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Export agroalimentare italiano, un exploit da 62 miliardi di euro

L’export agroalimentare italiano ha vissuto un anno da ricordare. Tanto che, seppur in una situazione geopolitica segnata da incertezze e tensioni, il comparto ha registrato un aumento record, superando i 62 miliardi di euro. Tale risultato evidenzia una delle performance migliori tra i principali esportatori mondiali, con un incremento del 6%, superato solo dalla Germania che ha registrato un +6,2%. Al contrario, Francia, Cina e Stati Uniti hanno chiuso l’anno in negativo.

Quali sono i prodotti traino del Made in Italy?

La crescita dell’agroalimentare Made in Italy sui mercati esteri è stata trainata principalmente dalle conserve vegetali (+13%), formaggi (+12%), ortofrutta (+9%) e carni preparate (+8%). L’export di pasta ha registrato una crescita inferiore alla media (+4%), mentre quello del vino è in calo (-1%).

Il maggior contributo alla crescita delle esportazioni italiane è arrivato dai mercati dell’Unione Europea (+9%), mentre Nord America e Asia hanno segnato rispettivamente un +0,1% e un -1,1%. Inoltre, c’è stato un notevole aumento dell’export verso il Centro-Sud America (+9%), con il Brasile che si distingue con un +22%.

Il Brasile “fan” dell’agroalimentare tricolore

Questi sono i principali risultati dello studio condotto da Nomisma, presentato nell’ambito dell’VIII Forum Agrifood Monitor, organizzato in collaborazione con CRIF per analizzare le opportunità di mercato e supportare le imprese nella loro crescita.

Il Brasile è stato il focus principale dell’ottava edizione del Forum. Su oltre 12 miliardi di euro di importazioni agroalimentari brasiliane nel 2023, 356 milioni di euro riguardavano prodotti italiani. L’Italia rappresenta l’ottavo fornitore di questo grande mercato, preceduto da paesi confinanti come Argentina, Uruguay, Cile e Paraguay, oltre a Portogallo, Stati Uniti e Cina. Negli ultimi cinque anni, gli acquisti di food&beverage dall’Italia sono cresciuti a un tasso annuo medio del 10%, superiore alla media di mercato del 5,7%.

Il Brasile rappresenta il decimo paese al mondo per valore del PIL e il settimo per numero di abitanti, con prospettive di crescita per i prossimi anni. Questo lo rende un partner importante per le imprese europee, sebbene il negoziato Ue-Mercosur sia ancora in sospeso.

I prodotti più esportati in Brasile

Le prime cinque categorie di prodotti italiani esportati in Brasile sono le mele (13% del valore totale dell’export agroalimentare italiano), la pasta (12%), il vino (10%), i prodotti da forno e l’olio d’oliva (entrambi con il 9% del peso). L’Italia è leader assoluta per pasta e prodotti da forno, mentre nel vino e nell’olio d’oliva si posiziona dietro a Cile e Portogallo.

La presenza di una comunità italiana all’estero e il flusso di turisti brasiliani in Italia rappresentano due leve strategiche per lo sviluppo del Made in Italy agroalimentare nel mondo. Una survey condotta da Nomisma ha rivelato che oltre il 60% dei brasiliani identifica l’Italia come il Paese da cui proviene il food&beverage di maggiore qualità.

Storytelling: l’evoluzione del mercato Family Friendly

Il valore al consumo dei mercati riconducili al mondo Family è di circa 7 miliardi di euro. I dati sugli investimenti media riflettono una crescente spinta verso il digitale, con un aumento significativo degli investimenti rispetto ai mezzi tradizionali, sia a livello generale sia considerando i soli ambiti ‘kids’. 
Al contempo, si prevede una crescente importanza dei creatori di contenuti e degli influencer nel plasmare le strategie di comunicazione e marketing.

