Info, statistiche e referenze

Categoria: General (Pagina 4 di 4)

Italiani e animali domestici, un legame ancora più stretto dopo la pandemia

Gli italiani amano gli animali domestici e ritengono che siano una parte indispensabile della famiglia. Non solo: i nostri connazionali riconoscono ai pet un ruolo quasi “terapeutico”, fondamentale durante le lunghe settimane di lockdown. I cuccioli di casa, infatti, hanno regalato ai loro umani aiuto e supporto anche nei momenti più bui della pandemia di Covid-19. È questa la conclusione di un sondaggio condotto da Federchimica Aisa in collaborazione con Swg, realizzato con l’obiettivo di comprendere appieno il legame tra italiani e pets. Tanto che l’80% degli intervistati ha dichiarato che la presenza di un animale è stata fonte di conforto durante la pandemia. 

In Italia 60 milioni di animali da compagnia

Oggi nel nostro Paese ci sono circa 60 milioni di animali da compagnia: in base agli ultimi dati un italiano su due possiede un cucciolo. Tra tutti i nostri connazionali, il 67% ha scelto di adottare un quattro zampe proprio per il bisogno di compagnia, e questa percentuale sale addirittura al 73% fra le persone che non hanno figli. Per il 91% del campione, praticamente all’unanimità, gli amici pelosi sono a tutti gli effetti dei componenti della famiglia. E’ quindi molto lontana l’idea di considerare gli animali, come invece accadeva un tempo, solo come un aiuto nel lavoro nei campi o nella gestione delle greggi.

Il cane è il compagno preferito

Per quanto riguarda gli animali preferiti con cui condividere casa e vita, il cane vince nel sondaggio con il 62% delle preferenze, risultando così il pet più amato dagli italiani. Per il 55% dei rispondenti l’animale prediletto è il gatto e un altro sostanziale 27% ha deciso di acquistare pesci, volatili, roditori e animali esotici come serpenti e iguane.

Benessere a due e quattro zampe

“Il nostro sondaggio e il confronto con gli esperti rivelano come gli animali domestici siano fondamentali per il nostro benessere, un benessere non solo psicologico – ha spiegato Arianna Bolla, presidente di Federchimica Aisa – sono un aiuto per affrontare la solitudine e un supporto alla socializzazione per più piccoli. Convivere oggi con un animale domestico significa quindi essere responsabile della sua salute, una salute che dobbiamo garantire facendo riferimento ai medici veterinari. Un animale sano equivale a un proprietario sano, è così che realizziamo concretamente il concetto di One Health-una sola salute”.

Il settore arredo-design a Milano Monza Brianza e Lodi

Dal 5 al 10 settembre con il Supersalone è tornato a Milano il Salone del Mobile, che ha preceduto di poco la Fashion week, in calendario dal 21 al 27. Milano è la vetrina phygital del Made in Italy, da sempre riconosciuto e apprezzato nel mondo, anche in tempi di pandemia.
Tra Milano Monza Brianza e Lodi le imprese attive nei settori dell’arredo-design sono circa 7.000, di cui 2.228 specializzate nella fabbricazione di mobili, 1.269 nella filiera del legno e 2.553 nel design. A queste si aggiungono 938 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi. E con più di 2.100 imprese Milano si conferma la capitale nazionale del design.

Le aziende di design sono il 36,5% del totale

Si tratta dei numeri del sistema imprenditoriale del settore arredo-design, elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Tra Milano Monza Brianza e Lodi la filiera dell’arredo design in termini di posti di lavoro conta oltre 37.500 addetti, che valgono circa il 2% del totale delle attività economiche e l’1,5% dell’occupazione. Tra i settori, le attività di design specializzate rappresentano il 36,5% del totale del comparto (con 2.553 imprese attive in termini assoluti), seguite dalla fabbricazione di mobili (31% con 2.228 imprese attive nei tre territori) e dall’industria del legno (1.269). A queste si aggiungono 938 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi.

