Incertezza economica e aumento dei prezzi hanno causato un cambio di rotta nella politica monetaria, che ha portato un aumento del tasso di interesse di riferimento tale da rendere più onerosi gli investimenti per le imprese e influenzare negativamente la domanda di beni e servizi. Ciò in futuro avrà un impatto sulle emissioni di debito pubblico, con una maggiore pressione sulle finanze dello stato e sulla sostenibilità del debito stesso, che in Italia si attesta intorno al 150% del Pil.

Il report di EY Italian Macroeconomic Bulletin indica per l’Italia una crescita del Pil reale del 3,8% nel 2022 e dello 0,6% nel 2023, mentre il tasso di inflazione dovrebbe passare dall’8,2% del 2022 al 7,1% nel 2023. Il deficit pubblico dovrebbe attestarsi al 4,1% nel 2023 contro il 5% nel 2022, mentre il debito pubblico dovrebbe scendere al 145% del Pil. Per il mercato del lavoro si prevede una leggera espansione, con il tasso di disoccupazione che dovrebbe scendere poco sotto l’8%.

Inflazione: 11,8% a novembre 2022 

A novembre 2022 l’inflazione complessiva in Italia era l’11,8% rispetto allo stesso mese del 2021. Nonostante la componente energetica sia quella che ha registrato l’aumento maggiore, il suo peso è pari a circa il 10% del totale, motivo per il quale tali dinamiche si riflettano solo in parte sull’Ipc.

Nella definizione del tasso di inflazione, infatti, influisce molto più il settore servizi (38,7% al 2022) rispetto a quello dell’energia. Un altro indicatore influenzato da un’elevata inflazione è la crescita del valore nominale dei salari, che dovrebbero aumentare per contrastare la riduzione del potere d’acquisto dei consumatori.

Una crescita interrotta nel terzo trimestre 2022

In Italia i dati indicano una costante crescita economica, che prosegue consecutivamente da sette trimestri, seppur con un rallentamento registrato nel terzo trimestre del 2022. In questo periodo, infatti, il Pil è cresciuto dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, e del 2,6% rispetto allo stesso trimestre del 2021. Il principale contributo alla crescita registrata già l’anno scorso, e proseguita nei primi 9 mesi del 2022, è dovuto ai consumi delle famiglie e agli investimenti. 

Quarto trimestre 2023: rallentano esportazioni e investimenti

Nello specifico, gli investimenti rappresentano la componente più dinamica del Pil, con un aumento di circa il 20% rispetto al terzo trimestre 2019. Anche i consumi hanno avuto una crescita considerevole, tornando ad allinearsi con la fase pre-pandemia. Il modello econometrico di EY stima per il quarto trimestre 2023 una lieve contrazione del Pil rispetto al trimestre precedente, dovuta in particolare alla riduzione dei consumi delle famiglie, che dovrebbe protrarsi anche nei primi mesi 2023 per stabilizzarsi nel corso dell’anno. Le previsioni indicano un rallentamento anche delle esportazioni e degli investimenti, dovuto allo scenario economico incerto e ai tassi di interesse elevati.