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In Lombardia si richiedono prestiti personali per le cure mediche. In media 6.565 euro

Per sostenere i costi della sanità in Lombardia sono tanti coloro che sono costretti a chiedere un prestito. I tempi di attesa sempre più lunghi della sanità pubblica lombarda spingono infatti i cittadini a rivolgersi alla sanità privata, e nella regione, secondo l’analisi di Facile.it e Prestiti.it, nel 2023 le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato il 4,6% del totale dei finanziamenti richiesti.

E chi ha presentato domanda per questa tipologia di prestito ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro.

Poco più di due anni per restituire la cifra richiesta

“Oggi curarsi è diventato sempre più oneroso, anche alla luce del maggior ricorso alla sanità privata – ha spiegato Aligi Scotti, BU Director prestiti di Facile.it -. Servirsi del credito al consumo può essere una strategia per alleggerire l’impatto di queste spese sul bilancio familiare, evitando così di andare in sofferenza o, peggio, di rinunciare a curarsi”.
Come detto, chi in Lombardia lo scorso anno ha chiesto un prestito personale per pagare cure mediche ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro, una cifra da restituire in poco più di 51 mesi.

I richiedenti hanno in media 46 anni

Se si guarda al profilo dei richiedenti lombardi si scopre che chi ha presentato domanda di prestito personale per far fronte alle spese mediche aveva, all’atto della firma, mediamente, quasi 46 anni.

Si tratta di un valore significativamente più alto se confrontato con l’età media in cui, in generale, si chiede un prestito personale nella stessa regione, che secondo l’analisi di Facile-it, è pari a 41 anni.
Andando più nello specifico, quasi una domanda su 4, il 24,8%, arriva da richiedenti lombardi con età compresa tra 45 e 54 anni, seguiti da coloro che hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni (20,4%).
Al terzo posto, invece, si posizionano i soggetti con un’età compresa tra 25 e 34 anni (19,3%).

Il TAEG riservato ai prestiti personali per spese mediche nel 2023 è del 10,6%

Un altro dato interessante emerge analizzando il sesso dei richiedenti. Nel 44,4% dei casi a presentare domanda di finanziamento per le spese sanitarie è stata una donna, percentuale nettamente più elevata rispetto alle richieste di prestito totali in Lombardia, dove la quota femminile di richiedenti si ferma al 29,4%.

Dall’analisi emerge anche come, sempre nell’ultimo anno, il tasso dei prestiti personali sia aumentato notevolmente. Nel 2022 il TAEG medio riservato ai lombardi che hanno chiesto un prestito personale per spese mediche è stato pari al 9,3%, valore salito al 10,6% nel 2023, in aumento del 14%.

Educazione finanziaria: perchè gestire risparmi e investimenti fa venire l’ansia?

Oggi a scuotere la tranquillità dei risparmiatori è principalmente la necessità, imposta dai cambiamenti dello scenario geoeconomico, di apportare modifiche alle proprie scelte finanziarie e ripensare i ‘porti sicuri’ del passato, come, ad esempio, la predilezione per la liquidità, che ora rischia di essere erosa dall’inflazione.
Di fatto, i continui shock socioeconomici che hanno caratterizzato gli ultimi mesi hanno avuto un impatto ansiogeno sulle famiglie. Anche in relazione alla gestione delle finanze personali.

Dall’aggiornamento del 4° Rapporto Assogestioni-Censis emerge infatti che per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmio e investimenti genera ansia e preoccupazione.
E a soffrirne maggiormente sono giovani e over 65.
In particolare, il 50,7% dei rispondenti tra 18 e 34 anni e il 54,4% degli ultrasessantacinquenni, contro il 45,6% degli adulti (35-64 anni).

Salgono i tassi, si riduce il potere d’acquisto

Un segnale del cambiamento intervenuto nel mercato del risparmio è arrivato dalla risalita dei tassi di interesse. Il 44,1% dei giovani, il 36,3% degli adulti e il 31,6% degli anziani afferma di essersi sentito personalmente penalizzato da questo fenomeno.