Una variazione fisiologica in negativo delle imprese sul territorio

I dati camerali da un lato evidenziano una fisiologica variazione in negativo delle imprese sul territorio, dall’altro riflettono anche una spinta alla ripresa sostenuta dal design e dalla crescita delle esportazioni. Rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, si registra infatti una variazione nel numero delle imprese attive del -1,1%, diminuzione comunque in linea con il -1,7% risultato dal confronto rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Il Supersalone è il primo passo del ritorno di Milano alla nuova normalità

In un contesto economico profondamente segnato dalle conseguenze della pandemia, le imprese del manifatturiero pagano il conto più alto: in un anno le imprese attive a Milano Monza Brianza Lodi nell’industria del legno diminuiscono del -4,7%, -3,5% per la fabbricazione di mobili. Se anche il commercio è in lieve difficoltà (-0,4%), sono le attività del design che, in aumento del +2,8%, trainano i dati del comparto. “Il Supersalone del Mobile è il primo passo del ritorno di Milano alla nuova normalità – dichiara Carlo Sangalli Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi -. Il Supersalone, del resto, riapre la stagione dei grandi eventi, e sarà una grande opportunità per il rilancio dell’immagine di Milano a livello internazionale.

Istat: a giugno aumenta la fiducia di aziende e consumatori

Buone notizie per l’Italia, almeno per quanto riguarda il sentiment di comuni cittadini e aziende: l’ottimismo è alto, mai così in salita dall’ormai lontano 2018. Entrando nel merito, le rilevazioni dell’Istat parlano di un “marcato aumento”, a giugno, sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 110,6 a 115,1) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 107,3 a 112,8). L’Istituto di Statistica precisa che l’indice di fiducia dei consumatori, in risalita per il terzo mese consecutivo, supera il livello di febbraio 2020 registrando un massimo da ottobre 2018. Tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori sono in crescita seppur con intensità diverse: il clima economico e quello corrente registrano gli incrementi più decisi (rispettivamente da 116,2 a 126,9 e da 102,6 a 108,1); più contenuta la dinamica del clima personale e di quello futuro (il primo passa da 108,7 a 111,1 e il secondo da 122,5 a 125,5).

Positive le stime soprattutto di manifattura e servizi

Per quel che riguarda le imprese, si stima un miglioramento della fiducia nella manifattura e, soprattutto, nei servizi. In particolare, nell’industria manifatturiera l’indice sale da 110,9 a 114,8, nei servizi di mercato aumenta da 99,1 a 106,7 e nel commercio al dettaglio cresce da 99,9 a 106,7. Solo nelle costruzioni l’indice di fiducia diminuisce lievemente, passando da 153,9 a 153,6. Nell’industria manifatturiera migliorano i giudizi sugli ordini e le aspettative sulla produzione; le scorte sono giudicate in leggero accumulo rispetto al mese scorso. Si segnala una netta crescita della fiducia nel settore dei beni intermedi. Per quanto attiene alle costruzioni, i giudizi sul livello degli ordini sono in miglioramento mentre si registra un calo delle attese sull’occupazione presso l’azienda; tra i settori emerge un calo marcato dell’indice di fiducia nel settore dell’ingegneria civile. Nei servizi di mercato, i saldi di tutte le componenti dell’indice sono in decisa risalita. La fiducia migliora decisamente nel settore del trasporto e magazzinaggio mentre è in lieve calo nel turismo e nei servizi alle imprese. Nel commercio al dettaglio, la risalita dell’indice è trainata dal miglioramento dei giudizi sia sulle vendite sia sulle scorte; le attese sulle vendite diminuiscono. Per quanto riguarda i circuiti distributivi, si evidenzia uno spiccato miglioramento della fiducia nella distribuzione tradizionale (l’indice passa da 92,7 a 101,5); nella grande distribuzione la dinamica, seppur positiva, è più contenuta (l’indice sale da 103,0 a 108,6).

Le imprese vedono rosa 

A giugno, riporta Askanews, “il clima di fiducia delle imprese migliora – è il commento dell’Istat – consolidando la tendenza positiva in atto da dicembre 2020. Con riferimento al comparto dell’industria e a quello dei servizi di mercato, il livello degli indici supera marcatamente quelli precedenti la crisi; per il commercio al dettaglio l’indice si attesta leggermente al di sotto del valore registrato a febbraio 2020”.

Al lavoro il Sud Italia è più felice del Nord

Qual è l’area geografica italiana in cui i lavoratori sono più felici e soddisfatti del proprio impiego? Il Sud. Lo attesta la terza analisi dell’Associazione Ricerca Felicità sullo stato di felicità e benessere dei lavoratori italiani attivi. Alla domanda Quando mi sveglio per andare a lavorare mi sento felice? il Sud risponde infatti con una concentrazione di risposte positive rispetto al Nord, ovvero, con un punteggio tra 4 e 6, dove a 1 corrisponde ‘per niente d’accordo’ e a 6 ‘totalmente d’accordo’. Al contrario del Nord-Est, che con la maggior parte delle risposte tra 1 e 3 esprime una forte negatività.

