realtà Aumentata (AR), Mista (MR) o Virtuale (VR).

Di conseguenza, la quota di fatturato degli visori AR e MR è cresciuta del 30%, raggiungendo 225 milioni di dollari nel 2023, rispetto al 4% del 2022.
Sono però notevoli le differenze nel modo in cui questo trend si manifesta nelle diverse aree del Mondo.

Visori AR/MR/VR ancora prodotti di nicchia

Mentre la maggior parte dei visori MR è stata acquistata in Europa occidentale (83% fatturato globale), la maggioranza dei visori AR è stata acquistata in Cina (98%).
Allo stesso tempo, in Cina crolla la domanda di dispositivi VR tradizionali (-55% vs 2022), mentre nel resto del mondo la VR sta ancora registrando una leggera crescita dei ricavi (+3%).

Le ragioni di queste differenze non sono legate solo alle preferenze dei consumatori, ma anche alla distribuzione. Alcuni dispositivi semplicemente non sono disponibili in alcuni mercati.
In ogni caso, il mercato delle Telecomunicazioni potrebbe ricevere un notevole impulso se i visori AR, MR o VR diventassero adatti all’uso quotidiano invece di rimanere un prodotto di nicchia per il Gaming.

Il 68% dei Comuni italiani nel 2023 tiene gli applicativi gestionali nel Cloud

Secondo la ricerca realizzata dall’Osservatorio Agenda Digitale in collaborazione con AssoSoftware, nel 2023 il 68% degli enti comunali deteneva tutto il proprio portafoglio di software gestionali sul Cloud.
L’anno scorso il 94% dei Comuni italiani ha presentato piani di migrazione al Cloud nell’ambito del PNRR. Il Piano ha segnato infatti un punto di svolta nella digitalizzazione della PA italiana, ma la strada è ancora lunga per una piena trasformazione digitale.

I software gestionali sono un tassello fondamentale nell’erogazione di servizi digitali efficaci a cittadini e imprese. Ma il livello di maturità della PA nell’utilizzo di soluzioni gestionali è discontinuo, 

Il 36% dei Comuni ancora a uno stadio iniziale

Il 36% dei Comuni risulta in uno stadio iniziale del percorso, con alcuni processi ancora non completamente digitalizzati e poca visione sulla necessità di un cambiamento organizzativo. Il 28% è invece nel pieno del percorso di adozione dei software gestionali e trasformazione dei processi, probabilmente anche su spinta dei fondi PNRR.
Un ulteriore 36% è già in una fase di utilizzo avanzato delle soluzioni.

Inoltre, a quanto è emerso durante il convegno Il software gestionale in Italia: la fotografia della Pubblica Amministrazione, a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, AssoSoftware e Osservatorio Agenda Digitale, nel 2023 solo un terzo dei Comuni di piccole dimensioni ha formato tutto il personale a riguardo, contro il 46% di quelli medio-grandi.

La PA si muove a due velocità nel percorso di adozione dei gestionali

Insomma, la PA si muove a due velocità differenti nel percorso di adozione di software gestionali.

I Comuni con più di 20.000 abitanti tendono infatti a personalizzare maggiormente le soluzioni software per rispondere a esigenze di processo, ma solo nel 26% dei casi hanno rivisto tutti o parte dei processi per adattarli ai flussi di attività proposti dalle applicazioni. Oltre la metà dei piccoli Comuni, invece, non ritiene necessari cambiamenti a seguito dell’introduzione di software gestionali.

Gestione amministrativa e contabile l’utilizzo più diffuso

In generale, nella PA i software di gestione amministrativa e contabile superano l’80% di diffusione, seguiti da gestione documentale&workflow e gestione risorse umane (oltre il 60%).

Meno frequente l’utilizzo di soluzioni per la gestione della relazione con il cittadino (56%) e la pianificazione e controllo (36%)
Per il 71% dei Comuni i principali benefici derivanti dall’adozione di queste soluzioni, riguardano una maggiore visibilità e tracciabilità dei processi la qualità e l’efficienza degli stessi (69%). E la riduzione degli errori (63%) con impatti diretti sulla rapidità di risposta al cittadino.

Educazione finanziaria: perchè gestire risparmi e investimenti fa venire l’ansia?

