Non si può nemmeno definirla una crisi, è un vero e proprio shock quello subìto dal turismo europeo negli ultimi mesi. A causa della pandemia da Covid-19, infatti, tutte le destinazioni europee hanno registrato un tracollo nel numero di arrivi e presenze. Nei primi 8 mesi del 2020, Eurostat stima che il numero delle notti trascorse nelle strutture ricettive nell’Unione europea (Ue) a 27 sia pari a circa 1,1 miliardi: un calo di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019.

I dati dell’Italia, in linea col trend europeo

“I dati provvisori del nostro Paese, relativi ai primi nove mesi del 2020, sono in linea con il trend europeo (-50,9% rispetto allo stesso periodo del 2019, con quasi 192 milioni di presenze in meno) ed evidenziano l’entità della crisi del turismo interno generata dall’emergenza sanitaria, dopo anni di crescita costante del settore. Il 2019, infatti, aveva fatto registrare un ulteriore record dei flussi turistici negli esercizi ricettivi italiani, con 131,4 milioni di arrivi e 436,7 milioni di presenze e una crescita, rispettivamente, del 2,6% e dell’1,8% in confronto con l’anno precedente” specifica l’Istat. Il 2019, tuttavia, era stato un anno d’oro per il turismo tricolore, con un record dei flussi negli esercizi ricettivi: 131,4 milioni di arrivi e 436,7 milioni di presenze e una crescita, rispettivamente, del 2,6% e dell’1,8% in confronto con l’anno precedente. Il trend così positivo sembrava confermarsi anche all’inizio del 2020, quando a gennaio gli arrivi avevano totalizzato un +5,5% e le presenze un  +3,3% nelle strutture ricettive, ma già a febbraio a causa dell’emergenza sanitaria i numeri avevano virato in negativo.

Ripresa nei mesi estivi

Sono stati gli italiani a salvare, almeno parzialmente, i mesi estivi, quelli in cui le misure restrittive sono state allentate. Nel trimestre luglio-settembre le presenze totali di turisti sono state pari a circa il 64% di quelle registrate l’anno precedente, con una perdita di più di 74,2 milioni di presenze. Però i pernottamenti dei clienti italiani hanno raggiunto circa l’86% di quelli rilevati lo scorso anno, quelli relativi ai clienti stranieri appena il 40%.  Nelle grandi città, cioè nei 12 comuni italiani con più di 250 mila abitanti, infine si è registrata una flessione delle presenze nei primi 9 mesi del 2020 pari al -73,2% e un andamento peggiore rispetto alla media nazionale (-50,9% rispetto allo stesso periodo del 2019). Per i comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica la diminuzione è del 54,9%, per quelli con vocazione marittima è del 51,8%. E’ andata meglio alle località montane, che hanno frenato il calo a  -29,3%.