Il Censis stima che nel secondo trimestre 2023 il potere d’acquisto delle famiglie in termini reali abbia subito una riduzione dell’1,7% su base tendenziale. Il quadro in piena evoluzione richiede quindi competenze per gestire il cambiamento repentino. Competenze che spesso sono inadeguate e non consentono ai risparmiatori di prendere decisioni informate sulla gestione del denaro e sulla pianificazione del proprio futuro.

Scarse conoscenze economiche di base

Lo studio ha indagato il livello di conoscenza dei risparmiatori riguardo l’effetto concreto dell’inflazione sui redditi. Alla domanda sulla variazione del potere di acquisto in presenza di prezzi e redditi raddoppiati, ha risposto in modo errato il 27,0% dei giovani, il 23,0% degli adulti e ben il 53,2% degli anziani.

Un’altra verifica delle conoscenze di base ha riguardato la differenza tra azioni e obbligazioni. In questo caso, la risposta sbagliata è stata data dal 13,0% dei 18-34enni, dal 10,2% dei 35-64enni e dal 12,2% degli over 65.
Ma il dato sintomatico arriva sommando a questi numeri quelli di coloro che non hanno saputo indicare una risposta. Ovvero, il 36,6%, il 24,7% e il 35,1%.

Una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale

Le conoscenze e la reattività variano in funzione dell’età dei risparmiatori, sottolineando la necessità urgente di promuovere una maggiore educazione finanziaria su larga scala, e allo stesso tempo, adottare approcci specifici per le diverse generazioni.

La diffusione di una maggiore alfabetizzazione finanziaria è un’esigenza sociale strutturale e permanente, che si è solo intensificata alla luce dei cambiamenti repentini del nostro tempo.
Gli over 65 sono la categoria meno propensa a riadattare l’utilizzo dei propri risparmi a fronte dell’evoluzione dello scenario. Hanno infatti ‘cambiato idea’ solo il 28,7% degli anziani, contro il 48,4% dei giovani e il 40,4% degli adulti. 

Bollette: cosa cambia per luce e gas nel 2024? 

A partire dal 10 gennaio dell’anno appena iniziato milioni di italiani sono obbligati a passare dal mercato tutelato per la fornitura di gas al mercato libero, mentre slitta al primo luglio 2024, rispetto alla scadenza prevista per il primo aprile, la fine del mercato tutelato per l’energia elettrica.

Ma gli italiani sono pronti a questo passaggio?
Pare di no. Secondo l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat sono oltre 13 milioni gli utenti che nemmeno sono a conoscenza del fatto che il servizio di tutela sia destinato a chiudere. Addirittura, quasi 6 milioni di consumatori non sanno dire se il contratto che hanno attualmente sia nel mercato tutelato o in quello libero.

Tra il timore di restare senza fornitura e quello dell’aumento delle tariffe 

Analizzando più da vicino le risposte di chi ha dichiarato di avere un contratto di fornitura luce o gas nel mercato tutelato, ma non sapeva della fine del regime di tutela, emerge che quasi 2,5 milioni di italiani non hanno fatto ancora nulla per passare al mercato libero.

La scarsa conoscenza dell’argomento porta con sé, inevitabilmente, una serie di paure, alcune comprensibili, altre infondate.
Ad esempio, circa 1 milione di persone hanno dichiarato di temere di restare senza fornitura, mentre il 12% ha ammesso di aver paura per l’aumento delle tariffe.

Cosa succede a chi non sceglie?

Ma cosa accadrà per chi non passerà in autonomia al mercato libero prima della scadenza del servizio di tutela? Niente paura, non si corre il rischio di rimanere senza fornitura: l’Arera ha stabilito regole precise per i cosiddetti clienti non vulnerabili, ma che variano tra energia elettrica e gas.
Nel caso di fornitura elettrica, il cliente verrà assegnato tramite un’asta a un nuovo fornitore entrando così nel Servizio a tutele graduali, che avrà una durata di 3 anni ed è predisposto da Arera per accompagnare il passaggio al mercato libero dell’energia elettrica.

Per quanto riguarda il gas, invece, il cliente che non passerà al mercato libero di sua iniziativa rimarrà con l’fornitore, ma cambierà la tariffa. Gli verrà assegnata una tariffa simile a quelle Placet, valida per un anno, in attesa che faccia in autonomia una scelta sul mercato libero.

