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Categoria: Il web (Pagina 2 di 2)

Il 2022 sarà l’anno del Livestream shopping

Nato in Cina come format di intrattenimento per i fan degli streamer, il Livestream Shopping nel 2021 è sbarcato anche in Italia, producendo un impatto dirompente sulle vendite online. E si conferma un trend di successo nel commercio digitale anche per il 2022. Con il Livestream Shopping, infatti, il tasso di conversione può essere cinque volte superiore rispetto alla vendita digitale tradizionale, e la stima per il 2022 è del +669% sulle vendite dei siti e-commerce che hanno sposato questo modello.
Sono sempre più le realtà italiane che implementano nel proprio modello di business il Livestream Shopping, dalle dirette live sui social, come sul marketplace di Facebook, o sul sito e-commerce del negozio. In questo modo infatti l’utente può acquistare direttamente i prodotti mostrati dallo ‘streamer’ nel corso della diretta live.

Il successo di una sessione di vendita in streaming

A ‘mettere sul tavolo’ i numeri del successo di un’attività grazie al Livestream Shopping è la piattaforma B2B di Livestream Shopping Marlene, sviluppata da Flyer Tech. Più in particolare, Marlene ha fatto un bilancio della prima sessione di vendita in diretta online dello store Bath & Body Works di Milano in via Torino. Durante la sessione la store manager di Bath & Body Works e una collega in poco meno di un’ora sono riuscite a mostrare 11 prodotti dello store, rispondendo a tutte le domande poste via chat dai partecipanti.

Lo streamer è il fattore determinante di una live

Oltre alla tecnologia della piattaforma (nel caso di Bath & Body Works la piattaforma B2B Marlene), alla base del Livestream Shopping è lo streamer il fattore determinante del successo di una live, insieme ovviamente all’impostazione di una giusta strategia. E durante la sessione di vendita organizzata per Bath & Body Works sulla diretta ospitata dal brand in soli 55 minuti sono ‘atterrati’ centinaia di utenti in contemporanea, e il Conversion rate durante e nelle ore successive alla live è più che raddoppiato.

Il segreto di una strategia vincente

“Una strategia vincente prende in considerazione vari elementi, dalla creazione di un calendario ben studiato alla scelta dei prodotti da mostrare e delle promozioni da riservare durante le dirette – spiega Marianna Chillau, ceo e co-founder di Marlene e Transactionale, nonché presidente e fondatrice di 4eCom, Associazione di soluzioni digitali nel mondo dell’e-commerce -. Nell’impostazione della strategia non può mancare l’instaurazione delle giuste partnership con gli influencer e gli streamer più in grado di creare e coltivare una community”. 

I dati personali rubati sul dark web crescono del 56,3%

Nel primo semestre 2021 si è registrata una crescita del +18% dei dati trovati sul dark web rispetto al secondo semestre 2020. Tanto che gli utenti allertati in Italia per dati rilevati sul dark web sono il 72,9%, a fronte di un 27,1% rilevato sul web pubblico. Sempre nella prima metà dell’anno, poi, sono stati oltre 1 milione gli alert ricevuti da utenti italiani relativamente a un attacco informatico ai danni dei propri dati personali, il 56,3% in più rispetto alla precedente rilevazione dell’Osservatorio Cyber di CRIF. L’analisi di CRIF si focalizza in particolare sugli alert relativi a informazioni ritrovate sul dark web, all’interno del quale circolano indebitamente miliardi di dati.

Migliaia di credenziali e informazioni personali vendute a meno di 50 euro

Gli ambienti in cui viene scambiata la maggior quantità di dati rubati sono forum, blog e piattaforme di messaggistica. E oltre a motori di ricerca specifici, Telegram sta diventando sempre più una sorta di luogo di incontro virtuale per hacker. Sul dark web, poi, pacchetti di migliaia di credenziali e informazioni personali vengono vendute clandestinamente anche a meno di 50 euro. E non mancano scambi di dati con una valenza finanziaria, come carte di credito e IBAN. Per le carte di credito, nel 94,5% dei casi rilevati, sono presenti dati completi di cvv e data di scadenza, in metà dei casi abbinati correttamente, anche a nome e cognome del titolare.

