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La Second Hand Economy prende il volo, e arriva a 25 miliardi

Nel 2022 aumenta il numero di persone che comprano e vendono usato, così come la frequenza di utilizzo di questa forma di economia circolare e distributiva. Sono 24 milioni gli italiani che l’anno scorso hanno scelto la Second Hand Economy, per un guadagno medio di quasi 1.000 euro (953 euro), generando un valore economico di 25 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil nazionale. E se continua anche la crescita dell’online, canale preferito dal 65%, con un volume d’affari di 11,9 milioni di euro (47% del totale), dopo due anni di difficoltà cresce anche l’offline. Si tratta di alcune evidenze della nona edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy, condotto da Bva Doxa per Subito.it.

L’usato online conquista un target cross-generazionale attento ed esigente 

“Nel 2022 osserviamo un ulteriore aumento della percentuale di coloro che fanno second hand, così come del valore generato – commenta Giuseppe Pasceri, Ceo di Subito -. Un segnale chiaro di come questa forma di economia circolare abbia a tutti gli effetti sdoganato il pregiudizio per diventare un’abitudine di cui andare fieri, una scelta da rivendicare con orgoglio perché intelligente, sostenibile, smart Subito, e in particolare l’esperienza simile all’e-commerce della compravendita dell’usato, scelta da 6 utenti su 10, hanno contribuito a rendere ancora più semplice e comoda questa scelta, conquistando un target cross-generazionale esigente e attento”.

Cosa compravendono gli italiani

La prima categoria per valore generato a totale si conferma Veicoli (10,6 miliardi), seppure in decrescita rispetto al balzo positivo del 2021. A seguire Casa e Persona, che cresce più delle altre (6,7 miliardi nel 2022 vs 5,7 miliardi nel 2021), Elettronica (4,5 miliardi) e Sports&Hobby (3,4 miliardi), stabili rispetto al 2021 per valore generato. La percentuale di chi compra e vende usato cresce dal 52% al 57% e si conferma al terzo posto tra i comportamenti sostenibili messi in atto dagli italiani, preceduto da raccolta differenziata (90%) e acquisto di lampadine Led (69%) e seguito da acquisto prodotti a km0 (49%).

Perché si sceglie di acquistare prodotti di seconda mano 

Alcuni target, in particolare, trovano nella second hand un alleato per affrontare tutti i cambiamenti tipici della loro condizione, come GenZ e Millennials (73%), o famiglie giovani con figli piccoli (75%). Ma quali sono i valori associati a questa scelta? La sostenibilità di un comportamento che fa bene all’ambiente (55%), l’importanza di non sprecare, dando valore alle cose (52%) e la scelta intelligente e attuale di un modello differente di economia (51%), valori trasversali a tutte le generazioni. Le prime tre regioni che spiccano per volume d’affari nel 2022 sono Lombardia (4,2 miliardi), Campania (3,1 miliardi), e Lazio (2,7 miliardi). Le regioni dove si guadagna di più rispetto alla media nazionale grazie alla vendita dell’usato, riporta Adnkronos, sono invece Campania (1.114 euro), Veneto (1.099 euro) e Lombardia (970 euro).

Garanzia per l’Inclusione: nel 2024 arriva il nuovo Reddito di Cittadinanza 

Il Governo ci ripensa: il Reddito di Cittadinanza non verrà abolito, ma sostituito da un nuovo strumento a contrasto della povertà, in qualche modo analogo, ma diverso sotto diversi punti di vista. Dal 1° gennaio 2024 la Garanzia per l’Inclusione sostituirà il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, e verrà accompagnata da due ulteriori forme di sostegno alle famiglie in difficoltà. La novità principale rispetto al Reddito di Cittadinanza riguarda l’esclusione di una larga platea di possibili beneficiari in conseguenza dell’ulteriore abbassamento della soglia Isee, che passa dai 9.360 euro per il RDC a 7.200 euro per richiedere la GIL.  Di fatto, GIl e RDC non sono così differenti, se non per l’Isee più ‘basso’ necessario per accedere al beneficio.

