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Quale sistema di filtraggio dell’acqua è il più efficiente per una piscina?

Se stai pensando di far installare una piscina in giardino o ne hai già una, è essenziale mantenere l’acqua pulita e igienicamente sicura per garantirne un utilizzo piacevole a tutti.

Una delle principali attività di manutenzione per farlo è il sistema di filtraggio dell’acqua. Ne esistono di diversi tipi in commercio, ed oggi ti illustreremo i principali in modo da aiutarti a scegliere il sistema di filtraggio più efficiente in base al tuo tipo di piscina o abitudini di utilizzo.

Come funziona un sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina?

Prima di entrare nei dettagli dei diversi tipi di sistemi di filtraggio, è importante capire come questi funzionano in generale.

Un sistema di filtraggio dell’acqua per piscine è composto da una pompa che spinge l’acqua attraverso un filtro.

Tale filtro ha il compito di rimuovere le particelle di sporco e altre impurità dall’acqua, mantenendola pulita e chiara. L’acqua filtrata viene poi restituita alla piscina attraverso degli appositi ugelli.

Tipi di sistemi di filtraggio dell’acqua per la piscina

Esistono sostanzialmente tre tipologie di sistemi filtranti per la piscina: quello ad elettrolizzatore, lo sterilizzatore a sale, oppure il compressore. Vediamo in dettaglio le caratteristiche di ciascun sistema.

  • Sistema di filtraggio dell’acqua ad elettrolizzatore: il sistema di filtraggio dell’acqua ad elettrolizzatore è una delle soluzioni più diffuse per il filtraggio dell’acqua delle piscine. Questo sistema utilizza un elettrolizzatore per convertire il sale in cloro, che viene poi utilizzato per pulire l’acqua. Il cloro è un disinfettante efficace che uccide i batteri e le alghe presenti nell’acqua. L’uso di un elettrolizzatore riduce la necessità di aggiungere cloro manualmente alla tua piscina.
  • Sistema di filtraggio dell’acqua con sterilizzatore a sale: il sistema di filtraggio dell’acqua con sterilizzatore a sale funziona in modo simile al sistema ad elettrolizzatore. Tuttavia, invece di usare l’elettrolizzatore per produrre cloro, questo sistema utilizza il sale per creare una soluzione salina nell’acqua. La soluzione salina viene poi trattata con un generatore di cloro per produrre cloro, che pulisce l’acqua. Questo sistema è meno costoso e richiede meno manutenzione rispetto al sistema ad elettrolizzatore.
  • Sistema di filtraggio dell’acqua con compressore: il sistema di filtraggio dell’acqua con compressore utilizza un compressore per spingere l’acqua attraverso un filtro. Questo sistema è meno elaborato rispetto ai sistemi ad elettrolizzatore o a sterilizzatore a sale, ma può ugualmente offrire una pulizia adeguata per le piscine di piccole e medie dimensioni. Se stai pensando di far installare una di quelle piscine in acciaio prefabbricate, questa potrebbe essere la soluzione che fa al caso tuo.

Cosa considerare nella scelta del sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina

La scelta del sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina dipende da diversi fattori, tra cui la dimensione della piscina, il clima e la frequenza d’uso.

Se la tua piscina è grande o viene frequentemente utilizzata, un sistema ad elettrolizzatore o a sterilizzatore a sale potrebbe essere la scelta migliore. Se la piscina è più piccola o viene utilizzata meno frequentemente, un sistema con compressore potrebbe essere sufficiente.

Dunque non c’è una soluzione che a prescindere sia migliore delle altre, in quanto tutto dipende dalle proprie abitudini e dalla frequenza di utilizzo della piscina.

Conclusioni

Per concludere, la scelta del sistema di filtraggio dell’acqua per la piscina dipende fondamentalmente dalle esigenze individuali.

È importante comunque prevedere la presenza di un sistema di filtraggio così che si possa usufruire sempre di un’acqua pulita e sana nella propria piscina, con la presenza di batteri o altre impurità praticamente azzerata.

Adoperando il giusto sistema di filtraggio dell’acqua, sarà possibile usufruire di una piscina pulita e sicura per tutto l’estate.

Come pulire il box doccia dal calcare

I moderni box doccia sono accattivanti, vantano un design davvero pregevole ed offrono un livello di comfort certamente superiore ai modelli disponibili sul mercato qualche anno fa.

Certamente il calcare rappresenta però un elemento in grado di “intaccare” la bellezza del piatto doccia e del box direttamente, soprattutto quando le pareti in vetro sono completamente trasparenti.

Prima di accennare ad alcuni metodi particolarmente efficaci per la rimozione del calcare, bisogna ricordare che il trattamento anticalcare TPA che possono vantare alcuni box doccia consente di mantenere i vetri puliti senza fare fatica.

Questa è un’ottima opzione se desideri evitare che avvenga nel tempo quel fastidioso accumulo di calcare nei vetri della tua doccia, preservando così il prodotto nel corso del tempo.

Eliminare il calcare dal box doccia: i metodi

Ad ogni modo, ecco di seguito alcuni tra i metodi più efficaci per eliminare il calcare dal tuo box doccia.

Evita i metodi chimici

I metodi chimici potrebbero certamente essere più efficaci di quelli tradizionali, ma a lungo andare potrebbero rovinare il tuo box doccia.

Allo stesso tempo, l’impiego di prodotti chimici potrebbe avere un influsso negativo anche sulla tua salute, dato che sono aggressivi, nonché pericolosi per l’ambiente dato che viaggeranno all’interno dello scarico per raggiungere poi fiumi o mari.

Meglio allora ricorrere ad altri metodi ed evitare così di andare incontro a questo tipo di problematiche.

Prova con gli ingredienti naturali

Puoi rimuovere il calcare dal tuo box doccia sfruttando degli ingredienti naturali che tutti abbiamo in casa: limone, bicarbonato e aceto.

Puoi diluire l’aceto bianco con dell’acqua per pulire le pareti del tuo box doccia: vedrai che le sue caratteristiche sono perfette per aiutarti ad avere pareti della doccia perfettamente pulite, senza aloni e soprattutto senza alcun residuo di calcare.

Anche il bicarbonato ha delle ottime proprietà anticalcare, oltre ad essere efficace nell’eliminazione di muffe tipiche dei luoghi più umidi come il bagno.

In particolar modo, puoi sfruttare le caratteristiche del bicarbonato proprio per pulire il piatto doccia: vedrai che il risultato finale sarà una superficie perfettamente lucida e sanificata.

Ed il limone? Usalo per un pretrattamento efficace. Strofinalo sulle parti da ripulire e lascialo agire qualche minuto prima di cominciare con le operazioni di pulizia vere e proprie, vedrai che il risultato finale sarà stupefacente.

Ricorda di adoperare una spugna non troppo abrasiva per le operazioni di rimozione dello sporco, e sciacqua subito dopo con abbondante acqua corrente.

Esiste un metodo naturale anche per pulire le guarnizioni della doccia?

Sicuramente è possibile pulire adeguatamente anche le guarnizioni della doccia con dei metodi naturali.

In particolar modo, puoi adoperare la stessa mistura di cui sopra aggiungendo però un cucchiaio di alcool denaturato.