Accanto a giovani e giovanissimi da coinvolgere e interessare, parlando di famiglia, non si deve trascurare il ruolo fondamentale delle mamme. Responsabili d’acquisto, key opinion leader, influencer:, rappresentano un ‘hub’ decisionale unico da cui dipende la maggior parte degli acquisti per la famiglia.

Nuovi media richiedono nuove narrazioni

A quanto emerge dalla nona edizione del Kids Marketing Forum 2024, “Raccontami il Futuro”, organizzato da BVA Doxa e MLD Entertaiment, il consumo televisivo, emerso dall’analisi degli investimenti, continua a essere un punto di ingresso importante. Da non  sottovalutare che la metà dei contenuti tv fruiti dai 14-26enni viaggia su canali diversi dal lineare e quindi in streaming, per lo più con l’utilizzo di device mobili.

Tra gli elementi che introducono discontinuità vi è l’uso di ChatGPT, che seppur diverso a seconda dell’età, è tutt’altro che trascurabile: lo utilizzano il 29% dei 12-15enni, il 32% dei 16-18enni, il 52% dei 19-26enni.

Un futuro costruito sulla creatività

Le nuove generazioni sono accomunate da una serie di caratteristiche, non sempre favorevoli alla comunicazione, tra cui una scarsa attenzione ai messaggi pubblicitari classici, una predilezione feroce per il “qui e ora”, ma anche una forte capacità di appassionarsi a ciò che viene presentato con narrative dalla forte risonanza.
Ad esempio, partendo dal “food storytelling”, emerge che il cibo fa parte di un universo di interesse: 1 su 2 si dichiara appassionato di cibo e cucina, e il 40% segue content creator sul tema. 

Il prodotto rimane però al centro degli interessi nella comunicazione per il 67% dei casi, mentre la storia raccontata è citata al 31%.
Lato aziende, se McDonald’s e Unilever dimostrano come umorismo e creatività possano ingaggiare efficacemente la Gen Z, progetti incentrati su sostenibilità e coinvolgimento portati avanti da aziende della mobilità, evidenziano l’importanza di narrare storie che colpiscano direttamente il cuore dei consumatori, trasformando dati e informazioni in esperienze memorabili.

GenZ: una tribù mossa delle passioni

La Gen Z sfida i metodi tradizionali di marketing, preferendo brand che riflettono trasparenza e autenticità. I giovani cercano un legame emotivo con i marchi, che possono essere costruiti riconoscendo e valorizzando le loro passioni e interessi. Un passaggio che li porta a trasformarsi da ‘consumatori’ a ‘fan’.

Dai dati della ricerca Tribe di BVA Doxa, sul target 14-26 anni, emerge infatti che metà degli intervistati si definisce “fan di qualche cosa”, il 43% “esperto e competente”, e sempre il 43% condivide quella stessa passione con gli amici.
Cornice ideale del loro fanatismo è quella della “cultura pop”, i cui fenomeni vengono apprezzati da un terzo degli intervistati.

I pagamenti in Italia? Sempre più cashless

Tutti i settori della nostra vita si stanno sempre più digitalizzando. E anche il modo in cui paghiamo non fa eccezione. Lo conferma l’Osservatorio Città Cashless di SumUp, che rivela un significativo aumento delle transazioni senza contanti in tutta Italia nel 2023, con una crescita del 35,5%. Questo scenario suggerisce un cambio culturale nell’approccio ai pagamenti, con un calo dell’8,1% nello scontrino medio cashless rispetto all’analisi precedente.

Oggi lo scontrino si attesta a 37 euro: un segnale che indica una maggiore propensione a pagare con carta anche per importi modesti.

Le città italiane che più pagano… senza contanti

Il trend positivo coinvolge tutte le province italiane, dall’estremo Nord al Sud. Tra le più cashless spiccano Bolzano (+58,8%), Modena (+57,5%), e Venezia (+53,2%). Seguono poi nell’ordine Rieti (+52.3%), Rovigo (+52%), Piacenza (+50.9%) e Vercelli (+48.7%).Al contrario, la provincia Sud Sardegna registra lo scontrino medio più basso d’Italia, pari a 29,8 euro.