Soglia del reddito a 6mila euro moltiplicati per la scala di equivalenza

Come nel caso del Reddito di Cittadinanza anche per la Garanzia per l’Inclusione è richiesto un reddito familiare non superiore a 6mila euro moltiplicato per la scala di equivalenza, un valore in base a cui l’importo aumenta al crescere del numero dei componenti del nucleo familiare.
In particolare, l’aumento è del 40% in presenza di uno o più componenti con più di 18 anni che non usufruiscono dell’assegno unico e del 220% con componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienti. Per figli minori percettori di assegno unico è riconosciuto un importo mensile pari a 50 euro. 

Agevolare l’inclusione sociale e lavorativa

Un’importante novità riguarda i destinatari della Garanzia per l’Inclusione. Sebbene rientri nel quadro delle politiche attive per il contrasto alla povertà, nei fatti sembra essere più orientata ad agevolare l’inclusione sociale e lavorativa di soggetti fragili. Uno dei requisiti fondamentali per richiedere la Garanzia per l’Inclusione riguarda infatti la presenza, nel nucleo familiare, di almeno un componente con disabilità, un minore, un soggetto con almeno 60 anni, o con una patologia riconosciuta ai fini della dichiarazione di invalidità civile, anche temporanea. Inoltre, occorre essere cittadini italiani, essere cittadini europei, essere cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno, residenti in Italia da almeno cinque anni (erano 10 per il RDC), di cui gli ultimi due in modo continuativo.

Altre due forme di sostegno

Viene mantenuto lo stesso sistema di calcolo adottato per il Reddito di Cittadinanza, a fronte del quale ai beneficiari verrà erogato un assegno mensile di 500 euro aggiornato alla scala di equivalenza, integrato di 280 euro di contributo per l’affitto. Il sussidio verrà erogato per 18 mesi con possibilità di richiederlo nuovamente per altri 12 dopo un mese di stop. Alla GIL si accompagneranno anche altre due ulteriori forme di sostegno che prevedono l’erogazione di un sussidio di importo pari a 350 euro, la Prestazione di Accompagnamento al Lavoro (spettante a coloro che hanno concluso i 7 mesi previsti di RDC e hanno sottoscritto un Patto per il Lavoro), e la Garanzia per l’attivazione lavorativa, destinata a tutti i soggetti appartenenti a nuclei familiari non in possesso dei requisiti per richiedere la GIL. Nello specifico, soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni con ISEE non superiore a 6mila euro.

Carte di credito: Italia nel mirino dei cybercriminali

Come emerge dall’ultimo Osservatorio Cyber realizzato da CRIF nel 2022 continua il proliferare dello scambio illecito sul dark web di credenziali di account di posta, numeri di telefono e carte di credito. Gli hacker puntano infatti sulle combinazioni di dati che includono carte di credito e numeri di telefono, e l’Italia è tra i paesi più colpiti per furto delle credenziali delle carte di credito. Preoccupa inoltre l’incremento (+10,5%) relativo alla combinazione del numero della carta di credito insieme al cvv e data di scadenza. Tramite queste credenziali gli hacker possono rubare denaro, o concludere operazioni su web e dark web.

Italia al 14° posto della classifica mondiale

Complessivamente il numero degli alert inviati nel 2022 è di oltre 1,6 milioni, la maggior parte riferita al dark web (1,5 milioni). In Italia, la quota degli alert inviati agli utenti sul dark web ha toccato l’83,7%, mentre solo il 16,3% degli utenti sono allertati per dati rilevati sul web pubblico.
Scorrendo la classifica dei paesi maggiormente soggetti al furto delle credenziali delle carte di credito, l’Italia occupa il 14° posto della graduatoria mondiale. Inoltre, secondo la graduatoria delle e-mail più rilevate sul dark web, localizzando il provider, il dominio .it risulta il sesto dominio maggiormente colpito dal furto di password online.

Lazio e Lombardia le regioni più allertate per hacking 

Le fasce di popolazione maggiormente colpite dal furto di dati sono quelle degli over 60 anni (25,6%), 41-50 anni (25,7%) e 51-60 anni (25,4%). Gli uomini rappresentano la maggioranza degli utenti allertati dai servizi CRIF di protezione dei dati personali sul web (63,2%). Le aree geografiche in cui vengono allertate più persone sono il Nord (37,8% nel complesso) e il Centro (36%), ma in proporzione sono gli abitanti del Sud e del Nord Est che ricevono più alert. In particolare, le regioni in cui vengono allertate più persone sono Lazio (21,1%), Lombardia (14%) e Campania (7,9%), ma in proporzione sono gli abitanti di Sicilia, Molise e Umbria che ricevono più alert.