Occhio alla “spesa per materia energia”

Sul mercato libero operano centinaia di società differenti, i cui prezzi possono variare sensibilmente. È bene però ricordare che nel mercato libero i fornitori hanno la possibilità di modificare solo la componente ‘spesa per la materia energia’, voce che diventa quindi fondamentale per comparare diverse offerte.

Le altre voci, come ad esempio, oneri e imposte, sono uguali per tutti e sono stabilite dall’Autorità.
L’utilizzo dei comparatori o l’intervento di un consulente esperto può essere quindi una soluzione per confrontare nel modo corretto le offerte, e scegliere consapevolmente quella più adatta alle proprie esigenze.

Il sonno è fondamentale per la salute? 

Il sonno è essenziale per la salute mentale e il benessere in generale: ormai lo sappiamo tutti. Questa consapevolezza ha innescato una crescente domanda di prodotti e servizi mirati a migliorare il riposo. Dall’uso di tisane, integratori e medicine fino al monitoraggio con app e dispositivi sofisticati, il sonno è al centro dell’attenzione.
Così il mondo sta cercando di affrontare (e vincere) la sfida del sonno di qualità. Innanzitutto, l’interesse per la “nanna” ha portato innovazioni in vari settori. Oltre a dispositivi di monitoraggio del sonno e accessori, ora esiste la biancheria da letto che migliora il riposo. Ma sono nati addirittura hotel incentrati sul benessere che promettono notti da sogni d’oro. 

L’analisi del sonno e il suo impatto soprattutto sui giovani 

Nonostante l’attenzione crescente, la qualità del sonno sta registrano un calo in tutto il mondo. La durata media del riposo si è ridotta al di sotto delle 7 ore raccomandate. La qualità del riposo sta diminuendo in tutti i gruppi di età e regioni, con le donne che hanno subito cali più significativi. I più anziani hanno registrato un calo maggiore, soprattutto quelli oltre i 70 anni.
La mancanza di sonno regolare, e soprattutto il deficit, influenzano negativamente la qualità della vita. In particolare i giovani si concedono ancora meno ore di sonno rispetto agli over, tranne nei weekend dove  si dorme in media 44 minuti in più.

Consigli per dormire bene 

È possibile migliorare la qualità del sonno con alcune semplici pratiche da adottare quotidianamente. In particolare bisognerebbe evitare attività stressanti per almeno 90 minuti prima di dormire. Un’ora prima di andare a letto, bisognerebbe spegnere i dispositivi elettronici per favorire il rilascio di melatonina.
Infine, una mezz’ora prima di infilarsi fra le lenzuola potrebbe essere utile una doccia calda. Sempre, poi, la  camera ideale dovrebbe essere buia, fresca e silenziosa.

Sonno, alimentazione e peso corporeo 

Il sonno svolge un ruolo importante nel mantenimento del peso. Favorisce il risparmio di energia e l’utilizzo di riserve interne di grassi e glucosio per sostenere le attività quotidiane. Ancora, esistono alimenti ricchi di nutrienti che promuovono un buon riposo. Il succo di amarena, succo di barbabietola, kiwi e noci contengono melatonina, serotonina e antiossidanti che migliorano la qualità del sonno.
In sintesi, il sonno è essenziale per la salute mentale e il benessere. Nonostante l’aumento dell’interesse, la qualità del sonno sta diminuendo globalmente. È importante adottare pratiche salutari e prestare attenzione all’alimentazione per migliorare il sonno e mantenere un peso corporeo equilibrato. 

Cos’è l’ISEE e come si calcola?

In questo periodo dell’anno, vuoi per l’iscrizione all’università vuoi per altre facilitazioni, viene spesso richiesto l’ISEE. Ma di cosa si tratta? L’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è un indicatore utilizzato in Italia per determinare la situazione economica di un nucleo familiare o di un individuo al fine di stabilire l’accesso a servizi pubblici e agevolazioni sociali. L’ISEE tiene conto dei redditi e del patrimonio della famiglia, nonché delle dimensioni del nucleo familiare, al fine di calcolare un valore che rappresenti la situazione economica complessiva in modo equo.