Oggi a scuotere la tranquillità dei risparmiatori è principalmente la necessità, imposta dai cambiamenti dello scenario geoeconomico, di apportare modifiche alle proprie scelte finanziarie e ripensare i ‘porti sicuri’ del passato, come, ad esempio, la predilezione per la liquidità, che ora rischia di essere erosa dall’inflazione.
Di fatto, i continui shock socioeconomici che hanno caratterizzato gli ultimi mesi hanno avuto un impatto ansiogeno sulle famiglie. Anche in relazione alla gestione delle finanze personali.

Dall’aggiornamento del 4° Rapporto Assogestioni-Censis emerge infatti che per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione.
E a soffrirne maggiormente sono giovani e over 65.
In particolare, il 50,7% dei rispondenti tra 18 e 34 anni e il 54,4% degli ultrasessantacinquenni, contro il 45,6% degli adulti (35-64 anni).

Salgono i tassi, si riduce il potere d’acquisto

Un segnale del cambiamento intervenuto nel mercato del risparmio è arrivato dalla risalita dei tassi di interesse. Il 44,1% dei giovani, il 36,3% degli adulti e il 31,6% degli anziani afferma di essersi sentito personalmente penalizzato da questo fenomeno.

Il Censis stima che nel secondo trimestre 2023 il potere d’acquisto delle famiglie in termini reali abbia subito una riduzione dell’1,7% su base tendenziale. Il quadro in piena evoluzione richiede quindi competenze per gestire il cambiamento repentino. Competenze che spesso sono inadeguate e non consentono ai risparmiatori di prendere decisioni informate sulla gestione del denaro e sulla pianificazione del proprio futuro.

Scarse conoscenze economiche di base

Lo studio ha indagato il livello di conoscenza dei risparmiatori riguardo l’effetto concreto dell’inflazione sui redditi. Alla domanda sulla variazione del potere di acquisto in presenza di prezzi e redditi raddoppiati, ha risposto in modo errato il 27,0% dei giovani, il 23,0% degli adulti e ben il 53,2% degli anziani.

Un’altra verifica delle conoscenze di base ha riguardato la differenza tra azioni e obbligazioni. In questo caso, la risposta sbagliata è stata data dal 13,0% dei 18-34enni, dal 10,2% dei 35-64enni e dal 12,2% degli over 65.
Ma il dato sintomatico arriva sommando a questi numeri quelli di coloro che non hanno saputo indicare una risposta. Ovvero, il 36,6%, il 24,7% e il 35,1%.

Una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale

Le conoscenze e la reattività variano in funzione dell’età dei risparmiatori, sottolineando la necessità urgente di promuovere una maggiore educazione finanziaria su larga scala, e allo stesso tempo, adottare approcci specifici per le diverse generazioni.

La diffusione di una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale strutturale e permanente, che si è solo intensificata alla luce dei cambiamenti repentini del nostro tempo.
Gli over 65 sono la categoria meno propensa a riadattare l’utilizzo dei propri risparmi a fronte dell’evoluzione dello scenario. Hanno infatti ‘cambiato idea’ solo il 28,7% degli anziani, contro il 48,4% dei giovani e il 40,4% degli adulti. 

I pagamenti in Italia? Sempre più cashless

Tutti i settori della nostra vita si stanno sempre più digitalizzando. E anche il modo in cui paghiamo non fa eccezione. Lo conferma l’Osservatorio Città Cashless di SumUp, che rivela un significativo aumento delle transazioni senza contanti in tutta Italia nel 2023, con una crescita del 35,5%. Questo scenario suggerisce un cambio culturale nell’approccio ai pagamenti, con un calo dell’8,1% nello scontrino medio cashless rispetto all’analisi precedente.

Oggi lo scontrino si attesta a 37 euro: un segnale che indica una maggiore propensione a pagare con carta anche per importi modesti.

Le città italiane che più pagano… senza contanti

Il trend positivo coinvolge tutte le province italiane, dall’estremo Nord al Sud. Tra le più cashless spiccano Bolzano (+58,8%), Modena (+57,5%), e Venezia (+53,2%). Seguono poi nell’ordine Rieti (+52.3%), Rovigo (+52%), Piacenza (+50.9%) e Vercelli (+48.7%).Al contrario, la provincia Sud Sardegna registra lo scontrino medio più basso d’Italia, pari a 29,8 euro.