Il Nord-Est è più infelice anche del Nord-Ovest
Il Sud risponde positivamente anche alle domande Quando lavoro mi appassiono tanto da dimenticare tutto il resto? (67,7% di risposte positive), Sento un forte senso di appartenenza alla mia organizzazione? (68,7%), e I miei meriti vengono riconosciuti? (58,2%). A Nord-Est invece rispondono rispettivamente “solo” con il 57%, 55,5% e 41% di risposte positive. Oltre che tra Sud e Nord grandi differenze si riscontrano anche tra i due estremi settentrionali della Penisola, dove il Nord-Est (Triveneto ed Emilia-Romagna), sembra segnalare un maggior senso di isolamento (34,4%), meno felicità (65,6%) e una maggior sensazione di essere tagliati fuori rispetto al Nord-Ovest (34,4%), formato da Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia relativamente con il 20.4%, 79.4% e 19.7%.

Centro Italia, malcontento per le opportunità professionali.
Complessivamente, dunque, il Nord-Ovest presenta una popolazione attiva che si ritiene felice e per nulla isolata dagli altri, ma non molto gratificata del proprio impiego e delle opportunità che offre, fatta eccezione per il senso di appartenenza all’organizzazione, invece ben sentito dai lavoratori (62,6%). Spostandosi al Centro Italia si denota un benessere stabile e una forte coesione sociale, sebbene, anche in questo caso, emerga l’insoddisfazione riguardo l’attività lavorativa. Questo malcontento aumenta volgendo lo sguardo verso le opportunità professionali.

La presunta correlazione tra felicità e produttività non è stabile
“Possiamo quindi affermare che il Sud Italia è più felice, più appagato e appassionato alla sua attività lavorativa, nonostante provi un leggero senso di isolamento”, commenta Elisabetta Dallavalle, Presidente dell’Associazione Ricerca Felicità.
“Quest’analisi ci ha stupito e interrogato perché ha messo in evidenza come la presunta correlazione tra felicità e produttività non sia stabile nelle regioni italiane del Nord-Est. Oggettivamente – sottolinea Elga Corricelli, co-founder dell’Associazione Ricerca Felicità – si tratta di regioni con un alto tasso di produttività, che tuttavia non si sentono pienamente appagati sul lavoro”. 

Smart working, come scegliere un’illuminazione corretta?

Come utilizzare la luce per creare un ambiente di lavoro produttivo? Per i tanti che stanno lavorando in smart working non è solo lo spazio a essere importante: anche l’illuminazione lo è, soprattutto quando si passano diverse ore davanti a uno schermo. Secondo la neuroscienziata Karen Dawe di Dyson “l’illuminazione nelle postazioni di lavoro domestiche è spesso trascurata”, poiché spesso la luce naturale proveniente dalle finestre o dai faretti si riflette sullo schermo di un computer, causando abbagliamento e affaticamento degli occhi, e compromettendo la capacità di concentrarsi.

La luce giusta a seconda dell’attività da svolgere

“La gente tende a utilizzare l’illuminazione in casa in quattro modi: luce indiretta per un’illuminazione generale, luce mirata per attività a elevata precisione, luce funzionale per mettere in risalto elementi particolari, come un’opera d’arte, e luce ambientale per creare un’atmosfera rilassante la sera – continua Karen Dawe -. Eppure, nonostante in ogni casa siano presenti innumerevoli tipologie di apparecchi di illuminazione, a ciascuno è solitamente assegnato un solo compito”. È necessario, quindi, assicurarsi di avere il giusto livello di luce per il compito da svolgere. La luce, infatti, non è tutta uguale. Per le attività di maggior precisione è meglio optare per una luce artificiale, con un indice di resa cromatica (CRI) maggiore. Più alto è il CRI, più i colori saranno simili a come appaiono alla luce naturale, riporta Ansa.