I fattori coinvolti nel calcolo

Il calcolo dell’ISEE coinvolge diversi fattori e non si ferma alla mera dichiarazione dei redditi, per un quadro più preciso. Ovviamente si conteggiano i redditi, sia quelli da lavoro dipendente sia autonomo, e poi pensioni, redditi da capitale, affitti e altre entrate. Vengono calcolate alcune detrazioni fiscali, come quelle legate a figli a carico o situazioni di handicap. Si valuta poi il patrimonio immobiliare e mobiliare della famiglia, includendo beni come case, terreni, autoveicoli e altri beni di valore.

Gli elementi parametrati

Oltre ai redditi e alle proprietà, anche il numero di componenti del nucleo familiare influisce sul calcolo, poiché si presume che più persone abbiano bisogno di risorse economiche superiori. Si tiene conto delle spese sostenute per l’abitazione, tra cui l’affitto o il mutuo, le spese condominiali e l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). Per un principio di equità, vengono considerate eventuali situazioni particolari, come la presenza di familiari con disabilità o altre circostanze che possono influire sulla situazione economica.

Un “conto” che serve

Una volta ottenuti tutti questi dati, l’ISEE viene calcolato mediante una formula specifica stabilita dal governo italiano. Il risultato è un valore numerico che rappresenta l’ISEE del nucleo familiare o dell’individuo. Questo valore viene poi utilizzato per determinare l’accesso a vari servizi pubblici e agevolazioni, come l’assegnazione di borse di studio, la possibilità di ottenere sconti sulla bolletta energetica, la partecipazione a bandi per alloggi popolari, e così via. In sintesi, l’ISEE è uno strumento cruciale per determinare l’idoneità di un individuo o di una famiglia a beneficiare di servizi e agevolazioni socio-economiche. E’ importante notare che l’ISEE viene aggiornato annualmente e che il calcolo può variare leggermente in base alle leggi e alle normative in vigore. Pertanto, è consigliabile consultare il sito web dell’INPS o rivolgersi a un CAF o ad un professionista del settore per ottenere informazioni e assistenza specifiche sul calcolo.

Carovita: come risparmiano gli italiani al supermercato?

Per far fronte ai rincari dei beni di consumo come risparmiano gli italiani quando fanno la spesa? Un’indagine condotta da Everli svela che cercano di evitare soprattutto gli acquisti superflui (42%), scelgono i prodotti in offerta (33%), sfruttano i programmi fedeltà che garantiscono sconti speciali (27%) e aumentano la preferenza alle private label (18%). Insomma, l’inflazione pesa sui carrelli degli italiani, tanto che il 67% ora spende di più rispetto al passato per gli stessi prodotti. Secondo i dati Istat, nell’ultimo trimestre 2022 il potere di acquisto delle famiglie è diminuito quasi del 4% rispetto ai tre mesi precedenti, e la causa principale sembra essere proprio l’aumento dei prezzi.

Si riducono gli acquisti e si opta per le private label

Di fatto, negli ultimi 12 mesi 7 italiani su 10 hanno ridotto i loro acquisti al supermercato a causa dei rincari. Per contenere l’impatto dell’inflazione sui portafogli si tagliano soprattutto le bevande alcoliche (43%), ma anche la frutta e la verdura (40%). Tuttavia, pare che gli abitanti della Penisola non riescano proprio a fare a meno di alcuni prodotti, e anche quando devono risparmiare non rinunciano a formaggi e affettati (37%) né a snack dolci o salati (29%). Osservando però gli acquisti effettuati sulla piattaforma di Everli, anche in questo caso si delinea una tendenza al risparmio. Sono proprio gli ‘irrinunciabili’ formaggi e salumi a guidare i consumi dei prodotti a marchio del distributore, caratterizzati in genere da un prezzo mediamente più conveniente rispetto all’offerta dei brand più noti.

La propensione al risparmio entra anche in cucina

Per far fronte ai rincari i consumatori confermano di aver acquisito nuove e virtuose abitudini, come, ad esempio, fare acquisti al supermercato in maniera più mirata e consapevole (41%), valutare con più attenzione il rapporto qualità-prezzo dei prodotti (37%) e monitorare sconti e offerte più frequentemente (31%). Una propensione al risparmio che sembra essere entrata anche nelle cucine degli italiani, con il 43% che dichiara di aver imparato a preparare nuove ricette per utilizzare gli avanzi e contenere gli sprechi alimentari. Non solo, oltre 9 italiani su 10 (94%) affermano di voler introdurre ulteriori soluzioni per risparmiare nei prossimi tre mesi.