Password, indirizzi email, username, numeri di telefono i dati più diffusi

Nel primo semestre 2021 i dati personali che prevalentemente circolano sul dark web sono password, indirizzi email individuali o aziendali, username, i numeri di telefono. Anche nome e cognome rientrano nella top 5 dei dati più vulnerabili. Queste informazioni potrebbero essere utilizzate per compiere truffe, ad esempio attraverso phishing o smishing. Inoltre, in quasi 9 casi su 10 è stato intercettato l’abbinamento tra username e password, con un elevatissimo rischio di intrusione nelle aree riservate delle vittime.

Quasi la metà degli account più violati riguarda giochi online e dating

Le credenziali rubate possono essere utilizzate per varie attività indebite, come entrare negli account delle vittime, utilizzare servizi in modo abusivo, inviare email con richieste di denaro o link di phishing, inviare malware o ransomware, allo scopo di estorcere o rubare denaro. Quasi la metà degli account rilevati (46,6%) è relativa ad ambiti di intrattenimento, soprattutto account di giochi online e dating.  Al secondo posto si posiziona il furto degli account di forum e siti web (20,8%), al terzo gli account di Servizi streaming (18,7%), e al quarto quello di account di social media (13,7%) come Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn, che possono portare a tentativi di truffe e furti di identità con pesanti conseguenze per la vittima. I database aziendali rappresentano, invece, lo 0,2%, degli account rilevati.

L’accesso a Internet diventa un diritto fondamentale

I numeri dimostrano che il web ormai è una risorsa essenziale per dare continuità alle attività professionali, lo studio e le relazioni sociali, soprattutto durante la pandemia. Sono infatti 46 milioni gli italiani dotati di una connessione a internet, e l’emergenza sanitaria ha quindi il definitivo ingresso dell’accesso al web nel novero dei diritti fondamentali. L’86,3% degli italiani è infatti convinto che l’accesso a internet deve essere garantito a tutti, ovunque e comunque. Sono alcuni dei principali risultati del Rapporto Il valore della connettività nell’Italia del dopo Covid-19, realizzato dal Censis in collaborazione con WindTre.

Servizi di rete essenziali ma investimenti a rischio

Per l’88,9% degli italiani che ne erano dotati, la propria connessione su rete fissa ha funzionato bene durante l’emergenza sanitaria. Protagonisti essenziali durante la pandemia e nel nuovo contesto post Covid-19, gli operatori Tlc da tempo però operano con margini ridotti a causa di tariffe che risentono della pressione concorrenziale e investimenti infrastrutturali crescenti. Lo sforzo competitivo degli operatori è compreso solo in parte dalla popolazione: infatti, per il 44,7% degli italiani in questi anni le tariffe non si sono ridotte, mentre il 41% pensa il contrario e il 14,3% è incerto. Come uscire dal cortocircuito? Per l’83,6% degli italiani una possibile exit strategy consiste nel far pagare una fee ai giganti del web.

La vita quotidiana degli italiani è permeata dal web

Il 91,5% degli italiani tiene contatti online con familiari, amici e conoscenti, il 78,9% usa internet per questioni legate alla salute, e molti altri per pagare bollette, multe, tasse, per le attività del tempo libero, fare acquisti online, per lavoro o per attività didattiche. Insomma, occorre attrezzarsi al meglio. Tredici milioni di italiani nei prossimi mesi vogliono infatti potenziare la propria connessione su rete fissa, 3 milioni vogliono attivarla per la prima volta, e il 60,4% è favorevole a rendere il 5G subito operativo ovunque. Solo il 14,4% si dichiara contrario, ritenendolo dannoso per la salute. Scarso è quindi il credito delle fake news per cui il 5G sarebbe nocivo per la salute, dato che l’80% lo ritiene sicuro.

Come si sceglie l’operatore di rete?