L’alcool ha infatti capacità sgrassante, oltre che sanificatrice, e rimuoverà dalle guarnizioni della tua doccia ogni residuo di calcare, nonché muffa ed altro tipo di sporco.

Anche in questo caso ricorda di sciacquare adeguatamente al termine delle operazioni di pulizia, così da rimuovere ogni eventuale residuo o impurità.

In che modo è possibile prevenire la formazione del calcare?

Per quel che riguarda il tuo box doccia, l’idea di prevenire a monte la formazione del calcare può essere un’ottima idea. Tipicamente infatti, le operazioni di prevenzione della formazione del calcare in un box doccia sono meno “faticose” rispetto quelle di rimozione.

Per prevenire la formazione del calcare dunque, dopo aver adoperato la doccia possiamo spruzzare (mediante un apposito flaconcino con nebulizzatore) una miscela di acqua e aceto direttamente sul piatto doccia e sulle pareti di vetro dopo l’utilizzo.

Subito dopo puoi asciugare con un panno o adoperare un piccolo tergidoccia.

Come lavorare in sicurezza sul tetto di casa


In casa, si sa, le piccole operazioni di manutenzione sono costantemente necessarie nel corso dell’anno.

Si tratta spesso di interventi che riguardano gli impianti, le opere murarie o manutenzione destinata a dispositivi ed elettrodomestici di ogni tipo, ed il nostro intervento è spesso richiesto affinché il livello di comfort e benessere in casa possano essere sempre adeguati a quelle che sono le necessità ed aspettative della famiglia.

A tale necessità va certamente associato anche il desiderio di effettuare tutte le operazioni in sicurezza e dunque non mettere a rischio la nostra incolumità quando ci dedichiamo ad operazioni di questo tipo.

In particolar modo a rappresentare un pericolo sono tutti quegli interventi di manutenzione che vengono da noi effettuati sul tetto di casa, e le insidie che una eventuale caduta può comportare.

Gli interventi di manutenzione sul tetto di casa

Dunque i motivi per i quali abbiamo necessità di salire sul tetto di casa nel corso dell’anno possono essere i più vari.

Si va dalla manutenzione dell’antenna della televisione alle operazioni di riparazione delle tegole o impermeabilizzazione del tetto.

Può presentarsi inoltre la necessità di dover effettuare delle operazioni di manutenzione alla canna fumaria del camino o qualsiasi altro tipo di intervento che riguardi qualcosa che abbiamo posizionato sul tetto.

Per tutti questi tipi di lavori è necessario adoperare dei dispositivi di protezione che possano rendere nullo l’effetto di qualsiasi caduta, bloccandola anzitempo. Su tutti possiamo citare la linea vita per il tetto cui ancorare la propria imbracatura.

Cosa verificare prima di salire sul tetto

Ci sono tutta una serie di fattori che vanno verificati e considerati prima di salire sul tetto. In base a ciò, varia il livello di sicurezza e dunque le soluzioni che dobbiamo adottare per avere la certezza di non mettere a rischio la nostra incolumità.

  • Accessibilità: La prima cosa da verificare prima di salire sul tetto è l’accessibilità, e dunque la facilità con la quale possiamo accedere allo stesso. In alcuni casi vi è una comoda porta di servizio che consente di accedere al tetto, il che è una soluzione ideale. In altri casi è invece necessario adoperare una scala per salire sul tetto e qui la situazione potrebbe essere diversa, per questo bisogna dunque prestare maggiore attenzione.
  • Capacità di carico: Non tutte le coperture sono progettate in maniera tale da consentire di poter camminare agevolmente. In alcuni casi il tetto è robusto abbastanza da poter tranquillamente gestire il peso di una o più persone, mentre in altri casi non è così e dunque bisogna prestare particolarmente attenzione. Nel caso in cui si abbia un dubbio o se si ha la certezza che il proprio tetto non riesca a resistere al peso di una persona, in quei casi è preferibile installare un ponteggio.
  • Facilità di manovra: In base al tipo di lavoro che ci apprestiamo a svolgere sul tetto di casa, possiamo avere bisogno di una buona libertà di movimento. Tutto dipende dalla tipologia di tetto sulla quale ci apprestiamo a lavorare e le sue caratteristiche costruttive, le quali possono concedersi più o meno spazio. È importante dunque considerare in anticipo lo spazio a disposizione e quello necessario per compiere le operazioni di manutenzione, così da poter considerare in anticipo quali misure di sicurezza sia preferibile adottare.

Sulla base dell’analisi di questi parametri è dunque possibile individuare in maniera più precisa la soluzione che più delle altre ci consente di riuscire ad accedere in maniera sicura al tetto di casa e di poter lavorare avendo il giusto spazio a disposizione.

In questa maniera è possibile riuscire a portare a termine ogni tipo di intervento di manutenzione senza alcun tipo di problema ed in tutta sicurezza.

Come migliorare gli effetti di una seduta di massoterapia

Dopo una sessione di massoterapia, ci sono alcune cose che è possibile fare per migliorare il risultato di questa seduta e godere più a lungo dei suoi benefici.

Si tratta di pratiche che tutti possono effettuare autonomamente e che consentono di ottenere risultati veramente interessanti.

Vediamo di seguito di cosa si tratta, e cominciamo a metterne in pratica quante più è possibile per un effetto benefico assicurato.

Fare una passeggiata

Quella di fare una passeggiata dopo una seduta di massoterapia è certamente un’ottima idea. Prova a camminare per una decina di minuti circa a passo lento, ciò aiuterà certamente il tuo corpo ad abituarsi al meglio al nuovo stato di equilibrio.

Sarà inoltre un’ottima idea anche per velocizzare il metabolismo e migliorare la circolazione del sangue, soprattutto in quelle persone che hanno gambe e caviglie gonfie.

Bere molta acqua

Bere molta acqua è certamente indicato quale buona abitudine quotidiana, e lo è in particolar modo dopo una seduta di massoterapia.

Grazie all’acqua infatti è possibile eliminare tutte quelle tossine che si erano accumulate nel sangue nei mesi precedenti alla seduta, ovvero quando i tessuti erano bloccati o tesi.

In questa maniera si andrà inoltre a ridurre le possibilità di qualsiasi tipo di reazione successiva al trattamento, come ad esempio la sensazione generica di stanchezza.

È bene dunque ricordare di bere parecchia acqua per i due o tre giorni successivi alla seduta di massoterapia.

Concediti del riposo

Anche se a seguito della tua seduta di massoterapia ti senti molto meglio, evita di stressare il tuo corpo sottoponendolo ad esempio a sessioni di palestra o attività sportiva di un certo tipo per i primi quattro o cinque giorni dopo la seduta.

Il corpo ha Infatti ugualmente bisogno di qualche giorno di tempo per trovare il nuovo equilibrio e guarire, per questo motivo fai bene a prenderti il giusto riposo dopo la tua sessione di massoterapia.

Evita altri tipi di trattamento

Per i due o tre giorni che seguono la tua seduta di massoterapia, evita qualsiasi altro tipo di trattamento terapeutico. Niente massaggi dunque, così come niente agopuntura o qualsiasi altro tipo di trattamento fisico che possa andare a stressare il tuo corpo.