Credenziali e-mail più rilevate nel dark web

Sempre in Italia nel 2022 le tipologie di dati più frequentemente rilevati sull’open web, quindi pubblicamente accessibili da chiunque su Internet, sono state e-mail (46,7%) e codice fiscale (34,5%), seppure in calo sul totale rispetto al 2021, seguiti a distanza da numero di telefono (11,5%), username (3,7%) e indirizzo (3,7%). Nel dark web sono state invece le credenziali e-mail a essere più frequentemente rilevate nel 2022. Al secondo posto il numero di telefono, mentre sull’ultimo gradino del podio si colloca il codice fiscale. Questi preziosi dati potrebbero essere utilizzati per cercare di compiere truffe, ad esempio attraverso phishing o smishing.

Solo il 15% delle aziende soddisfa i criteri per essere considerata “Data Leader”

Solo il 15% delle aziende soddisfa i criteri per essere considerato un “Data Leader”, secondo il rapporto “Data for Humanity” commissionato da Lenovo. Il rapporto ha analizzato come le più grandi imprese globali valorizzino i dati e quali siano le opportunità di utilizzarli per raggiungere i propri obiettivi e ottenere benefici in un contesto di mercato estremamente competitivo. 

Quali sono i requisiti per essere Data Leader?

Le aziende che sono considerate “Data Leader” sono quelle che hanno messo in atto strategie di successo basate su tre pilastri fondamentali: Data Management, Data Analytics e Data Security. Queste imprese incentrate sui dati hanno conseguentemente riscontrato numerosi vantaggi e negli ultimi 12 mesi hanno aumentato con successo i ricavi (78%) e migliorato la soddisfazione dei clienti (70%).
Nonostante solo una minoranza rientri nella categoria dei Data Leader, Data Management, Data Analytics e Data Security occupano un posto di rilievo nei piani futuri di tutte le aziende. 

I prossimi investimenti si concentreranno soprattutto sulla sicurezza

I leader aziendali dichiarano che nei prossimi cinque anni investiranno soprattutto in: strumenti di sicurezza informatica (59%), strumenti di intelligenza artificiale (58%), strumenti di analisi dei dati (57%), archiviazione dei dati (55%). Tuttavia, solo la metà (52%) dei manager è soddisfatta della propria piattaforma dati esistente e circa un quarto (23%) ritiene di essere in ritardo rispetto alla concorrenza in questo ambito. La sicurezza e le competenze sono entrambe citate come aree chiave che frenano le aziende, oltre alle difficoltà di comunicazione interna e di integrazione dei dati. La quasi totalità (91%) degli executive coinvolti nel sondaggio afferma che il miglioramento delle soluzioni di cybersecurity sarà importante o essenziale per consentire alla propria azienda di sbloccare il valore dei dati. Tuttavia, se la maggioranza (57%) ha la certezza che i propri dati siano protetti, una percentuale significativa (43%) non si sente sicura.

Necessario il supporto dei provider di tecnologia

Il rapporto suggerisce che lo stesso vale per la gestione dei dati e gli analytics: le aziende hanno gettato le basi archiviando la maggior parte dei propri dati nel cloud e implementando soluzioni che offrono scalabilità, semplicità e visibilità. Ma c’è spazio per andare molto oltre, soprattutto quando si tratta di rendere i dati più accessibili e di renderli più fruibili per informare o prendere decisioni di business. Per raggiungere questo obiettivo, le aziende hanno bisogno del supporto dei provider di tecnologia, mentre i partner devono collaborare per realizzare le soluzioni più efficaci.

Quasi un milione di scelte video, ma per le 18-34enni vince la TV classica

Secondo Gracenote Global Video Data, a gennaio 2023 il pubblico televisivo avrà a disposizione più di 926.000 titoli, tra canali lineari e in streaming, di cui più di 821.000 disponibili sulle piattaforme di streaming. Ma se già il 2022 è stato un anno di grande successo per i contenuti originali sulle piattaforme di streaming, tra le donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni ha avuto successo anche un altro tipo di programmazione, ovvero, la TV classica. Nonostante le donne appartenenti a questa fascia di età abbiano guardato anche show più recenti, nel 2022 la popolarità dei programmi o serie tv che hanno debuttato anche più di 20 anni fa è inaspettata, soprattutto in un momento in cui i consumatori hanno a disposizione più contenuti che mai.