Consapevoli delle sue potenzialità, allo stesso tempo per gli italiani il web non è un paradiso privo di rischi, tra paura delle frodi durante le operazioni bancarie o gli acquisti online, del libero accesso alla rete da parte dei minori o la possibile dipendenza dai social network, oppure è spaventato dagli hater. Ma quando si sceglie la tariffa, oltre al prezzo cosa considerano gli italiani? Innanzitutto velocità di connessione (52,6%), poi affidabilità e assenza di interruzioni (47,6%), un servizio di assistenza rapido e raggiungibile (36,1%), la presenza di servizi di sicurezza informatica (31,1%), la protezione dei minori (19,7%), e l’impegno dell’operatore per la tutela dell’ambiente (10,6%). Si tratta di un insieme di variabili ritenute imprescindibili, e il 44,3% degli italiani è pronto a pagare qualcosa in più per averle.

Attenzione ai QR Code: possono essere vettori di cyber-attacchi

Complice la diffusione del remote working, l’incremento di attacchi informatici nei confronti delle imprese nel 2020 è stato del 40% in più. Il dato dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano dimostra quindi come il 2020 sia stato un anno di emergenza anche per il settore cybersecurityin. Nell’anno del Covid il vettore privilegiato per i cyber criminali è stata la mail, il cosiddetto phishing, che ha riguardato circa l’80% dei tentativi di intromissioni. Ma nel 2021 i cybercriminali potrebbero privilegiare un nuovo canale, il Qr Code. A seguito della pandemia i codici Qr stanno infatti avendo una diffusione capillare, e i cybercriminali stanno utilizzando una nuova tecnica di attacco, il Qishing, che sfrutta l’invio di QR Code via mail. A sottolinearlo è l’analisi sull’evoluzione degli attacchi phishing realizzata da Innovery, multinazionale italiana nel mercato Ict specializzata nel comparto cybersecurity. 

Preoccupa la scarsa consapevolezza sulle minacce veicolate dai QR Code

Secondo un recente sondaggio condotto da MobileIron, l’86% degli intervistati ha scansionato un codice QR nel corso del 2020, e oltre la metà, il 54%, ha riferito un aumento nell’utilizzo di tali codici dall’inizio della pandemia. “L’aumento dell’utilizzo di dispositivi mobile per svolgere molte delle nostre attività quotidiane ci espone a nuovi rischi, e la scarsa consapevolezza sulle possibili minacce che la scansione di un QR Code può veicolare è una preoccupazione sempre più impellente”, spiega Massimo Grandesso, Cybersecurity Manager di Innovery.

Il Qishing elude i normali sistemi di antiphishing

Inoltre, “i Qr Code inviati via email riescono a eludere i normali sistemi di antiphishing: il Qishing – spiega ancora Massimo Grandesso -. Così si chiama questa tecnica, e funziona esattamente come cliccare su un link, solo che il link non è visibile in quanto codificato nel Qr Code, e si dovrebbero utilizzare le stesse cautele che si usano per i link”.

Tanti utilizzi, dai menu alla prenotazione di visite mediche fino al Green Pass

Oggi i Qr Code, ricorda una nota di Adnkronos, vengono impiegati nei contesti più vari: in bar e ristoranti per i menu al fine di limitare il contatto fisico, per l’accesso a eventi e luoghi pubblici, per la prenotazione di visite mediche, per ritirare prescrizioni, per la fatturazione elettronica, per sostituire i biglietti cartacei, e non ultimo, per lo stesso Green Pass. A questo proposito perfino il garante della privacy si è espresso recentemente, esortando i cittadini alla massima prudenza, e a evitare di esibire pubblicamente il codice del Green Pass.

Gli italiani online: quanto tempo navigano e cosa visitano

Quanto tempo passiamo noi italiani online? 2,3 ore al giorno. Di questo tempo, gran parte si concentra su app e smartphone. Interessante notare che gli uomini preferiscono i contenuti di intrattenimento ai social, mentre le signore trascorrono sui social network sei ore in più al mese. Sono solo alcuni dei dati diffusi da Comscore, fonte di misurazione dell’audience multipiattaforma, che in una ricerca fotografa i cambiamenti nella fruizione di Internet da parte degli italiani negli ultimi 12 mesi e li confronta con quelli registrati negli altri Paesi digitalmente più evoluti.