La mappa dei quartieri più smart

L’Osservatorio ha esteso la sua analisi ai quartieri di 10 città capoluogo di regione, identificando le zone più cashless del Paese. In testa figurano Cannaregio (+163,7%) e Marghera (158,2%) a Venezia, seguite da Sempione/City Life (+124,4%) a Milano. Ottime performance anche Porto-Saragozza a Bologna (+118%), Brancaccio a Palermo (+108,4%) e Milano con Calvairate (+103,4%).

Per lo scontrino medio più basso, si distingue il quartiere Porto-Saragozza a Bologna, con 18,4 euro.

2023: crescono i pagamenti digitali fra professionisti 

Nel 2023, un elemento particolarmente interessante è l’aumento dei pagamenti digitali tra i professionisti. In particolare gli agenti immobiliari registrano un +161.2% di crescita nelle transazioni digitali e gli avvocati  un +153.2%.  Settori come horeca (caffè e ristoranti, fast food, bar e club) e retail segnano una crescita costante. Per la precisione, il comparto retail vede un +71.9% nei tabaccai, +37.8% nelle edicole e +34.2% negli alimentari. Nell’horeca spicca l’aumento delle transazioni in bar e club (+53%) e caffè e ristoranti (+41.5%) e nel turismo (+33.8%).Tra gli esercizi commerciali, le percentuali più alte sono messe a segno da negozi di cosmesi (+117%) e fiorai (+108%).

Umberto Zola, responsabile di Multiproduct di SumUp, commenta: “Dall’Osservatorio Città Cashless emerge come i pagamenti digitali stiano diventando un’abitudine in tutta Italia. La crescita non riguarda solo settori consolidati come retail, horeca e turismo, ma si estende anche ad artigiani e professionisti”.
Per questa ragione ci sono sempre più soluzioni ad hoc rivolte a merchant con flussi di cassa rapidi o che necessitano di una gestione completa per ordini e pagamenti. 

Gestione del rischio: perchè anticipare è cruciale per la resilienza delle imprese?

In un’epoca definita ‘permacrisi’, una condizione di crisi permanente caratterizzata dal susseguirsi e sovrapporsi di situazioni d’emergenza, per le aziende la gestione del rischio emerge come elemento chiave per la sostenibilità e la prosperità.
Negli ultimi tre anni, caratterizzati da pandemia, crisi energetica e conflitti, le imprese hanno dovuto affrontare sfide senza precedenti. Secondo il Global Esg, Compliance and Risk Report 2023 del Boston Consulting Group, la differenza tra sopravvivere e prosperare sta nella capacità di anticipare e gestire i rischi in modo efficace.

L’analisi del Boston Consulting Group offre una prospettiva basata su interviste condotte con dirigenti di 150 gruppi operanti in vari settori e mercati. E nonostante sembri che il peggio sia alle spalle e l’economia stia rallentando tagliare i costi nella gestione del rischio sarebbe un errore. 

L’era della permacrisi

Investire nella prevenzione e gestione dei rischi, da quelli tradizionali, come carenze di manodopera o tecnologie obsolete, a quelli emergenti, legati a crisi climatica, responsabilità Esg, regolamentazione, cyberattacchi e Intelligenza artificiale, risulta cruciale. 
La gestione del rischio, poi, non è più un aspetto rilevante solo per il settore finanziario, ma è altrettanto essenziale per settori come energia e trasporti.

La continuità operativa in situazioni estreme, come pandemie o cyberattacchi su larga scala, diventa imperativa per tutte le aziende. Esiste un divario evidente tra le aziende esperte nella gestione del rischio e quelle meno mature, ma c’è una crescente consapevolezza di integrare la gestione dei rischi con le attività aziendali.

Una competenza determinante nel superare le crisi recenti 

I risultati del sondaggio mostrano che circa tre quarti delle aziende esperte nella gestione del rischio attribuiscono a questa competenza un ruolo determinante nel superare le recenti crisi, mentre solo il 37% delle imprese meno mature condivide la stessa percezione.