I programmi concessi in licenza sono i più guardati

I contenuti di library, ovvero quelli concessi in licenza alle piattaforme di streaming dopo che sono andati in onda altrove, possono essere l’arma segreta di una piattaforma di streaming. Questo semplicemente grazie alla consapevolezza e alle ‘fanbase’ già esistenti. In totale, 18 dei 25 programmi più trasmessi in streaming nel 2022, e più guardati dalle donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni, erano programmi concessi in licenza da altre società. Questo pubblico ha guardato poco meno di 77 miliardi di minuti di questi programmi.

La ricerca di contenuti inizia con lo streaming

La crescita dello streaming, che ora è il modo predominante in cui il pubblico consuma la televisione, ha consentito un facile accesso a un maggior numero di contenuti acquisiti, tra cui spettacoli iconici. Secondo la più recente indagine Nielsen sui consumatori di contenuti in streaming, la ricerca di contenuti da guardare inizia con lo streaming. Infatti, l’80% degli adulti tra i 18 e i 34 anni inizia la ricerca di contenuti video sulle piattaforme di streaming.

Per le giovani ciò che è vecchio è nuovo

Nella nuova fase della guerra dello streaming gran parte del settore si concentra sulla produzione di contenuti di alto profilo e di riferimento per attirare il pubblico. Il Signore degli Anelli: The Rings of Power, ad esempio, si è piazzato al 15° posto tra i programmi originali in streaming, e a quanto pare, è la serie televisiva più costosa della storia.
Non si può negare l’attrattiva dei nuovi programmi originali, ma il pubblico non sta abbandonando il comfort dei classici, soprattutto le donne tra i 18 e i 34 anni. Per questo gruppo, ciò che è vecchio è di nuovo ‘nuovo’.

Stalkerware: nel 2022 la violenza digitale non rallenta

Secondo il Kaspersky Security Network, nel 2022 in Europa sono stati colpiti da stalkerwere complessivamente 3.158 singoli utenti, e l’Italia (405) è il secondo Paese più colpito dopo la Germania (737). Sempre nel 2022 i dati di Kaspersky rivelano che in tutto il mondo sono stati colpiti da stalkerware 29.312 singoli utenti, un numero in linea con i dati del 2021 (32.694). Ma nonostante la diminuzione costante registrata negli anni precedenti al 2021, questa stabilità fa emergere la portata globale dello stalking digitale, e indica che il problema al momento non è ancora stato risolto. A livello mondiale Kaspersky ha infatti rilevato casi di stalkerware in 176 Paesi.

Sorvegliare la vita privata di un utente a sua insaputa

Lo stalkerware è un software disponibile in commercio che può essere installato in modo nascosto sugli smartphone, consentendo agli autori di sorvegliare ogni fase della vita privata di un utente a sua insaputa. Poiché l’autore del reato richiede l’accesso fisico (e i codici) al dispositivo, lo stalkerware è spesso utilizzato nelle relazioni di abuso.
Nonostante i dati raccolti da Kaspersky siano anonimi, altre ricerche hanno dimostrato che sono soprattutto le donne a essere colpite da questa forma di violenza digitale, che rappresenta un’altra dimensione della violenza e deve essere intesa come un continuum di quella offline con effetti reali e negativi sulle vittime.

“Dati preoccupanti, ma utili”

“Sebbene il report offra solo informazioni sugli utenti di telefonia mobile che utilizzano le soluzioni di sicurezza informatica di Kaspersky, possiamo prevedere che la portata dell’utilizzo di stalkerware sia molto più ampia – commenta Leonie Maria Tanczer, professoressa associata presso l’University College di Londra -. Si tratta quindi di dati preoccupanti ma utili, che possono contribuire a incentivare la ricerca, l’industria e la pratica ad accelerare lo sviluppo di strategie di mitigazione legali e tecniche che aumentino non solo l’individuazione, ma anche la diffusione del software di sorveglianza”.