Un altro tipo di trattamento potrebbe andare infatti andare ad influire sul riassetto dell’equilibrio che l’organismo in quel momento sta cercando di raggiungere, per questo motivo meglio non effettuare altro tipo di trattamento nei giorni successivi alla seduta di massoterapia.

Considera che il recupero è individuale

Dopo che ci si sottopone ad una seduta di massoterapia, considera sempre che i tempi di recupero variano di persona in persona. Un organismo potrebbe guarire e recuperare nell’arco di un giorno, mentre un altro potrebbe avere bisogno di 2-3 giorni o qualcosa di più.

Ad influire sono anche lo stato emotivo e mentale di una persona, oltre quello fisico, e per questo motivo le variabili in gioco da considerare sono tante.

In alcuni casi potrebbero essere necessarie anche più sedute per arrivare alla guarigione completa, per questo motivo devi essere paziente e ascoltare il tuo fisico per capire quando effettivamente il tuo problema sarà stato del tutto risolto.

Fidati del tuo massoterapista

Qualsiasi dubbio o particolare sensazione tu possa avere a seguito della seduta di massoterapia, fidati del tuo massoterapista e segui i suoi consigli per massimizzare gli effetti del trattamento.

Questi professionisti hanno una notevole formazione e seguono periodici corsi massoterapia che servono loro ad individuare nuove e più efficaci tecniche di trattamento o semplicemente migliorare quelle che si adoperano già, nell’ottica di offrire al paziente un servizio migliore e certamente tempi di guarigione più rapidi.

Un’aria compressa adatta ad ogni tipo di attività

L’aria compressa è la forma  di energia più utilizzata nella maggior parte dei settori industriali. Il numero di processi nei quali essa trova applicazione è veramente infinito, tanto che sarebbe impossibile anche tentare di stilare un elenco definitivo.

L’importante è sapere che ogni azienda che vuol essere sempre competitiva nel proprio settore deve disporre delle migliori risorse e fonti di energia, e dunque avere i propri compressori che possono lavorare senza sosta.

Tuttavia, ogni realtà aziendale necessita di un sistema di aria compressa diverso, ovvero di un compressore con caratteristiche specifiche e di una rete d’aria dimensionata in base alle proprie esigenze.

Una rete pensata per alimentare gli strumenti del settore minerario non è ovviamente la stessa cosa di un sistema progettato per l’industria alimentare o per il settore automobilistico, in quanto le necessità di utilizzo sono diverse.

Dunque di seguito ti spieghiamo di quale qualità di aria compressa hai bisogno per la tua attività.

L’importanza della qualità dell’aria compressa

Innanzitutto bisogna sapere che l’aria compressa viene prelevata dall’ambiente in cui ci si trova, e quindi essa può contenere determinate sostanze come l’acqua, sia sotto forma di vapore che di gocce. Lo stesso di casi anche per l’olio, la polvere e altri contaminanti. Ci possono essere particelle di qualsiasi natura sparse nell’aria, ed è importante saperlo.

Come puoi immaginare infatti, questo tipo di sostanze influenza direttamente la qualità della tua produzione.

Ecco perché la tua rete d’aria deve avere una serie di elementi che ti permettano di ottenere la migliore qualità di aria compressa. Tutto ciò ti consentirà di avere un business più redditizio ed efficiente.

Gli standard dell’aria compressa

La norma internazionale ISO 85731 determina tre tipi di inquinanti primari (particelle solide, acqua e olio), per cui quando si progetta un sistema di aria compressa per la propria azienda, è necessario assicurarsi che la qualità dell’aria rispetti quanto previsto da questo riferimento, in modo che l’aria prodotta dal tuo impianto sia della migliore qualità e dunque verificata dagli standard internazionali.

Filtri per eliminare le impurità

Dopo aver preso in considerazione le norme e gli standard di purezza, possiamo parlare di sistemi per eliminare i problemi di qualità dell’aria compressa, come i filtri.

Il compito dei filtri per aria compressa è quello di separare le particelle d’aria dalle particelle inquinanti.

È importante che i filtri che installi siano di qualità e dunque riconosciuti sul mercato, che rispettino anche gli standard di purezza per il trattamento dell’acqua, delle particelle e dell’olio.

Gli essiccatori d’aria

Esistono anche gli essiccatori ad aria (o ad adsorbimento) che vengono utilizzati per rimuovere l’umidità dall’aria compressa. Tali essiccatori vengono utilizzati quando è richiesta aria senza la presenza di acqua allo stato liquido o senza vapore acqueo.

Di norma, l’essiccatore ad adsorbimento viene utilizzato principalmente in applicazioni industriali in cui il grado di secchezza dell’aria deve essere molto elevato. I punti di rugiada consentiti da un essiccatore di questo tipo sono compresi tra -20ºC e -70ºC. Mentre i refrigeranti sono 3º centigradi.

In breve

È dunque molto importante avere aria di qualità quando si progetta un sistema di aria compressa o una rete d’aria per la propria attività, a prescindere dal settore in cui si opera.

Se l’aria compressa è di scarsa qualità, si rischia infatti semplicemente di rovinare il prodotto finale, causando delle conseguenti perdite economiche, ma non solo.

Si possono anche andare a rovinare i macchinari impiegati per la produzione, con il conseguente problema di dover fermare la produzione per apportare le riparazioni necessarie ed eventualmente attendere i Ricambi Atlas Copco necessari.

Go Leisure | Play Area Indoor e Outdoor

Ogni struttura ricettiva si differenzia dalle altre principalmente in base alla qualità dei servizi che offre al cliente, e delle attrezzature che mette loro a disposizione. Spesso le famiglie, al momento di scegliere l’alloggio nel quale trascorrere la vacanza, decidono tenendo in grande considerazione quali attrazioni offre ai bambini la struttura ricettiva che stanno valutando. Il benessere ed il divertimento dei propri figli durante una vacanza è infatti un elemento di fondamentale importanza per i genitori, che non vogliono ritrovarsi con i piccoli che protestano perché si annoiano e chiedono di tornare a casa già al primo giorno. Per te che sei un amministratore capace e astuto, non sarà difficile cogliere l’importanza che tale fattore può assumere nel riempimento delle camere.

Non importa che tu gestisca un hotel, un campeggio, un villaggio turistico o un resort: in tutti i casi hai a disposizione degli spazi da poter adibire ad area ludica, siano essi all’aperto o all’interno dei locali. Go Leisure è l’azienda giusta che può aiutarti a realizzare la tua meravigliosa play area così come la desideri, delle dimensioni che tu vuoi e totalmente personalizzabile in quanto a forma, tema e colore. Go Leisure darà vita alla tua area giochi indoor, se gestisci una struttura ricettiva in città e non hai spazi fruibili all’esterno, o una bellissima play area outdoor nel caso in cui gli spazi lo consentano.

I bellissimi gonfiabili per bambini renderanno la tua play area un luogo colorato, divertente e assolutamente sicuro per l’incolumità dei piccoli, che saranno liberi di saltare, correre, far capriole e arrampicarsi senza alcun tipo di rischio per la propria incolumità. Contatta Go Leisure al numero +390392497489 per ricevere maggiori informazioni e preventivi, o invia una mail all’indirizzo info@go-leisure.com per ricevere rapidamente una risposta alle tue curiosità.