La mappa dei quartieri più smart

L’Osservatorio ha esteso la sua analisi ai quartieri di 10 città capoluogo di regione, identificando le zone più cashless del Paese. In testa figurano Cannaregio (+163,7%) e Marghera (158,2%) a Venezia, seguite da Sempione/City Life (+124,4%) a Milano. Ottime performance anche Porto-Saragozza a Bologna (+118%), Brancaccio a Palermo (+108,4%) e Milano con Calvairate (+103,4%).

Per lo scontrino medio più basso, si distingue il quartiere Porto-Saragozza a Bologna, con 18,4 euro.

2023: crescono i pagamenti digitali fra professionisti 

Nel 2023, un elemento particolarmente interessante è l’aumento dei pagamenti digitali tra i professionisti. In particolare gli agenti immobiliari registrano un +161.2% di crescita nelle transazioni digitali e gli avvocati  un +153.2%.  Settori come horeca (caffè e ristoranti, fast food, bar e club) e retail segnano una crescita costante. Per la precisione, il comparto retail vede un +71.9% nei tabaccai, +37.8% nelle edicole e +34.2% negli alimentari. Nell’horeca spicca l’aumento delle transazioni in bar e club (+53%) e caffè e ristoranti (+41.5%) e nel turismo (+33.8%).Tra gli esercizi commerciali, le percentuali più alte sono messe a segno da negozi di cosmesi (+117%) e fiorai (+108%).

Umberto Zola, responsabile di Multiproduct di SumUp, commenta: “Dall’Osservatorio Città Cashless emerge come i pagamenti digitali stiano diventando un’abitudine in tutta Italia. La crescita non riguarda solo settori consolidati come retail, horeca e turismo, ma si estende anche ad artigiani e professionisti”.
Per questa ragione ci sono sempre più soluzioni ad hoc rivolte a merchant con flussi di cassa rapidi o che necessitano di una gestione completa per ordini e pagamenti. 

Turismo: in vacanza la spesa maggiore è per mangiare

Il cibo è la voce più importante del budget destinato alle vacanze estive in Italia, tanto che per molti turisti è diventato la principale motivazione del viaggio.
Lo dimostrano il boom del turismo enogastronomico, insieme alle numerose iniziative di valorizzazione dei prodotti tipici e locali, dalle sagre alle strade del vino.

Di fatto, oltre un terzo della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola, ovvero, alla consumazione di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi. Ma anche al cibo di strada o alle specialità enogastronomiche di mercati, feste e sagre di Paese.

L’alimentazione si conferma il vero valore aggiunto della vacanza Made in Italy

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del Forum internazionale del turismo di Baveno, sul Lago Maggiore, a commento delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla “tantissima fame di Italia all’estero”.
Si tratta di uno scenario che, sottolinea la Coldiretti, dimostra per ‘la vacanza Made in Italy’ la centralità del patrimonio enogastronomico nazionale.

Un patrimonio diffuso su tutto il territorio, e dalla cui valorizzazione dipendono molte opportunità di sviluppo economico e occupazionale per il nostro Paese.
L’alimentazione si conferma quindi come il vero valore aggiunto della vacanza in Italia, ‘leader mondiale’ del turismo enogastronomico.

Tutti i numeri dell’Italia agricola green

Del resto, l’Italia può contare sull’agricoltura più green d’Europa, con 5450 specialità censite dalle Regioni e ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, 325 specialità Dop, Igp, Stg riconosciute a livello comunitario, e 415 vini Doc e Docg.

Ma l’Italia può anche vantare la leadership nel ‘biologico’, con circa 86 mila aziende agricole biologiche e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (ogm), oltre ai 10 mila agricoltori che vendono direttamente con Campagna Amica.