“Il cyberstalking ha un impatto concreto su chi lo subisce”

“Il cyberstalking ha un impatto concreto sulla vita reale di chi lo subisce. Ci sono effetti psicologici, fisici e sociali a medio e lungo termine che vediamo quotidianamente nei nostri centri antiviolenza – aggiunge, Elena Gajotto, Vicepresidente di Una Casa per l’Uomo -. Il cyberstalking comprende diverse tipologie di comportamenti, come l’invio continuo e insistente di messaggi, il monitoraggio dell’attività della vittima o altre forme di persecuzione online e, come afferma lo stesso studio, è possibile che il cyberstalking sia semplicemente uno strumento aggiuntivo nel kit dello stalker. È quindi importante sottolineare la pericolosità di questo fenomeno, e per questo, la società deve prestare maggiore attenzione alle vittime di violenza digitale”.

Dichiarazione dei redditi: le novità del 2023 per il modello 730

Il via libera definitivo dell’Agenzia delle Entrate sulla dichiarazione dei redditi 2023 riguarda i modelli 730, 730-1, 730-2, 730-3, 730-4, e il 730-4 integrativo. È infatti online sul sito dell’Agenzia la versione definitiva del modello 730 e delle relative istruzioni per la compilazione. Il 730 è il modello per la dichiarazione dei redditi dedicato ai lavoratori dipendenti e pensionati. Il modello 730 presenta diversi vantaggi: il contribuente non deve eseguire calcoli e ottiene il rimborso dell’imposta direttamente nella busta paga o nella rata di pensione, a partire dal mese di luglio (per i pensionati a partire da agosto o settembre). Se, invece, si devono versare delle somme, queste vengono trattenute dalla retribuzione (a partire dal mese di luglio) o dalla pensione (a partire da agosto o settembre) direttamente nella busta paga.

Chi può presentare il 730?

Possono utilizzare il modello 730 i contribuenti che nel 2022 hanno percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, redditi dei terreni e dei fabbricati, redditi di capitale, redditi di lavoro autonomo per i quali non è richiesta la partita Iva (ad esempio prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente), redditi diversi (ad esempio, redditi di terreni e fabbricati situati all’estero), e alcuni dei redditi assoggettabili a tassazione separata, come ad esempio, i redditi percepiti dagli eredi. A esclusione, però, dei redditi fondiari, d’impresa e derivanti dall’esercizio di arti e professioni.

Può presentarlo anche chi nel 2023 non ha un sostituto d’imposta

Possono presentare il modello 730, anche in assenza di un sostituto d’imposta tenuto a effettuare il conguaglio, i contribuenti che nel 2022 hanno percepito redditi di lavoro dipendente, redditi di pensione e/o alcuni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, e che nel 2023 non hanno un sostituto d’imposta che possa effettuare il conguaglio. In questo caso nel riquadro ‘Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio’ va barrata la casella ‘Mod. 730 dipendenti senza sostituto’.

Quando si presenta?

A partire dal 30 aprile, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati il modello 730 precompilato nell’area dedicata del sito internet, a cui si accede utilizzando un’identità SPID o CIE o una Carta nazionale dei servizi. Il 730 precompilato deve essere presentato entro il 30 settembre, direttamente all’Agenzia delle Entrate, al Caf, a un professionista o al sostituto d’imposta. I termini che scadono nel giorno di sabato, o in un giorno festivo, sono prorogati al primo giorno feriale successivo.

Il lifestyle italiano per i turisti stranieri batte il lusso

Secondo un’indagine Enit almeno il 20% di chi è stato in Italia negli ultimi 5 anni ci è stato almeno tre volte, e in Austria e in Svizzera lo affermano oltre il 30%. Lo stile italiano è l’aspetto rimasto maggiormente impresso nei ricordi degli intervistati (43,4%), seguito dalle bellezze naturalistiche e il patrimonio culturale (38,9% e 32,8%). Ciò che invece non ha particolarmente stupito gli intervistati, sono i prodotti di lusso. Il 37,7% degli intervistati ha intenzione di venire in Italia nel 2023, per un aumento pari a circa l’8% rispetto al dato dell’ultimo quinquennio. In base alle previsioni, la platea dei turisti dovrebbe essere composta da spagnoli (14,6%), statunitensi (12,7%), svizzeri (12,3%) e austriaci (12,2%).