Cucina open o separata? Dipende dallo stile di vita

Belle, bellissime, da copertina. No, non si tratta di top model, ma di cucine. Già, perché negli ultimi anni – con una decisa accelerazione nell’ultimo decennio – la cucina da ambiente di servizio è diventato a tutti gli effetti uno spazio da mostrare, in cui addirittura ricevere gli amici per cena. Insomma, il set perfetto dove vivere la vita all’interno della propria casa. Naturalmente, questa piccola “rivoluzione” ha portato con sé anche tutta una serie di questioni pratiche da risolvere. Innanzitutto, una cucina esteticamente piacevole è anche un cucina ordinata: per cui nei loft così come negli open space la cucina dovrà essere attrezzata con mobili e armadietti capaci di contenere tutto quello che non si deve vedere (o non si vuole mostrare). Ancora, essendo un ambiente polifunzionale, i piani di lavoro dovranno essere facilissimi da pulire (e da mantenere tali), esattamente come i rivestimenti dei mobili. E poi, aspetto più importante, se la si vuole “sfoggiare” la cucina dovrà essere il pezzo forte della casa: quindi, sì a qualche soluzione ardita di design, purché consigliata da arredatori esperti come gli addetti di Pedrazzini Arreda, rivenditore ufficiale Veneta Cucine Milano.

Per molti, ma non per tutti

La scelta di optare per una cucina a vista, per quanto di moda, richiede un pizzico di consapevolezza. Anche se le moderne cucine di oggi sono in grado di rispondere ai possibili problemi che emergevano nel passato (in primis lo spazio per tenere tutto in ordine), ci sono però degli aspetti da considerare. Innanzitutto, oltre al rischio che piatti e stoviglie rimangano a vista mentre si cucina, c’è la questione degli odori delle preparazioni e dei cibi. Mentre in una cucina tradizionale il problema è presto risolto aprendo la finestra e chiudendo la porta, in una cucina a vista non è possibile. Però la soluzione è a portata di mano: basta optare per una cappa efficace e di nuova generazione, capace di cancellare in pochi istanti i profumi del menù sui fornelli. Adesso le cappe sono dei veri e propri pezzi d’arredo, dal design studiatissimo e dalle prestazioni eccezionali. Silenziose, anche a scomparsa o a isola, riescono a mantenere l’aria pulita pure in ambienti molto  grandi.

Il bello di non alzare muri

D’altro canto a questi piccoli disagi – peraltro facilmente risolvibili – corrispondono molti più vantaggi. Una cucina aperta sulla zona living, infatti, regalerà alla casa un’inaspettata sensazione di spazio. L’assenza di muri e la creazione di un ambiente unico, ben identificato in zone, contribuiscono a dilatare i metri quadrati e a consentire maggiore libertà nelle scelte di arredo. Inoltre, spazi aperti fanno sì che si possa giocare al meglio con l’illuminazione, evitando angoli bui e poco sfruttabili. Ancora, la cucina a vista permette di partecipare ai momenti conviviali con la famiglia e gli ospiti anche se si sta preparando il pranzo, senza che nessuno venga escluso. Infine, è una soluzione comodissima ed estremamente funzionale quando si hanno bambini piccoli in casa e non ci si può permettere di non tenerli d’occhio, nemmeno quando si prepara la loro pappa.

Igiene nei bagni della tua azienda? Meglio con i dispenser automatici di sapone

Nella tua azienda o locale pubblico, sia esso un ristorante, un bar, un hotel o una palestra, avrai sicuramente la necessità di installare un erogatore di sapone all’interno dei bagni. Di recente, l’attenzione verso questi prodotti, che solitamente sono installati a parete, è aumentata in virtù di una moltitudine di articoli immessi sul mercato, dalle caratteristiche similari ma, ad uno sguardo più approfondito, decisamente differenti.

Ad esempio, i dispenser sapone automatici sono piuttosto rari nei cataloghi dei diversi fornitori: questi modelli, dotati di fotocellula alimentata a batterie, sono chiaramente in grado di erogare il sapone (sotto forma di liquido o di schiuma) “on demand”, e questo consente un perfetto dosaggio ed un risparmio notevole nel lungo termine. Mediclinics Italia, uno dei principali player a livello nazionale di accessori per i bagni pubblici, può vantare un ampio assortimento di questi prodotti tra i quali appunto quelli automatici: inoltre, l’utilizzo dell’acciaio invece della plastica rende tutto l’ambiente nel quale saranno posizionati più bello, moderno ed elegante.

La plastica, appunto: ci sono dispenser di sapone fatti in questo materiale e ci sono poi invece quelli in acciaio inox: robustezza, igiene e durata sono i loro punti di forza. Ed attenzione, perché la finitura in acciaio, nel caso dei prodotti Mediclinics, non coinvolge solo il frontale: lo spessore è elevato, l’intero dispenser è in acciaio e questo lo rende un prodotto particolarmente apprezzato in tutto il mondo.

Altre caratteristiche apprezzate da chi installa i dispenser di sapone sono:

  • l’anti-sgocciolamento (che consente anche un risparmio di sapone)
  • la spia di livelo (essenziale per un puntuale refill)
  • l’estetica e la finitura in colori particolari, ad esempio il nero lucido

Mentre se analizziamo il punto di vista degli utilizzatori, particolarmente richieste sono:

  • la possibilità di appoggiarvi o appendervi degli oggetti (es. un rasoio)
  • l’erogazione di sapone sotto forma di schiuma (lavaggio più rapido)

Molti dei dispenser di sapone del catalogo Mediclinics, tra i quali appunto i modelli automatici in acciaio inox, sono acquistabili direttamente online, con prezzi e promozioni davvero accattivanti.

Digital Markets Act: arriva una nuova era per il digitale in Europa

La legge sui servizi digitali (DSA) e la legge sul mercato digitale (DMA) costituiscono un unico insieme di norme che si applicano in tutta l’Unione Europea. I due obiettivi principali delle normative sono creare uno spazio digitale più sicuro, in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali, e creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo sia a livello globale.

Dal 7 marzo è attivo il Digital Markets Act (DMA), la regolamentazione volta a introdurre maggiori responsabilità per le grandi piattaforme online, come Apple, Google, Meta e Amazon. 

Una riforma complessiva del settore digitale

Il DMA mira a garantire maggiore trasparenza e interoperabilità, incidendo su come i consumatori scaricano applicazioni, cercano informazioni online e comunicano tra diverse applicazioni.

Insieme al Digital Service Act (DSA), il DMA forma una riforma complessiva del settore digitale in Europa, con l’obiettivo di prevenire la formazione di ecosistemi chiusi che limitano la concorrenza e i diritti dei consumatori.
In particolare, si vuole dare agli utenti la libertà di utilizzare i propri dispositivi, come gli smartphone, senza restrizioni imposte dai produttori.

Gli utenti non saranno più vincolati alle impostazioni predefinite

Questo cambiamento normativo promette una maggiore competizione nel mercato digitale, favorendo l’ingresso di nuovi operatori e offrendo agli utenti una maggiore varietà di servizi internet.