Il legame naturale tra il cibo e l’ambiente che ci circonda

“L’Italia è il solo Paese al mondo che può contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare che peraltro ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di una bellezza unica – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando che -: i tesori enogastronomici sono vere e proprie opere d’arte conservate gelosamente da generazioni di agricoltori che vanno difese dal rischio della falsificazione, dall’omologazione e dai tentativi di rompere il legame naturale tra il cibo che consumiamo e l’ambiente che ci circonda”.

Gender pay gap: le donne guadagnano 8mila euro in meno degli uomini

Dall’ultimo Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti del settore privato emergono notevoli differenze salariali tra donne e uomini: quasi 8 mila euro di stipendio in meno all’anno.

A quanto rilevano i dati INPS il gender pay gap, o differenza di stipendio, in Italia è ancora molto elevato. Anzi, risulta addirittura in aumento, seppure di poco. Due anni fa, nel 2021, la differenza di stipendio tra donne e uomini era pari a 7.908 euro, mentre nel 2022 è salita a 7.922. 
Eppure, uno dei pilastri della parità di genere nel mondo del lavoro riguarda proprio la possibilità di allineare gli stipendi tra uomini e donne.

Retribuzione media annua: uomini 26.227 euro, donne 18.305

Più in dettaglio, la retribuzione media annua a livello nazionale per i dipendenti uomini del settore privato è 26.227 euro, mentre per le loro colleghe scende a 18.305.

Una delle motivazioni a parziale giustificazione della disparità di trattamento salariale va vista nella maggiore presenza di lavoratrici part-time, formula pagata meno rispetto al tempo pieno.
A tale proposito, nel 2022 le donne con lavoro part-time sono state oltre 3,5 milioni, contro poco più di 2 milioni di uomini.
Ma il divario di stipendio non è legato solo al genere.

Il gap colpisce anche i giovani e alcune zone del Paese

Anche all’età anagrafica e all’area territoriale. Nel primo caso, gli stipendi dei giovani oggi sono decisamente bassi rispetto al costo della vita e al potere d’acquisto. Inoltre, risulta improbabile che domani i giovani possano raggiungere gli stipendi degli attuali profili senior. 
Quanto alle diverse zone del Paese, l’Osservatorio INPS evidenzia come gli stipendi medi delle aziende private nelle regioni del Nord-Ovest siano decisamente più elevati di quelli delle altre aree territoriali.

In particolare, se la media al Nord-Ovest si attesta a 26.933 euro annui, al Nord-Est scende a 23.947 euro, e al Centro raggiunge 22.115 euro, quasi 5mila euro in meno.
Differenza che aumenta ancora più rispetto agli stipendi medi nelle regioni del Sud (16.959 euro) e delle Isole (16.641 euro): oltre 10mila euro in meno.

La UE istituisce l’Equal Pay Day

I dati sulla disparità retributiva giungono a pochi giorni dall’Equal Pay Day istituito dalla UE per sensibilizzare gli Stati membri a operare per ridurre il gender pay gap.

Nel 2021 in Europa, riporta Adnkronos, la differenzia salariale di genere si è attestata al 12,7%, calcolato sulla retribuzione oraria lorda media. Una percentuale che si traduce per le lavoratrici in circa un mese e mezzo di stipendio in meno all’anno.
Non a caso, nel 2023 la giornata europea per la parità retributiva è caduta il 15 novembre, che corrisponde idealmente al giorno in cui le donne smettono di percepire salario fino alla fine dell’anno.

Saldo attivo fra aperture e chiusure imprenditoriali nel terzo trimestre

Buone notizie per quanto riguarda la situazione economica del nostro paese, al meno quella legata all’imprenditorialità. Nel trimestre luglio-settembre 2023, infatti, l’Italia ha visto una leggera ripresa nella vitalità del suo sistema imprenditoriale.
I dati, emersi dal Registro delle imprese delle Camere di Commercio – sulla base di Movimprese, l’analisi trimestrale condotta da Unioncamere e InfoCamere, segnalano un aumento delle aperture e una diminuzione delle chiusure rispetto al 2022. 