Le destinazioni più scelte? Le località di mare

Il picco di turisti dovrebbe coincidere con la stagione estiva, che dovrebbe ospitare circa la metà del flusso complessivo.
“Le destinazioni più scelte di gran lunga sono le località di mare (36,8%) e le città d’arte (31,7%) – spiega Sandro Pappalardo consigliere cda Enit -. Il 61,5% degli austriaci ha affermato di essere stato in una località balneare, dato che scende per svizzeri (46,8%) e tedeschi (41,8%). Sulle città d’arte invece, il dato più elevato appartiene agli spagnoli, il 73% dei quali ha scelto di visitare una città d’arte, così come i francesi (57,4%) e gli statunitensi (44,4%)”. 
Inoltre, il 35% circa di chi ha viaggiato in Italia ha speso fra 500 e 1500 euro. Lo studio Enit evidenza una tendenza degli statunitensi a spendere di più, mentre chi spende meno proviene da Francia e Austria.

La natura supera l’arte come motivazione della vacanza

Nel 2022 il patrimonio naturalistico è la prima motivazione di vacanza, soppiantando il classico binomio Italia-arte, che ‘scende’ in seconda posizione. Il 18,1% degli italiani e il 22,4% degli stranieri si muove infatti per trascorrere una vacanza a contatto con la natura. 
“Il turismo post pandemico lascia più spazio alle piccole eccellenze del territorio, con gite ed escursioni alla scoperta di borghi e aree interne del Paese – spiega Roberto di Vincenzo, presidente Isnart -: un passo importante nell’obiettivo dell’ampliamento della stagione turistica destagionalizzazione e decongestione dei flussi. E le imprese che puntano su servizi di qualità sono premiate da una clientela più fedele”. 
Una ricerca di Isnart-Unioncamere rileva infatti che quasi un turista su 2 torna sul luogo di vacanza, e uno su 10 lo fa per alloggiare nella struttura di fiducia.

Un settore in ripresa

Dalle ricerche condotte da Enit e Isnart-Unioncamere, riferisce Agi, si evince quindi un quadro di generale ripresa del settore, che ha prodotto un impatto economico stimato complessivamente in 77 miliardi di euro, grazie alle spese sostenute da oltre 770 milioni di turisti, tra pernotti in strutture ricettive e alloggi in abitazioni private (seconde case, residenze di amici e parenti, appartamenti e camere in affitto). Rispetto al 2021, la crescita è del +16,7% per le presenze e del +17,4% per la spesa.

TikTok: novità per chi non rispetta il regolamento

Per intervenire in modo più efficace nei confronti di chi viola ripetutamente le policy, ma anche per favorire una maggiore trasparenza su tutte le decisioni relative all’applicazione delle Linee Guida della Community, TikTok annuncia nuove funzionalità e pene più severe per chi non rispetta le regole.
Il nuovo aggiornamento nell’applicazione delle policy che disciplinano gli account consente infatti di intervenire in modo più efficace e mirato nei confronti di chi viola il regolamento, aiutando a rimuovere con più efficienza e rapidità i profili ritenuti pericolosi. Al tempo stesso, fornisce un quadro più chiaro ai creator che invece seguono le regole, senza penalizzare chi non le rispetta involontariamente.

Creator in contrasto con le Linee Guida

Secondo le analisi di TikTok quasi il 90% dei creator che viola le regole lo fa utilizzando sempre la stessa funzionalità, e oltre il 75% lo fa ripetutamente nei confronti della stessa categoria di policy. Con il nuovo sistema, ogni volta che un utente pubblica un contenuto in contrasto con una delle Linee Guida della Community l’infrazione viene registrata sul suo account nel momento in cui il contenuto viene rimosso. Quando l’account raggiunge il limite di violazioni stabilito per una determinata funzionalità (come commenti o Live) o policy (come bullismo o molestie), l’account viene rimosso in maniera permanente. Le soglie variano a seconda del potenziale danno che la violazione può causare ai membri della community. Ad esempio, il limite può essere più restrittivo per violazioni della policy come la promozione di ideologie d’odio, e meno ‘pesante’ per la condivisione di spam poco pericoloso, riporta Adnkronos.