Far riposare gli occhi

“Tutti vogliamo rimanere concentrati quando lavoriamo da casa, ma è fondamentale concedere ai nostri occhi un po’ di riposo. Costringere gli occhi a concentrarsi su un’area limitata per un periodo di tempo prolungato – puntualizza la ricercatrice – significa sforzare i muscoli oculari, con conseguente affaticamento visivo”. I sintomi dell’affaticamento visivo possono essere provocati anche dallo sfarfallio e dal riverbero delle fonti luminose. Spesso, gli schermi sono troppo o non abbastanza luminosi, e se l’occhio è in grado di sopportare un certo livello di riverbero lavorare otto ore al giorno in queste condizioni è davvero eccessivo per i muscoli oculari. È bene quindi regolare la luminosità degli apparecchi per creare una luce confortevole, e per letture prolungate, aumentare la dimensione dei caratteri.

Creare una routine legata alla luce naturale

Se l’illuminazione interna spesso presenta la medesima luminosità e resa cromatica per tutta la giornata la luce solare, al contrario, varia al variare delle ore, e oltre a stimolare l’attenzione, è anche il segnale principale per il nostro orologio biologico. Ma come adeguare la luce artificiale ai nostri ritmi circadiani? Ricorrendo a un’illuminazione interna che “permetta di variare la temperatura della luce, da fredda a calda, e la luminosità a seconda dell’ora del giorno”, spiega Karen Dawe, e allestendo la postazione di lavoro vicino a una finestra o in uno spazio ben illuminato dalla luce naturale. Inoltre, mano a mano che l’età aumenta anche la luce deve aumentare. Le lampadine con un CRI superiore a 80 sono la scelta ideale per aiutare gli occhi più “anziani” a distinguere meglio i colori.

Shopping online, il Grande Fratello del Fisco controllerà gli acquisti

Il Fisco, come il Grande Fratello, arriverà a controllare tutti i nostri movimenti economici: compresi gli acquisti che vengono effettuati sul web. In particolare, verrà messo sotto la lente lo shopping online eseguito su e-commerce esteri. Ciò che emergerà da questo controllo verrà catalogato e messo a disposizione delle autorità nazionali: per quanto riguarda l’Italia, i dati raccolti saranno “passati” all’Agenzia delle Entrate. Non si tratta però di un passaggio immediato: questa novità entrerà in vigore nel 2024, come spiega Money.it: si tratta del recepimento di una direttiva europea adottata dal Consiglio dell’Ue il 18 febbraio scorso e che ha per tema una serie di norme che modificano la direttiva IVA.

Arginare le frodi fiscali sulle piattaforme di commerce straniere

L’obiettivo che si pone questa manovra voluta dall’Ue è quello di mettere un freno alle  frodi fiscali nelle operazioni di acquisto online all’estero. Per raggiungere lo scopo, quindi, è stato introdotto un nuovo obbligo per i prestatori di servizio di pagamento: dovranno conservare i documenti relativi ai pagamenti online transfrontalieri per tre anni. Tali documenti devono riportare una serie di dati precisi, come data, importo e Stato di origine del beneficiario del versamento, che consentono l’identificazione del destinatario del pagamento, permettendo così alle autorità fiscali di individuare le imprese che intendono frodare l’IVA. Ma questo intervento non avrà un respiro solamente nazionale: tutti i paesi membri dell’Unione Europea dovranno caricare tali documenti su un sistema elettronico centrale, chiamato Cesop. Una volta in funzione, questo nuovo sistema consentirà di  archiviare, aggregare e analizzare tutte le informazioni raccolte in merito all’IVA. Il sistema Cesop sarà poi consultabile: ogni Stato membro dell’Ue potrà accedere anche ai dati caricati dagli altri Paesi, così da poterli mettere a disposizione delle autorità fiscali nazionali, naturalmente rispettando le normative in fatto di privacy e sicurezza informatica.

Un problema che coinvolge tutti gli Stati Ue

Quello dell’evasione dell’Imposta sul Valore Aggiunto, l’Iva appunto, è una problematica che coinvolge in maniera sempre più grave tutti gli Stati dell’Unione. Con questa direttiva europea, che sarà in vigore dal 2014, il rischio si dovrebbe limitare in maniera significativa, incrementando i controlli sugli acquisti on line e mettendo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate molti più dati sulle transazioni. L’obiettivo è quello di disciplinare in modo più specifico il commercio online transfrontaliero, dando agli Stati membri dell’Unione Europea gli strumenti per individuare rapidamente le operazioni di frodi fiscali in materia di Iva.