15.407 attività in più

Nel dettaglio, si è registrato un saldo positivo di 15.407 attività economiche, che rappresenta un aumento dello 0,26% rispetto alla fine di giugno. Questo saldo è calcolato come la differenza tra le 59.236 nuove iscrizioni e le 43.829 cessazioni di attività. In termini assoluti, l’espansione del settore imprenditoriale è stata moderata, con il saldo al di sotto della media degli ultimi dieci anni.
Le regioni e le macro-aree dell’Italia hanno tutte mostrato un segno positivo, con il Lazio in evidenza per un tasso di crescita del 0,44% rispetto al trimestre precedente, trainato dall’ottimo risultato di Roma, che ha registrato una crescita dell’0,5%.

Lombardia locomotiva d’Italia

Tuttavia, in termini assoluti, la maggiore espansione del tessuto imprenditoriale è stata osservata in Lombardia, con un aumento di 3.334 imprese, corrispondente a un tasso di crescita dello 0,35%. Milano ha contribuito in modo significativo a questo risultato, con una crescita dell’0,49% in linea con quella della capitale.

Il settore delle costruzioni è emerso come uno dei più dinamici, registrando un aumento di 4.213 imprese, equivalente a una crescita dello 0,5%. Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno mostrato un tasso di crescita del 1,1%, con 2.597 nuove attività nel trimestre. Anche il settore dell’alloggio e della ristorazione ha registrato una crescita significativa, con 2.825 nuove unità, pari all’0,62% in più rispetto alla fine di giugno.
Al contrario, i settori del commercio e delle attività manifatturiere hanno mostrato una crescita inferiore allo 0,1%. Unico tra tutti i settori, l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca hanno registrato una diminuzione dello 0,1%.

La società di capitale la principale forma giuridica 

La forma organizzativa più dinamica rimane la società di capitale, con un tasso di crescita dell’0,68%. Nel trimestre, sono state create 19.929 imprese di questo tipo, rappresentando l’82% dell’intero saldo trimestrale.
L’impresa individuale rimane la forma organizzativa più comune, con 35.531 nuove iscrizioni nel trimestre, ma ha contribuito al saldo trimestrale con sole 3.935 unità, pari a un tasso di crescita trimestrale dello 0,13%.

Spedizioni di PC a -9% nel terzo trimestre 2023 

A livello globale nel terzo trimestre 2023 le spedizioni di pc sono scese del 9% rispetto allo stesso trimestre del 2022, e risultate pari a 64,3 milioni di unità.
Si tratta dell’ottavo trimestre consecutivo in calo, ma Gartner prevede una crescita a partire dal quarto trimestre di quest’anno.

“Il declino del mercato dei pc ha finalmente raggiunto il fondo”, commenta Mikako Kitagawa, direttore analista Gartner.
Più in particolare, le spedizioni nel terzo trimestre sono state sostenute dalla domanda stagionale da parte del mercato dell’istruzione, mentre la domanda di pc aziendali è rimasta debole. Inoltre, i fornitori hanno compiuto progressi verso la riduzione delle scorte, ed entro la fine dell’anno l’inventario dovrebbe tornare alla normalità, A condizione che durante le festività le vendite non crollino.

I dati di Lenovo, HP, Dell, Apple

Con una quota di mercato pari al 25,1% Lenovo mantiene il primo posto nelle spedizioni, e sebbene registri ancora una volta un calo delle spedizioni anno su anno, questo si riduce a una sola cifra (-4,4%). Nel frattempo HP è l’unico fornitore a mostrare una crescita anno su anno (+6,4%), con spedizioni in aumento in tutte le regioni. Dell invece registra un calo delle spedizioni per il sesto trimestre consecutivo (-14,2%), influenzato dalla debole domanda di pc aziendali dovuta alla sua forte presenza sul mercato.