Italia vs Europa: da noi Internet ha livelli di penetrazione più bassi

A ottobre 2018 erano 39,3 milioni gli italiani che accedono alla rete almeno una volta al mese. La penetrazione dell’utilizzo di Internet della sola popolazione maggiorenne, ricorda l’Agi, è pari al 70%; tale livello registra un aumento del +5% (ottobre 2018 su ottobre 2017) ma evidenzia un potenziale di crescita ancora rilevante se confrontato con quello dei Paesi digitalmente evoluti (Stati Uniti 86%; UK 84%; Francia 82%). Il differenziale è interamente riconducibile alle generazioni più adulte (un italiano su tre oltre i 35 anni non accede a Internet) mentre i giovani mostrano un livello di utilizzo costantemente superiore al 90% allineato a quello dei Paesi più avanzati.

L’avanzata del mobile

I device mobili continuano imperterriti la loro crescita: sono 31,5 milioni gli italiani che si connettono a Internet da dispositivi mobili e, di questi, sono ben 12,6 milioni (pari al 32% del totale) coloro che lo fanno esclusivamente attraverso uno smartphone o un tablet. I Paesi digitalmente più sviluppati continuano a mostrare tassi di accesso in modalità multi-piattaforma (ovvero sia tramite desktop che tramite mobile) più alti rispetto all’Italia dove tale valore si attesta al 48% a fronte, ad esempio, del 68% registrato in Germania e del 67% negli Stati Uniti.

Le donne adulte più connesse degli uomini

Gli italiani maggiorenni, sempre nel corso del 2018, hanno passato online una media di circa 72 ore a testa. Non mancano però differenze tra i segmenti demografici. I giovani nella fascia d’età 18-24 arrivano a 90 ore/mese, oltre i 35 anni il tempo speso si riduce a 67 ore mese. Le donne maggiorenni, inoltre, con 78 ore medie mese sono connesse più a lungo degli uomini maggiorenni (66 ore mese). Il 71% del tempo speso complessivo è trascorso su device mobili e di questo il 62% sulle App.

Il mercato delle App dominato dagli operatori stranieri

Il mercato delle App è guidato dagli operatori stranieri, che coprono interamente la classifica delle prime 15 App per numero di utilizzatori nel mese di ottobre.

Il boom dei contenuti di intrattenimento

I contenuti preferiti e con la più alta crescita in termini di tempo speso sono quelli dell’intrattenimento; 443 milioni di ore mese a settembre 2018 pari a 12 ore medie per utente in aumento del 29% rispetto all’anno precedente. Si tratta di valori simili a quelli ottenuti dai social network”.

Internet, allarme dipendenza: tra l’1,5% e l’8,2% degli utilizzatori assuefatti

Internet, da quando esiste, ha profondamente cambiato i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Comunicare, informarsi, leggere, guardare, ricercare oggi passa tutto attraverso la rete e filtrato attraverso uno schermo. Anche per chi non è un nativo digitale, Internet è una compagna assidua di quasi tutti i momenti della giornata, tanto che diventa difficile immaginarsi un “prima”. Eppure, tutta questa connessione potrebbe essere nociva, e provocare effetti simili a quelli delle droghe. Lo affermano gli scienziati, che riscontrano una crescita di fenomeni di Internet-dipendenza. Insomma, si sta passando da problema a vera e propria patologia.

Assuefazione a livelli allarmanti

“I sondaggi condotti in Europa e negli Stati Uniti indicano che la percentuale di persone assuefatte a internet è a livelli allarmanti, tra l’1,5% e l’8,2%” degli utilizzatori: è quanto evidenzia il gruppo Pompidou, l’organo del Consiglio d’Europa specializzato nell’elaborazione di politiche anti-droga che rispettino i diritti umani. “Che si tratti di trascorrere ore a giocare, a scommettere, a utilizzare applicazioni o navigare, tutti i dati raccolti dalla comunità medica confermano che l’assuefazione a internet si è trasformata in un vero problema ed è una patologia” afferma Thomas Kattau, vice segretario esecutivo del gruppo Pompidou.

Tecniche subdole?