Il caro prezzi dirada la fiducia nei confronti dei brand

Se si è ancora restii ad abbandonare il supermercato abituale e dirigersi verso uno più conveniente (8%), il caro prezzi dirada la fiducia nei confronti dei brand, e i consumatori scelgono prodotti più economici a prescindere dal marchio (64%), o si rivolgono a mercati rionali o fattorie con rivendita diretta (34%).
Secondo la ricerca, a essere maggiormente colpite dal caro prezzi sono le donne, che ammettono di aver percepito rincari pari al 10% (63% delle intervistate), contro una media del 5% riferita dagli uomini (66% degli intervistati). Ma nonostante i tentativi messi in atto per risparmiare, ci sono beni che non possono essere depennati dalla lista della spesa, e che possono influire sui bilanci familiari e personali.

La Second Hand Economy prende il volo, e arriva a 25 miliardi

Nel 2022 aumenta il numero di persone che comprano e vendono usato, così come la frequenza di utilizzo di questa forma di economia circolare e distributiva. Sono 24 milioni gli italiani che l’anno scorso hanno scelto la Second Hand Economy, per un guadagno medio di quasi 1.000 euro (953 euro), generando un valore economico di 25 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil nazionale. E se continua anche la crescita dell’online, canale preferito dal 65%, con un volume d’affari di 11,9 milioni di euro (47% del totale), dopo due anni di difficoltà cresce anche l’offline. Si tratta di alcune evidenze della nona edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy, condotto da Bva Doxa per Subito.it.

L’usato online conquista un target cross-generazionale attento ed esigente 

“Nel 2022 osserviamo un ulteriore aumento della percentuale di coloro che fanno second hand, così come del valore generato – commenta Giuseppe Pasceri, Ceo di Subito -. Un segnale chiaro di come questa forma di economia circolare abbia a tutti gli effetti sdoganato il pregiudizio per diventare un’abitudine di cui andare fieri, una scelta da rivendicare con orgoglio perché intelligente, sostenibile, smart Subito, e in particolare l’esperienza simile all’e-commerce della compravendita dell’usato, scelta da 6 utenti su 10, hanno contribuito a rendere ancora più semplice e comoda questa scelta, conquistando un target cross-generazionale esigente e attento”.

Cosa compravendono gli italiani

La prima categoria per valore generato a totale si conferma Veicoli (10,6 miliardi), seppure in decrescita rispetto al balzo positivo del 2021. A seguire Casa e Persona, che cresce più delle altre (6,7 miliardi nel 2022 vs 5,7 miliardi nel 2021), Elettronica (4,5 miliardi) e Sports&Hobby (3,4 miliardi), stabili rispetto al 2021 per valore generato. La percentuale di chi compra e vende usato cresce dal 52% al 57% e si conferma al terzo posto tra i comportamenti sostenibili messi in atto dagli italiani, preceduto da raccolta differenziata (90%) e acquisto di lampadine Led (69%) e seguito da acquisto prodotti a km0 (49%).

Perché si sceglie di acquistare prodotti di seconda mano 

Alcuni target, in particolare, trovano nella second hand un alleato per affrontare tutti i cambiamenti tipici della loro condizione, come GenZ e Millennials (73%), o famiglie giovani con figli piccoli (75%). Ma quali sono i valori associati a questa scelta? La sostenibilità di un comportamento che fa bene all’ambiente (55%), l’importanza di non sprecare, dando valore alle cose (52%) e la scelta intelligente e attuale di un modello differente di economia (51%), valori trasversali a tutte le generazioni. Le prime tre regioni che spiccano per volume d’affari nel 2022 sono Lombardia (4,2 miliardi), Campania (3,1 miliardi), e Lazio (2,7 miliardi). Le regioni dove si guadagna di più rispetto alla media nazionale grazie alla vendita dell’usato, riporta Adnkronos, sono invece Campania (1.114 euro), Veneto (1.099 euro) e Lombardia (970 euro).