Diverse regole per l’uso di oltre 20 tra i principali servizi digitali cambieranno, influenzando sistemi operativi, app di messaggistica, piattaforme di social media e motori di ricerca. Gli utenti non saranno più vincolati alle impostazioni predefinite sui dispositivi.
Ad esempio, Apple consentirà agli utenti europei di scaricare app al di fuori dell’App Store e scegliere liberamente il motore di ricerca.
Analogamente, gli utenti Android potranno fare lo stesso, e Microsoft non imporrà l’uso del browser Edge.

I social non potranno più mostrare annunci personalizzati basati su dati sensibili

In termini di pubblicità e social media, il DMA proibirà alle aziende di favorire i propri servizi rispetto a quelli concorrenti, e limiterà la condivisione dei dati degli utenti per annunci pubblicitari mirati.

I social network non potranno più mostrare annunci personalizzati basati su dati sensibili o rivolti ai minori. Inoltre, Meta dovrà consentire agli utenti di separare gli account Facebook e Instagram.
Ultima novità, il DMA prevede che i sistemi di messaggistica siano interoperabili, permettendo lo scambio di messaggi di testo, video e immagini tra diverse applicazioni.

Telecomunicazioni: AI generativa, AR, VR i trend della ripresa

Per guidare una crescita del mercato delle Telecomunicazioni a lungo termine sono necessarie le innovazioni. GfK ha individuato due tendenze che potrebbero risvegliare, in particolare, i mercati Smartphone e Gaming, l’AI generativa e la Realtà Aumentata/Virtuale.

Dopo le vendite record registrate durante la pandemia, il mercato Tlc è infatti in una fase di stallo. Nel 2023, il mercato globale delle Telecomunicazioni ha subito una flessione del -0,6% in termini di fatturato, e per il 2024 si prevede una crescita ‘solo’ del +2%.
Ma senza innovazioni dirompenti, difficilmente si assisterà a una ripresa della domanda.

Smartphone: i consumatori chiedono applicazioni pratiche all’innovazione

Le prestazioni degli Smartphone continuano a migliorare, ma i consumatori hanno bisogno di applicazioni pratiche per sfruttare questa potenza. Se attualmente gli Smartphone sono utilizzati principalmente per le app di messaggistica (72%) o la fotografia (64%), il prossimo grande passo arriverà con l’implementazione diffusa dell’AI generativa.

Ma se il salto di innovazione non è percepito come veramente significativo, i consumatori preferiscono aspettare prima di acquistare un nuovo dispositivo. Inoltre, nel 2023, per la prima volta, la quota maggiore di nuovi acquirenti di Smartphone (35%) possedeva un dispositivo di due o tre anni, mentre nel 2022, ne possedeva uno di uno/due anni.

Metaverso: tendenza alla premiumization

Se il clamore pubblico intorno al Metaverso si è un po’ attenuato il settore continua a evolvere, con una diversificazione tra consumatori interessati e non.
Mentre le vendite totali di dispositivi legati al Metaverso sono diminuite del -2% a unità nel 2023, i ricavi generati sono aumentati del +15%. La tendenza alla ‘premiumization’ si riflette nel fatto che i consumatori interessati a queste innovazioni hanno investito in prodotti più avanzati di Realtà Aumentata (AR), Mista (MR) o Virtuale (VR).

Di conseguenza, la quota di fatturato degli visori AR e MR è cresciuta del 30%, raggiungendo 225 milioni di dollari nel 2023, rispetto al 4% del 2022.
Sono però notevoli le differenze nel modo in cui questo trend si manifesta nelle diverse aree del Mondo.

Visori AR/MR/VR ancora prodotti di nicchia

Mentre la maggior parte dei visori MR è stata acquistata in Europa occidentale (83% fatturato globale), la maggioranza dei visori AR è stata acquistata in Cina (98%).
Allo stesso tempo, in Cina crolla la domanda di dispositivi VR tradizionali (-55% vs 2022), mentre nel resto del mondo la VR sta ancora registrando una leggera crescita dei ricavi (+3%).

Le ragioni di queste differenze non sono legate solo alle preferenze dei consumatori, ma anche alla distribuzione. Alcuni dispositivi semplicemente non sono disponibili in alcuni mercati.
In ogni caso, il mercato delle Telecomunicazioni potrebbe ricevere un notevole impulso se i visori AR, MR o VR diventassero adatti all’uso quotidiano invece di rimanere un prodotto di nicchia per il Gaming.

Il 68% dei Comuni italiani nel 2023 tiene gli applicativi gestionali nel Cloud

Secondo la ricerca realizzata dall’Osservatorio Agenda Digitale in collaborazione con AssoSoftware, nel 2023 il 68% degli enti comunali deteneva tutto il proprio portafoglio di software gestionali sul Cloud.
L’anno scorso il 94% dei Comuni italiani ha presentato piani di migrazione al Cloud nell’ambito del PNRR. Il Piano ha segnato infatti un punto di svolta nella digitalizzazione della PA italiana, ma la strada è ancora lunga per una piena trasformazione digitale.

I software gestionali sono un tassello fondamentale nell’erogazione di servizi digitali efficaci a cittadini e imprese. Ma il livello di maturità della PA nell’utilizzo di soluzioni gestionali è discontinuo, 

Il 36% dei Comuni ancora a uno stadio iniziale

Il 36% dei Comuni risulta in uno stadio iniziale del percorso, con alcuni processi ancora non completamente digitalizzati e poca visione sulla necessità di un cambiamento organizzativo. Il 28% è invece nel pieno del percorso di adozione dei software gestionali e trasformazione dei processi, probabilmente anche su spinta dei fondi PNRR.
Un ulteriore 36% è già in una fase di utilizzo avanzato delle soluzioni.

Inoltre, a quanto è emerso durante il convegno Il software gestionale in Italia: la fotografia della Pubblica Amministrazione, a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, AssoSoftware e Osservatorio Agenda Digitale, nel 2023 solo un terzo dei Comuni di piccole dimensioni ha formato tutto il personale a riguardo, contro il 46% di quelli medio-grandi.

La PA si muove a due velocità nel percorso di adozione dei gestionali

Insomma, la PA si muove a due velocità differenti nel percorso di adozione di software gestionali.

I Comuni con più di 20.000 abitanti tendono infatti a personalizzare maggiormente le soluzioni software per rispondere a esigenze di processo, ma solo nel 26% dei casi hanno rivisto tutti o parte dei processi per adattarli ai flussi di attività proposti dalle applicazioni. Oltre la metà dei piccoli Comuni, invece, non ritiene necessari cambiamenti a seguito dell’introduzione di software gestionali.

Gestione amministrativa e contabile l’utilizzo più diffuso

In generale, nella PA i software di gestione amministrativa e contabile superano l’80% di diffusione, seguiti da gestione documentale&workflow e gestione risorse umane (oltre il 60%).

Meno frequente l’utilizzo di soluzioni per la gestione della relazione con il cittadino (56%) e la pianificazione e controllo (36%)
Per il 71% dei Comuni i principali benefici derivanti dall’adozione di queste soluzioni, riguardano una maggiore visibilità e tracciabilità dei processi la qualità e l’efficienza degli stessi (69%). E la riduzione degli errori (63%) con impatti diretti sulla rapidità di risposta al cittadino.