La dimensione aziendale gioca un ruolo chiave, con l’importanza dei sistemi di controllo che aumenta con la grandezza del gruppo.
Le aziende più grandi beneficiano di efficaci prevenzioni dei rischi, utilizzando comitati ad hoc, incorporando la gestione del rischio nella strategia industriale e analizzando i dati. Tecnologie come l’Intelligenza artificiale vengono utilizzate per prevedere e mitigare i rischi.

Le sfide per le imprese in via di sviluppo

La sfida per le imprese nelle prime fasi di sviluppo della gestione del rischio è la mancanza di supporto dei vertici e la cultura aziendale non adeguata per affrontare i pericoli emergenti.
La chiave per passare da dilettanti ad aziende mature nella gestione del rischio è, quindi, quella di istituire un organismo centrale che definisca una strategia basata su un’analisi approfondita dei rischi tradizionali ed emergenti.

Il flusso informativo deve essere bidirezionale, dai livelli operativi al comitato strategico, riporta Adnkronos. La raccolta e l’analisi in tempo reale dei dati, potenziate dall’uso di AI, sono fondamentali.
Personale con competenze strategiche, capacità di analisi dei dati e capacità di guidare l’azienda verso un nuovo modello di gestione del rischio sono i prossimi passi che le aziende devono muovere.

Bollette: cosa cambia per luce e gas nel 2024? 

A partire dal 10 gennaio dell’anno appena iniziato milioni di italiani sono obbligati a passare dal mercato tutelato per la fornitura di gas al mercato libero, mentre slitta al primo luglio 2024, rispetto alla scadenza prevista per il primo aprile, la fine del mercato tutelato per l’energia elettrica.

Ma gli italiani sono pronti a questo passaggio?
Pare di no. Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat sono oltre 13 milioni gli utenti che nemmeno sono a conoscenza del fatto che il servizio di tutela sia destinato a chiudere. Addirittura, quasi 6 milioni di consumatori non sanno dire se il contratto che hanno attualmente sia nel mercato tutelato o in quello libero.

Tra il timore di restare senza fornitura e quello dell’aumento delle tariffe 

Analizzando più da vicino le risposte di chi ha dichiarato di avere un contratto di fornitura luce o gas nel mercato tutelato, ma non sapeva della fine del regime di tutela, emerge che quasi 2,5 milioni di italiani non hanno fatto ancora nulla per passare al mercato libero.

La scarsa conoscenza dell’argomento porta con sé, inevitabilmente, una serie di paure, alcune comprensibili, altre infondate.
Ad esempio, circa 1 milione di persone hanno dichiarato di temere di restare senza fornitura, mentre il 12% ha ammesso di aver paura per l’aumento delle tariffe.

Cosa succede a chi non sceglie?

Ma cosa accadrà per chi non passerà in autonomia al mercato libero prima della scadenza del servizio di tutela? Niente paura, non si corre il rischio di rimanere senza fornitura: l’Arera ha stabilito regole precise per i cosiddetti clienti non vulnerabili, ma che variano tra energia elettrica e gas.
Nel caso di fornitura elettrica, il cliente verrà assegnato tramite un’asta a un nuovo fornitore entrando così nel Servizio a tutele graduali, che avrà una durata di 3 anni ed è predisposto da Arera per accompagnare il passaggio al mercato libero dell’energia elettrica.

Per quanto riguarda il gas, invece, il cliente che non passerà al mercato libero di sua iniziativa rimarrà con l’fornitore, ma cambierà la tariffa. Gli verrà assegnata una tariffa simile a quelle Placet, valida per un anno, in attesa che faccia in autonomia una scelta sul mercato libero.

Occhio alla “spesa per materia energia”

Sul mercato libero operano centinaia di società differenti, i cui prezzi possono variare sensibilmente. È bene però ricordare che nel mercato libero i fornitori hanno la possibilità di modificare solo la componente ‘spesa per la materia energia’, voce che diventa quindi fondamentale per comparare diverse offerte.

Le altre voci, come ad esempio, oneri e imposte, sono uguali per tutti e sono stabilite dall’Autorità.
L’utilizzo dei comparatori o l’intervento di un consulente esperto può essere quindi una soluzione per confrontare nel modo corretto le offerte, e scegliere consapevolmente quella più adatta alle proprie esigenze.

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