Quanto a Apple, le spedizioni diminuiscono drasticamente rispetto al 2022 (-24,2%), in parte perché il volume delle stesse era aumentato in modo significativo nel terzo trimestre 2022. In ogni caso, nel terzo trimestre 2023 seguono l’andamento stagionale, guidate principalmente dalla domanda di studenti ed educatori.

Pc aziendali e consumer pronti per il ciclo di sostituzione 

“La buona notizia per i fornitori di pc è che il peggio potrebbe finire entro la fine del 2023 – afferma Kitagawa -. Il mercato dei pc aziendali è pronto per il prossimo ciclo di sostituzione, guidato dagli aggiornamenti di Windows 11. Anche la domanda di pc consumer dovrebbe iniziare a riprendersi, poiché i pc acquistati durante la pandemia stanno entrando nelle prime fasi di un ciclo di aggiornamento”.

Per il 2024 Gartner prevede quindi una crescita del 4,9% per il mercato mondiale dei pc. E la crescita è prevista sia nel segmento business sia in quello consumer.

La situazione nei diversi mercati

Se nel terzo trimestre del 2023 il mercato statunitense dei pc diminuisce del 9,3% su base annua, e nell’Asia Pacifico del 13%, trainato da un forte calo del 20% in Cina, in area EMEA diminuisce del 3,6%. Continui disordini politici, pressioni inflazionistiche e aumento dei tassi di interesse sono culminati in un nuovo minimo nella domanda, sebbene il calo del terzo trimestre sia stato meno grave rispetto ai due precedenti.

“Mentre le aziende riducono i budget per i pc come strategia di gestione dei costi – continua Kitagawa la domanda dei consumatori nell’EMEA rimane bassa, poiché tutte le fasce di reddito sono influenzate dalle pressioni inflazionistiche e dai tassi di interesse”.

Tornare al lavoro dopo le vacanze? Per 9 lavoratori su 10 che stress!

Il rientro al lavoro dopo le ferie può risultare complesso e faticoso. Per 9 lavoratori su 10 rientrare in ufficio dopo le ferie ha un vero e proprio impatto negativo sul benessere, che può cause addirittura la cosiddetta ‘sindrome post-vacanze’. Secondo un’indagine condotta da The Adecco Group, il 46% sperimenta questo disagio per quasi una settimana, mentre per quasi 1 lavoratore su 5 (19%) i sintomi persistono per un periodo ancora più prolungato. Per il restante 25%, invece, il disagio si attenua entro 1 o 2 giorni dal rientro. Le vacanze estive rappresentano per la maggior parte degli italiani un’occasione per staccare dalla routine quotidiana e dedicarsi al relax, senza obblighi né orari. Ma come evitare lo stress causato dalla sindrome del post-vacanze?

Ripristinare gradualmente la routine e i cicli sonno-veglia

Lidia Molinari, People Advisor Director di Adecco, propone alcuni suggerimenti per prepararsi a un rientro al lavoro senza stress. E il primo è di riprendere la propria routine con anticipo. Chi, ad esempio, ha approfittato delle vacanze per fare un viaggio dovrebbe programmare il rientro a casa alcuni giorni prima di tornare in ufficio. Avere tempo per adattarsi nuovamente alla routine permetterà di potersi riposare, sistemare le incombenze personali, mettere in ordine la casa, riprendendo il ritmo per affrontare al meglio le giornate lavorative. Se poi durante le vacanze si sono modificati gli orari abituali, sarà importante ripristinare gradualmente i cicli sonno-veglia. Questo aiuterà ad abituarsi al ritmo di lavoro senza vivere un cambio repentino. Inoltre, una volta ricominciata la routine quotidiana, alzarsi prima del solito per andare in ufficio permetterà di avere più tempo per affrontare la giornata senza fretta e senza ansie.