Educazione finanziaria: perchè gestire risparmi e investimenti fa venire l’ansia?

Oggi a scuotere la tranquillità dei risparmiatori è principalmente la necessità, imposta dai cambiamenti dello scenario geoeconomico, di apportare modifiche alle proprie scelte finanziarie e ripensare i ‘porti sicuri’ del passato, come, ad esempio, la predilezione per la liquidità, che ora rischia di essere erosa dall’inflazione.
Di fatto, i continui shock socioeconomici che hanno caratterizzato gli ultimi mesi hanno avuto un impatto ansiogeno sulle famiglie. Anche in relazione alla gestione delle finanze personali.

Dall’aggiornamento del 4° Rapporto Assogestioni-Censis emerge infatti che per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione.
E a soffrirne maggiormente sono giovani e over 65.
In particolare, il 50,7% dei rispondenti tra 18 e 34 anni e il 54,4% degli ultrasessantacinquenni, contro il 45,6% degli adulti (35-64 anni).

Salgono i tassi, si riduce il potere d’acquisto

Un segnale del cambiamento intervenuto nel mercato del risparmio è arrivato dalla risalita dei tassi di interesse. Il 44,1% dei giovani, il 36,3% degli adulti e il 31,6% degli anziani afferma di essersi sentito personalmente penalizzato da questo fenomeno.

Il Censis stima che nel secondo trimestre 2023 il potere d’acquisto delle famiglie in termini reali abbia subito una riduzione dell’1,7% su base tendenziale. Il quadro in piena evoluzione richiede quindi competenze per gestire il cambiamento repentino. Competenze che spesso sono inadeguate e non consentono ai risparmiatori di prendere decisioni informate sulla gestione del denaro e sulla pianificazione del proprio futuro.

Scarse conoscenze economiche di base

Lo studio ha indagato il livello di conoscenza dei risparmiatori riguardo l’effetto concreto dell’inflazione sui redditi. Alla domanda sulla variazione del potere di acquisto in presenza di prezzi e redditi raddoppiati, ha risposto in modo errato il 27,0% dei giovani, il 23,0% degli adulti e ben il 53,2% degli anziani.

Un’altra verifica delle conoscenze di base ha riguardato la differenza tra azioni e obbligazioni. In questo caso, la risposta sbagliata è stata data dal 13,0% dei 18-34enni, dal 10,2% dei 35-64enni e dal 12,2% degli over 65.
Ma il dato sintomatico arriva sommando a questi numeri quelli di coloro che non hanno saputo indicare una risposta. Ovvero, il 36,6%, il 24,7% e il 35,1%.

Una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale

Le conoscenze e la reattività variano in funzione dell’età dei risparmiatori, sottolineando la necessità urgente di promuovere una maggiore educazione finanziaria su larga scala, e allo stesso tempo, adottare approcci specifici per le diverse generazioni.

La diffusione di una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale strutturale e permanente, che si è solo intensificata alla luce dei cambiamenti repentini del nostro tempo.
Gli over 65 sono la categoria meno propensa a riadattare l’utilizzo dei propri risparmi a fronte dell’evoluzione dello scenario. Hanno infatti ‘cambiato idea’ solo il 28,7% degli anziani, contro il 48,4% dei giovani e il 40,4% degli adulti. 

I pagamenti in Italia? Sempre più cashless

Tutti i settori della nostra vita si stanno sempre più digitalizzando. E anche il modo in cui paghiamo non fa eccezione. Lo conferma l’Osservatorio Città Cashless di SumUp, che rivela un significativo aumento delle transazioni senza contanti in tutta Italia nel 2023, con una crescita del 35,5%. Questo scenario suggerisce un cambio culturale nell’approccio ai pagamenti, con un calo dell’8,1% nello scontrino medio cashless rispetto all’analisi precedente.

Oggi lo scontrino si attesta a 37 euro: un segnale che indica una maggiore propensione a pagare con carta anche per importi modesti.

Le città italiane che più pagano… senza contanti

Il trend positivo coinvolge tutte le province italiane, dall’estremo Nord al Sud. Tra le più cashless spiccano Bolzano (+58,8%), Modena (+57,5%), e Venezia (+53,2%). Seguono poi nell’ordine Rieti (+52.3%), Rovigo (+52%), Piacenza (+50.9%) e Vercelli (+48.7%).Al contrario, la provincia Sud Sardegna registra lo scontrino medio più basso d’Italia, pari a 29,8 euro.

La mappa dei quartieri più smart

L’Osservatorio ha esteso la sua analisi ai quartieri di 10 città capoluogo di regione, identificando le zone più cashless del Paese. In testa figurano Cannaregio (+163,7%) e Marghera (158,2%) a Venezia, seguite da Sempione/City Life (+124,4%) a Milano. Ottime performance anche Porto-Saragozza a Bologna (+118%), Brancaccio a Palermo (+108,4%) e Milano con Calvairate (+103,4%).

Per lo scontrino medio più basso, si distingue il quartiere Porto-Saragozza a Bologna, con 18,4 euro.

2023: crescono i pagamenti digitali fra professionisti 

Nel 2023, un elemento particolarmente interessante è l’aumento dei pagamenti digitali tra i professionisti. In particolare gli agenti immobiliari registrano un +161.2% di crescita nelle transazioni digitali e gli avvocati  un +153.2%.  Settori come horeca (caffè e ristoranti, fast food, bar e club) e retail segnano una crescita costante. Per la precisione, il comparto retail vede un +71.9% nei tabaccai, +37.8% nelle edicole e +34.2% negli alimentari. Nell’horeca spicca l’aumento delle transazioni in bar e club (+53%) e caffè e ristoranti (+41.5%) e nel turismo (+33.8%).Tra gli esercizi commerciali, le percentuali più alte sono messe a segno da negozi di cosmesi (+117%) e fiorai (+108%).

Umberto Zola, responsabile di Multiproduct di SumUp, commenta: “Dall’Osservatorio Città Cashless emerge come i pagamenti digitali stiano diventando un’abitudine in tutta Italia. La crescita non riguarda solo settori consolidati come retail, horeca e turismo, ma si estende anche ad artigiani e professionisti”.
Per questa ragione ci sono sempre più soluzioni ad hoc rivolte a merchant con flussi di cassa rapidi o che necessitano di una gestione completa per ordini e pagamenti. 

Gestione del rischio: perchè anticipare è cruciale per la resilienza delle imprese?

In un’epoca definita ‘permacrisi’, una condizione di crisi permanente caratterizzata dal susseguirsi e sovrapporsi di situazioni d’emergenza, per le aziende la gestione del rischio emerge come elemento chiave per la sostenibilità e la prosperità.
Negli ultimi tre anni, caratterizzati da pandemia, crisi energetica e conflitti, le imprese hanno dovuto affrontare sfide senza precedenti. Secondo il Global Esg, Compliance and Risk Report 2023 del Boston Consulting Group, la differenza tra sopravvivere e prosperare sta nella capacità di anticipare e gestire i rischi in modo efficace.