Garanzia per l’Inclusione: nel 2024 arriva il nuovo Reddito di Cittadinanza 

Il Governo ci ripensa: il Reddito di Cittadinanza non verrà abolito, ma sostituito da un nuovo strumento a contrasto della povertà, in qualche modo analogo, ma diverso sotto diversi punti di vista. Dal 1° gennaio 2024 la Garanzia per l’Inclusione sostituirà il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, e verrà accompagnata da due ulteriori forme di sostegno alle famiglie in difficoltà. La novità principale rispetto al Reddito di Cittadinanza riguarda l’esclusione di una larga platea di possibili beneficiari in conseguenza dell’ulteriore abbassamento della soglia Isee, che passa dai 9.360 euro per il RDC a 7.200 euro per richiedere la GIL.  Di fatto, GIl e RDC non sono così differenti, se non per l’Isee più ‘basso’ necessario per accedere al beneficio.

Soglia del reddito a 6mila euro moltiplicati per la scala di equivalenza

Come nel caso del Reddito di Cittadinanza anche per la Garanzia per l’Inclusione è richiesto un reddito familiare non superiore a 6mila euro moltiplicato per la scala di equivalenza, un valore in base a cui l’importo aumenta al crescere del numero dei componenti del nucleo familiare.
In particolare, l’aumento è del 40% in presenza di uno o più componenti con più di 18 anni che non usufruiscono dell’assegno unico e del 220% con componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienti. Per figli minori percettori di assegno unico è riconosciuto un importo mensile pari a 50 euro. 

Agevolare l’inclusione sociale e lavorativa

Un’importante novità riguarda i destinatari della Garanzia per l’Inclusione. Sebbene rientri nel quadro delle politiche attive per il contrasto alla povertà, nei fatti sembra essere più orientata ad agevolare l’inclusione sociale e lavorativa di soggetti fragili. Uno dei requisiti fondamentali per richiedere la Garanzia per l’Inclusione riguarda infatti la presenza, nel nucleo familiare, di almeno un componente con disabilità, un minore, un soggetto con almeno 60 anni, o con una patologia riconosciuta ai fini della dichiarazione di invalidità civile, anche temporanea. Inoltre, occorre essere cittadini italiani, essere cittadini europei, essere cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno, residenti in Italia da almeno cinque anni (erano 10 per il RDC), di cui gli ultimi due in modo continuativo.

Altre due forme di sostegno

Viene mantenuto lo stesso sistema di calcolo adottato per il Reddito di Cittadinanza, a fronte del quale ai beneficiari verrà erogato un assegno mensile di 500 euro aggiornato alla scala di equivalenza, integrato di 280 euro di contributo per l’affitto. Il sussidio verrà erogato per 18 mesi con possibilità di richiederlo nuovamente per altri 12 dopo un mese di stop. Alla GIL si accompagneranno anche altre due ulteriori forme di sostegno che prevedono l’erogazione di un sussidio di importo pari a 350 euro, la Prestazione di Accompagnamento al Lavoro (spettante a coloro che hanno concluso i 7 mesi previsti di RDC e hanno sottoscritto un Patto per il Lavoro), e la Garanzia per l’attivazione lavorativa, destinata a tutti i soggetti appartenenti a nuclei familiari non in possesso dei requisiti per richiedere la GIL. Nello specifico, soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni con ISEE non superiore a 6mila euro.

Dichiarazione dei redditi: le novità del 2023 per il modello 730

Il via libera definitivo dell’Agenzia delle Entrate sulla dichiarazione dei redditi 2023 riguarda i modelli 730, 730-1, 730-2, 730-3, 730-4, e il 730-4 integrativo. È infatti online sul sito dell’Agenzia la versione definitiva del modello 730 e delle relative istruzioni per la compilazione. Il 730 è il modello per la dichiarazione dei redditi dedicato ai lavoratori dipendenti e pensionati. Il modello 730 presenta diversi vantaggi: il contribuente non deve eseguire calcoli e ottiene il rimborso dell’imposta direttamente nella busta paga o nella rata di pensione, a partire dal mese di luglio (per i pensionati a partire da agosto o settembre). Se, invece, si devono versare delle somme, queste vengono trattenute dalla retribuzione (a partire dal mese di luglio) o dalla pensione (a partire da agosto o settembre) direttamente nella busta paga.

Chi può presentare il 730?