Il ban non dipende dal numero degli strike: ne basta uno grave

Va precisato che il ban non dipende dal numero degli strike, ma ne basta anche uno solo particolarmente grave per essere considerati account a rischio. Le nuove funzioni di TikTok saranno disponibili nella nuova sezione ‘Stato dell’Account’, che dovrebbe essere disponibile entro 90 giorni. Questa però non sarà l’unica novità, in quanto è prevista una funzione che avviserà i creator quando il video è stato rimosso dalla funzione ‘Per te’ e di presentare ricorso nel caso in cui il provvedimento sia immotivato.

In Italia approdano i boomer 

Il social nato in Cina nel 2014 con il nome Musical.ly, inizialmente doveva avere finalità educative. I suoi creatori Alex Zhu e Luyu Yang volevano creare un’app in grado di insegnare agli utenti più giovani diverse materie scolastiche attraverso brevi video da 3 a 5 minuti. Finora TikTok è stato scaricato oltre 3 miliardi di volte, e oggi conta un milione di utenti attivi ogni mese, con un tasso di penetrazione del 5,96%. Per la maggior parte, riferisce PassioneTecnologica, gli utenti appartengono ai nati tra 1997-2012, cioè i cosiddetti GenZ, e una piccola parte i nati tra 1981-1996, i GenY. Ma ultimamente il social sta acquistando utenti anche tra un pubblico più maturo. Nel 2022, in Italia, gli utenti unici mensili sono stati 14,8 milioni di età compresa tra 13 e 55 anni.

Costo della vita, come lo vivono i cittadini del mondo? 

Inutile negare che, a livello global, gli ultimi mesi siano stati segnati da un deciso incremento del costo della vita. Un aumento legato alla crisi energetica, al conflitto in Ucraina e ad altre variabili che comunque pesano sulle tasche dei cittadini. E, a proposito d cittadini, come vivono questa situazione? Come la frontino? Per esplorare il sentiment a livello globale è stato realizzato l’Annual WIN World Survey 2022, report che fotografa la situazione finanziaria e l’impatto di inflazione e crescita dei costi nella vita dei cittadini di 39 Paesi, sulla base di quasi 30.000 interviste. I dati sull’Italia sono stati raccolti ed elaborati da BVA Doxa, parte dell’Associazione promotrice WIN International.

Le ragioni dietro gli aumenti generalizzati 

Il costo della vita è aumentato a causa di diversi fattori, tra i quali la pandemia e crisi politiche ed economiche che hanno colpito diversi paesi del mondo. Su questo scenario, in Italia più che in altri Paesi la maggioranza mantiene uno stile di vita equilibrato, senza né eccessi né difficoltà (48% degli intervistati, dato che supera la media europea del 41% e quella globale del 36%).

Diminuisce la quota di chi è senza preoccupazioni

Si riduce la quota di chi vive senza preoccupazioni (21% in Italia vs 26% di media europea e 25% quella globale), mentre chi è in difficoltà ad arrivare a fine mese è il 28% (in linea con il 29% dell’Europa e meglio del 36% a livello mondiale). Paesi come la Germania mostrano una spaccatura più netta tra chi vive con agio (38%) e chi invece è in sofferenza (34)%. Rispetto all’Italia la situazione è leggermente migliore in UK e Francia, rispettivamente con il 27% e il 26% che dichiara di vivere serenamente, mentre il 29% e il 28% sono coloro che non riescono ad affrontare gli aumenti del carovita.

Strategie per ridurre le spese

A causa dell’aumento dei prezzi, per molti è necessario ridurre e spese. Una necessità affrontata da quasi la metà (48%) degli intervistati in tutto il modo, con un 29% che prevede di farlo nei prossimi mesi, mentre il 19% non prevede cambiamenti nel proprio stile di vita e consumo. Tra questi ci sono i più senior, che possono probabilmente contare sui risparmi: infatti il dato di coloro che non prevedono modifiche al budget delle spese sale al 21% per la fascia 55-64 anni e al 24% fra gli over 65.
In generale i cittadini e consumatori Europei sono sensibili al tema del contenimento delle spese: il 54% degli intervistati dichiara tagli negli ultimi mesi, mentre chi li prevede nei prossimi è il 24%. In linea anche l’Italia: a ridurre le spese sono stati il 49% degli italiani, mentre il 30% prevede di farlo.

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