Concentrarsi su compiti più leggeri e meno impegnativi

Una volta ritornati al lavoro, durante i primi giorni il consiglio è di concentrarsi su compiti più leggeri e meno impegnativi, in modo da rientrare gradualmente nel ‘trantran’ lavorativo senza sentirsi sopraffatti dal carico di lavoro. Organizzare le proprie giornate, stabilire obiettivi realistici e dare priorità alle attività permetterà di tenere sotto controllo l’ansia evitando di sentirsi sotto pressione per il carico di lavoro accumulato. Fondamentale, inoltre, ricordarsi di concedersi momenti di riposo, assicurandosi pause regolari. Questo aiuterà a rilassarsi, ricaricare le energie e ridurre lo stress accumulato.

Iniziare nuovi progetti entusiasmanti 

Riprendere il dialogo con i propri colleghi e con il proprio responsabile permetterà di allinearsi sui vari progetti e compiti lasciati in sospeso durante le ferie, evitando sorprese e contenendo i livelli di ansia. Al contempo, continuare a nutrire le relazioni con i collaboratori aiuterà a migliorare l’umore, l’entusiasmo e la motivazione per il proprio lavoro. Anche iniziare un progetto personale o professionale in grado di entusiasmare renderà la routine più sopportabile, e favorirà lo sviluppo di nuove abilità. Come, ad esempio, iscriversi a lezioni di cucina, imparare a suonare uno strumento, o intraprendere corsi di formazione professionale ad hoc.

Poco più della metà degli italiani andrà in vacanza: come, dove e con quale budget?

Quest’estate, circa 35 milioni di italiani si metteranno in viaggio per trascorrere la stagione estiva, con agosto che rimane il mese più popolare per programmare le vacanze. Si sta diffondendo sempre di più la scelta di weekend di relax o di vacanze brevi, mentre l’opzione dell’hotel rimane la preferita per l’alloggio. Tuttavia, il caro vita è un problema che preoccupa i vacanzieri, poiché l’aumento dei prezzi ha portato alla necessità di ridurre la durata del viaggio e le spese in generale, compreso alloggio, cibo e attività di svago.

Il 41% non può permettersi di partire

L’indagine condotta dalla Federalberghi, supportata da ACS Marketing Solutions, nel periodo dal 17 al 21 luglio 2023, ha rilevato che il 41% degli italiani non potrà permettersi una vacanza, principalmente a causa di motivi economici. Anche tra coloro che partiranno, il 45% cercherà di contenere le spese. Questo evidenzia un disagio diffuso, con chi riesce a partire che si adatta a fare economia accorciando la durata del viaggio o cercando di spendere meno su alloggio, cibo e svaghi.
Inoltre, è interessante notare che quest’anno è aumentato il numero di viaggiatori che hanno prenotato la loro vacanza con due mesi di anticipo, mostrando una tendenza a programmare le vacanze con maggiore anticipo per ottenere risparmi.

Destinazione Italia

L’indagine rivela che la maggioranza degli italiani preferisce rimanere in Italia per le vacanze estive principali, con il mare come meta preferita, seguito dalla montagna e dalle città d’arte. Anche se le destinazioni estere sono state prese in considerazione più rispetto agli anni precedenti, l’Italia rimane comunque la scelta preferita per i viaggiatori italiani. Regioni come Sicilia, Puglia, Campania e Sardegna sono particolarmente ambite, ma in generale, tutte le regioni italiane sono considerate attraenti per i turisti. Scegliere l’Italia è visto come un valore aggiunto, e questo sentimento è diventato ancora più forte nell’era post-COVID, dove il turismo nazionale è visto come un’esperienza unica e non solo legata all’alta stagione.
L’indagine ha coinvolto 1.221 italiani maggiorenni rappresentativi dei 50 milioni di adulti italiani, riguardando tutti i tipi di vacanza, non solo quella in hotel.