“Ma quello che sta anche emergendo è che dato che sono stati messi in moto tutta una serie di tecniche per tenere la gente online il più a lungo possibile, c’è chi per continuare a giocare, chattare, navigare per ore e ore assume anfetamine” evidenzia Kattau. “Si sta quindi creando un ponte tra due tipi di assuefazione che si rafforzano a vicenda, quella all’uso eccessivo delle tecnologie di comunicazione e all’uso di cocaina e altre droghe che hanno effetti simili” aggiunge.

Una malattia costosa da curare?

“Gli Stati sono in generale coscienti dell’esistenza del problema dell’assuefazione a internet, ma alcuni sono restii a riconoscere che sia una malattia a causa degli elevati costi che questo produrrebbe” osserva ancora il funzionario del Consiglio d’Europa. Ma questo non ha impedito ai Paesi che sono membri del gruppo Pompidou, tra cui l’Italia, di mettere la questione sul tavolo. Nei prossimi anni, riporta l’Ansa, l’organo del Consiglio d’Europa si concentrerà sui rimedi per arginare il problema. Tra le attività previste c’è la collaborazione con Google e altre società per esaminare come si possano impostare algoritmi che limitino il tempo passato online in particolare per quelle attività che sono spesso legate all’assunzione di droghe.

Parliamo di Amazon: è davvero il miglior shop online?

Inauguriamo il nostro nuovo blog parlando di un argomento che spesso viene discusso tra gli amanti (o dovremmo forse dire “appassionati compulsivi”?) dello shop online: perchè tutti comprano su Amazon? I motivi sono molteplici, ma tutti riconducibili ad un’unico aspetto: affidabilità. Quando andiamo ad eseguire quell’ultimo, fatidico “click” che ci porterà a spendere qualche quattrino, siamo sicuri di ciò che stiamo facendo, non abbiamo perplessità su cosa succederà “dopo”, non abbiamo timori: è un pò come entrare in un negozio ed uscire con il nostro bel prodotto in mano. Forse potrà rivelarsi un acquisto inutile o sbagliato, ma questo è un altro paio di maniche…

Fondamentalmente, Amazon non è nè più bello di altri siti, nè particolarmente più facile da utilizzare: è solo più completo. Recensioni, FAQ, descrizioni dei prodottim acquisti “one click”, gestione indirizzi di spedizione/fatturazione, wishlist multiple ecc… Tutto è accessibile con un solo click, quindi la profondità di navigazione è volutamente limitata. I filtri sono poveri, ma i prodotti correlati ed i suggerimenti proposti come abbinamento all’acquisto sono molto ben fatti e rappresentano sicuramente un ottimo incentivo. E’ chiaro che però, come spesso capita, i veri elementi vincenti sono prezzo e servizio post vendita.

Prezzo: spesso, ma non sempre, il più basso che puoi trovare in rete. La possibilità di acquistare da più venditori consente il confronto sulla stessa piattaforma, amplificando il senso di risparmio

Spedizione: fiore all’occhiello di Amazon, velocissima, precisa e raramente a pagamento (vedi Amazon Prime)

Assistenza: top. Servizio clienti telefonico senza 199 o altri costi, reso gratuito con ritiro a domicilio spesso gratuito, cambi merce immediati… E’ chiaro che una volta che hai saggiato il servizio offerto dal sito difficilmente cambi

Cosa vogliamo dire? Semplicemente che Amazon non ha un sito tecnicamente straordinario, ma è come entrare in un negozio con un commesso serio e competente, pieno di altre persone, con una varietà di prodotti invidiabile e prezzi competitivi… Quindi a tutti coloro che pensano che vendere online sia facile diciamo: strutturati per offrire una buona esperienza di acquisto, crea un servizio clienti con i fiocchi, accordati meglio che puoi con gli spedizionieri e con i fornitori, rinunciando a parte del margine e ad offrire migliaia di prodotti se poi non riesci ad essere competitivo. In poche parole: investi prima sulla tua value proposition, e solo dopo concentrati sulle attività di web marketing e sulla comunicazione.

Che altrimenti sarà totalmente inutile, e continuerai a chiederti perchè la gente continua a comprare su Amazon.

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