L’analisi del Boston Consulting Group offre una prospettiva basata su interviste condotte con dirigenti di 150 gruppi operanti in vari settori e mercati. E nonostante sembri che il peggio sia alle spalle e l’economia stia rallentando tagliare i costi nella gestione del rischio sarebbe un errore. 

L’era della permacrisi

Investire nella prevenzione e gestione dei rischi, da quelli tradizionali, come carenze di manodopera o tecnologie obsolete, a quelli emergenti, legati a crisi climatica, responsabilità Esg, regolamentazione, cyberattacchi e Intelligenza artificiale, risulta cruciale. 
La gestione del rischio, poi, non è più un aspetto rilevante solo per il settore finanziario, ma è altrettanto essenziale per settori come energia e trasporti.

La continuità operativa in situazioni estreme, come pandemie o cyberattacchi su larga scala, diventa imperativa per tutte le aziende. Esiste un divario evidente tra le aziende esperte nella gestione del rischio e quelle meno mature, ma c’è una crescente consapevolezza di integrare la gestione dei rischi con le attività aziendali.

Una competenza determinante nel superare le crisi recenti 

I risultati del sondaggio mostrano che circa tre quarti delle aziende esperte nella gestione del rischio attribuiscono a questa competenza un ruolo determinante nel superare le recenti crisi, mentre solo il 37% delle imprese meno mature condivide la stessa percezione.

La dimensione aziendale gioca un ruolo chiave, con l’importanza dei sistemi di controllo che aumenta con la grandezza del gruppo.
Le aziende più grandi beneficiano di efficaci prevenzioni dei rischi, utilizzando comitati ad hoc, incorporando la gestione del rischio nella strategia industriale e analizzando i dati. Tecnologie come l’Intelligenza artificiale vengono utilizzate per prevedere e mitigare i rischi.

Le sfide per le imprese in via di sviluppo

La sfida per le imprese nelle prime fasi di sviluppo della gestione del rischio è la mancanza di supporto dei vertici e la cultura aziendale non adeguata per affrontare i pericoli emergenti.
La chiave per passare da dilettanti ad aziende mature nella gestione del rischio è, quindi, quella di istituire un organismo centrale che definisca una strategia basata su un’analisi approfondita dei rischi tradizionali ed emergenti.

Il flusso informativo deve essere bidirezionale, dai livelli operativi al comitato strategico, riporta Adnkronos. La raccolta e l’analisi in tempo reale dei dati, potenziate dall’uso di AI, sono fondamentali.
Personale con competenze strategiche, capacità di analisi dei dati e capacità di guidare l’azienda verso un nuovo modello di gestione del rischio sono i prossimi passi che le aziende devono muovere.

Bollette: cosa cambia per luce e gas nel 2024? 

A partire dal 10 gennaio dell’anno appena iniziato milioni di italiani sono obbligati a passare dal mercato tutelato per la fornitura di gas al mercato libero, mentre slitta al primo luglio 2024, rispetto alla scadenza prevista per il primo aprile, la fine del mercato tutelato per l’energia elettrica.

Ma gli italiani sono pronti a questo passaggio?
Pare di no. Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat sono oltre 13 milioni gli utenti che nemmeno sono a conoscenza del fatto che il servizio di tutela sia destinato a chiudere. Addirittura, quasi 6 milioni di consumatori non sanno dire se il contratto che hanno attualmente sia nel mercato tutelato o in quello libero.

Tra il timore di restare senza fornitura e quello dell’aumento delle tariffe 

Analizzando più da vicino le risposte di chi ha dichiarato di avere un contratto di fornitura luce o gas nel mercato tutelato, ma non sapeva della fine del regime di tutela, emerge che quasi 2,5 milioni di italiani non hanno fatto ancora nulla per passare al mercato libero.

La scarsa conoscenza dell’argomento porta con sé, inevitabilmente, una serie di paure, alcune comprensibili, altre infondate.
Ad esempio, circa 1 milione di persone hanno dichiarato di temere di restare senza fornitura, mentre il 12% ha ammesso di aver paura per l’aumento delle tariffe.

Cosa succede a chi non sceglie?

Ma cosa accadrà per chi non passerà in autonomia al mercato libero prima della scadenza del servizio di tutela? Niente paura, non si corre il rischio di rimanere senza fornitura: l’Arera ha stabilito regole precise per i cosiddetti clienti non vulnerabili, ma che variano tra energia elettrica e gas.
Nel caso di fornitura elettrica, il cliente verrà assegnato tramite un’asta a un nuovo fornitore entrando così nel Servizio a tutele graduali, che avrà una durata di 3 anni ed è predisposto da Arera per accompagnare il passaggio al mercato libero dell’energia elettrica.

Per quanto riguarda il gas, invece, il cliente che non passerà al mercato libero di sua iniziativa rimarrà con l’fornitore, ma cambierà la tariffa. Gli verrà assegnata una tariffa simile a quelle Placet, valida per un anno, in attesa che faccia in autonomia una scelta sul mercato libero.

Occhio alla “spesa per materia energia”

Sul mercato libero operano centinaia di società differenti, i cui prezzi possono variare sensibilmente. È bene però ricordare che nel mercato libero i fornitori hanno la possibilità di modificare solo la componente ‘spesa per la materia energia’, voce che diventa quindi fondamentale per comparare diverse offerte.

Le altre voci, come ad esempio, oneri e imposte, sono uguali per tutti e sono stabilite dall’Autorità.
L’utilizzo dei comparatori o l’intervento di un consulente esperto può essere quindi una soluzione per confrontare nel modo corretto le offerte, e scegliere consapevolmente quella più adatta alle proprie esigenze.

Sustainable and Responsible Investment: risparmiatori e Pmi italiane

Sono due le ricerche di BVA Doxa condotte in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile nell’ambito delle settimane dedicate alla Sustainable and Responsible Investment (SRI), una focalizzata sui risparmiatori e l’altra sulle Pmi italiane. L’appuntamento sull’Investimento Sostenibile e Rsponsabile si è svolto tra Milano, Roma e online dal 14 al 28 novembre.
Il primo studio di BVA Doxa, dal titolo ‘Risparmiatori italiani, investimenti sostenibili e settore agroalimentare’, ha approfondito gli orientamenti degli investitori retail rispetto agli investimenti ESG, in particolare, relativi al settore agroalimentare.

L’indagine, realizza con il sostegno di AllianzGI e Anasf, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che nell’ultimo anno hanno investito almeno 1.000 euro, di cui 505 almeno 20.000 euro. E a quanto risulta dalla ricerca, il 78% degli intervistati conosce, o quantomeno, ha sentito parlare di investimenti sostenibili, e il 21% ha già sottoscritto prodotti SRI.

Comparto agroalimentare e investimenti ESG

Da parte degli italiani emerge interesse per il settore agroalimentare: il 65% di chi conosce gli investimenti sostenibili sarebbe disponibile a investire con criteri ESG nel comparto, considerato dal 46% fondamentale per la sostenibilità ambientale.

Per la metà dei risparmiatori che conoscono gli investimenti sostenibili, nel corso dell’ultimo anno sono aumentate le informazioni sui prodotti SRI fornite dalla banca, dall’assicurazione o dal consulente finanziario.
Il 47% degli intervistati percepisce inoltre un aumento delle competenze e dell’attenzione da parte del settore finanziario.