Viaggetti da 4 a 7 notti fuori casa

La maggior parte dei vacanzieri prevede di trascorrere da 4 a 7 notti fuori casa o fare vacanze più lunghe. Solo il 17,9% opterà per un weekend o pochi giorni di vacanza.
L’albergo rimane la scelta privilegiata per il soggiorno, seguito dalla casa di parenti o amici e il B&B. Il 55,1% dei vacanzieri utilizzerà la propria macchina per spostarsi, mentre il 31,6% viaggerà in aereo e il 5,1% in nave. 

Decreto Lavoro, come cambia lo smartworking e chi può richiederlo

Il recente Decreto Lavoro, convertito nella Legge n. 85/2023, ha introdotto importanti novità riguardanti lo smart working per genitori con figli di età inferiore ai 14 anni. Queste novità coinvolgono anche i lavoratori fragili nel settore privato e pubblico, prorogando i termini per continuare a lavorare in modalità agile.
In Italia, si è iniziato a parlare molto di smart working durante la pandemia da Covid-19. La base normativa per questa forma di lavoro è la Legge 22 maggio 2017, n. 81, modificata dalla Legge 122/2022. Secondo queste leggi, lo smart working non rappresenta una diversa tipologia di lavoro, ma una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, concordata tra le parti e svolta in parte presso l’azienda e in parte da remoto, purché siano rispettati gli orari di lavoro.

Stessi diritti, anche a distanza

I lavoratori in smart working da remoto hanno diritto alle stesse protezioni in caso di malattia o infortunio, nonché alle tutele previste in materia di sicurezza sul lavoro. Nel 2021, è stato stabilito che i datori di lavoro, sia nel settore pubblico che privato, devono dare priorità alle richieste di lavoro agile presentate da lavoratori con figli minori di 14 anni o da lavoratori con disabilità grave o caregiver.

Le modifiche apportate e chi coinvolgono

Il Decreto Lavoro 2023 ha introdotto diverse modifiche rispetto al precedente DL Milleproroghe. La scadenza per il lavoro agile è stata prorogata fino al 31 dicembre per i lavoratori subordinati del settore privato e fino al 30 settembre per i dipendenti pubblici, a causa di limiti finanziari. Tuttavia, i lavoratori fragili a rischio Covid sono un’eccezione a questa regola. Quindi, i lavoratori fragili (come anziani, pazienti immunodepressi, oncologici, pazienti in terapia salvavita o con altre comorbilità) e i genitori con figli minori di 14 anni possono continuare a usufruire dello smart working entro i termini stabiliti e alle condizioni previste.

I criteri per ottenere il lavoro da casa 

Per richiedere lo smart working per genitori con figli minori di 14 anni, non è sufficiente avere un figlio di questa età. È necessario che l’attività lavorativa sia compatibile con questa modalità. Inoltre, il minore deve essere convivente, nessuno dei genitori deve beneficiare di misure di sostegno al reddito per sospensione o cessazione dell’attività lavorativa e entrambi i genitori devono essere lavoratori.
Fino alla data di scadenza, l’attività di lavoro agile può essere svolta senza accordi individuali, ma dopo il 31 dicembre 2023 per i lavoratori del settore privato o il 30 settembre per quelli del settore pubblico, gli accordi individuali saranno necessari.

Specifiche e tempistiche delle comunicazioni telematiche 

A partire dal 28 febbraio 2023, il Ministero del Lavoro ha aggiornato la piattaforma telematica attraverso cui i datori di lavoro possono comunicare i nominativi dei lavoratori in modalità agile, con o senza accordo individuale, nonché la data di fine dello smart working. La documentazione necessaria è disponibile sul sito del Ministero.
Per quanto riguarda i tempi di invio delle comunicazioni, i datori di lavoro del settore privato devono comunicare l’inizio o la proroga dello smart working entro 5 giorni dall’inizio o dall’ultimo giorno comunicato prima della proroga. I datori di lavoro del settore pubblico devono inviare le comunicazioni entro il 20 del mese successivo all’inizio o all’ultimo giorno comunicato prima della proroga.

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