Possono utilizzare il modello 730 i contribuenti che nel 2022 hanno percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, redditi dei terreni e dei fabbricati, redditi di capitale, redditi di lavoro autonomo per i quali non è richiesta la partita Iva (ad esempio prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente), redditi diversi (ad esempio, redditi di terreni e fabbricati situati all’estero), e alcuni dei redditi assoggettabili a tassazione separata, come ad esempio, i redditi percepiti dagli eredi. A esclusione, però, dei redditi fondiari, d’impresa e derivanti dall’esercizio di arti e professioni.

Può presentarlo anche chi nel 2023 non ha un sostituto d’imposta

Possono presentare il modello 730, anche in assenza di un sostituto d’imposta tenuto a effettuare il conguaglio, i contribuenti che nel 2022 hanno percepito redditi di lavoro dipendente, redditi di pensione e/o alcuni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, e che nel 2023 non hanno un sostituto d’imposta che possa effettuare il conguaglio. In questo caso nel riquadro ‘Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio’ va barrata la casella ‘Mod. 730 dipendenti senza sostituto’.

Quando si presenta?

A partire dal 30 aprile, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati il modello 730 precompilato nell’area dedicata del sito internet, a cui si accede utilizzando un’identità SPID o CIE o una Carta nazionale dei servizi. Il 730 precompilato deve essere presentato entro il 30 settembre, direttamente all’Agenzia delle Entrate, al Caf, a un professionista o al sostituto d’imposta. I termini che scadono nel giorno di sabato, o in un giorno festivo, sono prorogati al primo giorno feriale successivo.

Bollette del gas: nel 2022 arrivano a oltre 1.750 euro, il 54% in più del 2021

Durante il mese di novembre 2022, secondo le simulazioni effettuate dal portale di comparazione prezzi Facile.it, una famiglia tipo con un contratto di fornitura stipulato nel mercato tutelato dovrà mettere a budget ben 143 euro per la sola bolletta del gas, il 26% in più rispetto a novembre dello scorso anno. Di fatto, dopo la tregua di ottobre il prezzo del gas è tornato a crescere, e le bollette sono diventate decisamente più salate per le famiglie italiane. Se i prezzi dovessero rimanere su questi livelli fino alla fine dell’anno, si legge in una nota di Facile.it, la spesa complessiva per tutto il 2022 relativa alla fornitura di gas, sempre per una famiglia tipo con un contatto nel mercato tutelato, sarà superiore a 1.750 euro. Vale a dire il 54% in più rispetto allo scorso anno.

Dopo la tregua di ottobre tariffe di nuovo in aumento. A novembre +13,7%

Si tratta di alcuni dati emersi da una analisi realizzata da Facile.it, che ha tenuto in considerazione le nuove tariffe per l’energia comunicate dall’Autorità relative al mese di novembre di quest’anno.
“Le condizioni eccezionali di ottobre hanno portato a un calo del prezzo del gas, ma come previsto le tariffe sono tornate a crescere, con un aumento che a novembre è stato del 13,7%, andando di fatto ad annullare la diminuzione del mese precedente”, ha spiegato Mario Rasimelli, Managing Director Utilities di Facile.it.

“Una brutta notizia soprattutto per chi è ancora nel mercato tutelato”

“Una brutta notizia per tutti coloro che si trovano ancora oggi nel mercato tutelato e che fa presagire un inverno complicato dal punto di vista delle bollette – ha aggiunto Mario Rasimelli -. Proprio per questo il consiglio non è solo quello di continuare a fare attenzione ai propri consumi, ma anche guardare alle offerte presenti sul mercato libero, perché il passaggio potrebbe essere una soluzione per contrastare, almeno in parte, i costi elevati”.

Il 2022 sarà l’anno più costoso di sempre: 3.100 euro tra luce e gas

Insomma, secondo gli esperti di Facile.it il 2022 sarà l’anno più costoso di sempre per quanto riguarda la spesa dell’energia. Di fatto, sommando le bollette del gas a quelle per l’elettricità la spesa complessiva di una famiglia tipo con un contratto di fornitura stipulato nel mercato tutelato quest’anno potrebbe addirittura sfiorare i 3.100 euro. Ovvero, il 74% in più rispetto al 2021.

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