Aziende, policrisi e finanza responsabile

La seconda settimana di eventi si è chiusa con la presentazione della seconda ricerca di BVA Doxa, ‘Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese’, realizzata in collaborazione con Finlombarda, Forum della Finanza Sostenibile, e con il sostegno di BPER Banca ed ENPACL.
Allo studio hanno partecipato 450 Pmi, che hanno dimostrato di essere pienamente coinvolte nel processo di trasformazione sostenibile.

Per il 56% delle aziende i temi ESG hanno un ruolo ‘molto importante’ nelle scelte strategiche e di investimento. Un dato in forte aumento rispetto al 27% rilevato nell’indagine condotta nel 2020 (46% nel 2022).
I fattori da considerare nella spinta all’adozione di criteri ESG nelle strategie aziendali sono le aspettative del mercato e degli stakeholder.
Il 70% delle Pmi coinvolte nell’indagine dichiara di aver ricevuto richieste specifiche da clienti (35%), stakeholder interni, banche, compagnie assicurative, fornitori e investitori.

Si affacciano nuovi strumenti finanziari diversi dal credito

Per finanziare i progetti sostenibili la maggior parte delle Pmi guarda ancora alle banche, ma oltre la metà esprime apertura in merito a nuovi strumenti finanziari, per ora scelti dal 18% delle aziende.
La propensione da parte degli operatori appare comunque abbastanza diffusa. Il 54% delle imprese ha ricevuto proposte di strumenti diversi dal credito.

La sostenibilità viene associata a obblighi legali (68% delle Pmi è abbastanza o molto d’accordo) o alle richieste e aspettative del mercato. Ma può diventare anche un fattore competitivo (86% abbastanza o molto d’accordo nel ritenere che la sostenibilità offra questa opportunità), e può contribuire a ridurre rischi rilevanti anche dal punto di vista economico e finanziario (82%).

Nel post Covid Italia è seconda in Europa per congressi associativi  

Con 560 congressi organizzati nel 2022, per la prima volta negli ultimi 10 anni l’Italia è la seconda destinazione in Europa per congressi associativi internazionali, ed è terza al mondo dopo gli USA.
È emerso dai dati ICCA (International Congress and Convention Association) presentati durante la terza edizione degli Italian Knowledge Leaders, organizzata da Convention Bureau Italia assieme a Enit – Agenzia Nazionale del Turismo, con il sostegno dal Ministero del Turismo. 

In Europa l’Italia ha superato Spagna, Germania, Uk e Francia, ed è il Paese con più città nella Top 100 globale: Roma, Milano, Bologna, Firenze, Torino e Napoli.
Nell’era post Covid l’Italia diventa quindi il riferimento mondiale per congressi e convegni. Un trend che appare confermato anche nel 2023, e probabilmente anche nel 2024.

Diventare la nazione ospitante di un congresso non è scontato

Accademici, ricercatori, manager e professionisti di aziende continuano ad affluire da nord a sud Italia, portando un turismo di qualità e regalando prestigio al Paese.

Il turista congressuale, poi, spende circa due volte e mezzo rispetto a quanto spende un altro tipo di turista. Ma diventare la nazione ospitante di un congresso non è scontato: le associazioni internazionali scelgono le destinazioni attraverso un processo di candidatura, ed essere selezionati con frequenza contribuisce a valorizzare il patrimonio di un Paese e le sue eccellenze.

“Una leva strategica tra le più efficienti e funzionali dell’industria turistica”

“È soprattutto grazie a eventi come questo che l’Italia ha conquistato nel 2022 l’ambito podio della graduatoria ICCA, posizionandosi come terza Nazione a livello mondiale e seconda in quello europeo per il numero di congressi organizzati – commenta il ministro del Turismo Daniela Santanché -, caratterizzandosi per un sistema congressuale che ha saputo attirare oltre 21 milioni di partecipanti e quasi 32 milioni di presenze complessive. Il turismo dei congressi è una delle leve strategiche tra le più efficienti e funzionali dell’industria turistica, e a buon diritto rientra nella strategia di destagionalizzazione che abbiamo presentato al Primo Forum Internazionale del Turismo di Baveno, e che porteremo avanti con l’aiuto delle Regioni e i grandi operatori del settore”.

Impatto positivo sulle destinazioni in termini di legacy e sostenibilità

Dopo la pandemia le nazioni hanno ospitato meno congressi, ma l’Italia è lo Stato che ha saputo ripartire al meglio, anche grazie al lavoro delle associazioni locali.

“La nostra è un’industria che spesso viene confusa con quella del turismo, ma in realtà se ne differenzia molto per l’impatto positivo che lascia sulle destinazioni in termini di legacy e di sostenibilità – puntualizza Carlotta Ferrari, presidente del Convention Bureau Italia -. Un’industria che, inoltre, ha ai vertici delle proprie aziende una donna su tre. È importante che il pubblico ed il privato continuino a lavorare insieme, e che ci siano costanti investimenti in un settore così strategico per lo sviluppo delle destinazioni italiane”.

Turismo: in vacanza la spesa maggiore è per mangiare

Il cibo è la voce più importante del budget destinato alle vacanze estive in Italia, tanto che per molti turisti è diventato la principale motivazione del viaggio.
Lo dimostrano il boom del turismo enogastronomico, insieme alle numerose iniziative di valorizzazione dei prodotti tipici e locali, dalle sagre alle strade del vino.

Di fatto, oltre un terzo della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola, ovvero, alla consumazione di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi. Ma anche al cibo di strada o alle specialità enogastronomiche di mercati, feste e sagre di Paese.

L’alimentazione si conferma il vero valore aggiunto della vacanza Made in Italy

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del Forum internazionale del turismo di Baveno, sul Lago Maggiore, a commento delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla “tantissima fame di Italia all’estero”.
Si tratta di uno scenario che, sottolinea la Coldiretti, dimostra per ‘la vacanza Made in Italy’ la centralità del patrimonio enogastronomico nazionale.

Un patrimonio diffuso su tutto il territorio, e dalla cui valorizzazione dipendono molte opportunità di sviluppo economico e occupazionale per il nostro Paese.
L’alimentazione si conferma quindi come il vero valore aggiunto della vacanza in Italia, ‘leader mondiale’ del turismo enogastronomico.

Tutti i numeri dell’Italia agricola green

Del resto, l’Italia può contare sull’agricoltura più green d’Europa, con 5450 specialità censite dalle Regioni e ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, 325 specialità Dop, Igp, Stg riconosciute a livello comunitario, e 415 vini Doc e Docg.

Ma l’Italia può anche vantare la leadership nel ‘biologico’, con circa 86 mila aziende agricole biologiche e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (ogm), oltre ai 10 mila agricoltori che vendono direttamente con Campagna Amica.

Il legame naturale tra il cibo e l’ambiente che ci circonda

“L’Italia è il solo Paese al mondo che può contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare che peraltro ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di una bellezza unica – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando che -: i tesori enogastronomici sono vere e proprie opere d’arte conservate gelosamente da generazioni di agricoltori che vanno difese dal rischio della falsificazione, dall’omologazione e dai tentativi di rompere il legame naturale tra il cibo che consumiamo e l’ambiente che ci circonda”.

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