Cucina open o separata? Dipende dallo stile di vita

Belle, bellissime, da copertina. No, non si tratta di top model, ma di cucine. Già, perché negli ultimi anni – con una decisa accelerazione nell’ultimo decennio – la cucina da ambiente di servizio è diventato a tutti gli effetti uno spazio da mostrare, in cui addirittura ricevere gli amici per cena. Insomma, il set perfetto dove vivere la vita all’interno della propria casa. Naturalmente, questa piccola “rivoluzione” ha portato con sé anche tutta una serie di questioni pratiche da risolvere. Innanzitutto, una cucina esteticamente piacevole è anche un cucina ordinata: per cui nei loft così come negli open space la cucina dovrà essere attrezzata con mobili e armadietti capaci di contenere tutto quello che non si deve vedere (o non si vuole mostrare). Ancora, essendo un ambiente polifunzionale, i piani di lavoro dovranno essere facilissimi da pulire (e da mantenere tali), esattamente come i rivestimenti dei mobili. E poi, aspetto più importante, se la si vuole “sfoggiare” la cucina dovrà essere il pezzo forte della casa: quindi, sì a qualche soluzione ardita di design, purché consigliata da arredatori esperti come gli addetti di Pedrazzini Arreda, rivenditore ufficiale Veneta Cucine Milano.

Per molti, ma non per tutti

La scelta di optare per una cucina a vista, per quanto di moda, richiede un pizzico di consapevolezza. Anche se le moderne cucine di oggi sono in grado di rispondere ai possibili problemi che emergevano nel passato (in primis lo spazio per tenere tutto in ordine), ci sono però degli aspetti da considerare. Innanzitutto, oltre al rischio che piatti e stoviglie rimangano a vista mentre si cucina, c’è la questione degli odori delle preparazioni e dei cibi. Mentre in una cucina tradizionale il problema è presto risolto aprendo la finestra e chiudendo la porta, in una cucina a vista non è possibile. Però la soluzione è a portata di mano: basta optare per una cappa efficace e di nuova generazione, capace di cancellare in pochi istanti i profumi del menù sui fornelli. Adesso le cappe sono dei veri e propri pezzi d’arredo, dal design studiatissimo e dalle prestazioni eccezionali. Silenziose, anche a scomparsa o a isola, riescono a mantenere l’aria pulita pure in ambienti molto  grandi.

Il bello di non alzare muri

D’altro canto a questi piccoli disagi – peraltro facilmente risolvibili – corrispondono molti più vantaggi. Una cucina aperta sulla zona living, infatti, regalerà alla casa un’inaspettata sensazione di spazio. L’assenza di muri e la creazione di un ambiente unico, ben identificato in zone, contribuiscono a dilatare i metri quadrati e a consentire maggiore libertà nelle scelte di arredo. Inoltre, spazi aperti fanno sì che si possa giocare al meglio con l’illuminazione, evitando angoli bui e poco sfruttabili. Ancora, la cucina a vista permette di partecipare ai momenti conviviali con la famiglia e gli ospiti anche se si sta preparando il pranzo, senza che nessuno venga escluso. Infine, è una soluzione comodissima ed estremamente funzionale quando si hanno bambini piccoli in casa e non ci si può permettere di non tenerli d’occhio, nemmeno quando si prepara la loro pappa.

A maggio 430 mila contratti di lavoro in attivazione, 14 mila in più rispetto ad aprile

I segnali di ripresa mostrati nel primo trimestre del 2019 dal sistema produttivo italiano si riflettono anche sulle scelte delle imprese di accrescere nel breve e nel medio periodo i contratti attivabili nel mese di maggio. In questo mese si registrano infatti 14 mila contratti in più rispetto ad aprile, e a trainare la crescita sono soprattutto i comparti manifatturieri e le costruzioni. In tutto però sono circa 430 mila le entrate programmate dalle imprese a maggio, e osservando il trimestre maggio-luglio 2019 sono oltre 1,35 milioni quelle previste.

Torna in positivo anche l’andamento tendenziale della domanda di lavoro

Si tratta di dati segnalati dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Secondo il Bollettino torna in positivo anche l’andamento tendenziale della domanda di lavoro, con 4000 posizioni ricercate in più rispetto a maggio 2018. In particolare, il Sistema informativo Excelsior  evidenzia nell’industria una crescita complessiva di contratti pari a circa 11 mila attivazioni in più rispetto ai dodici mesi precedenti, pari a +9,5% in termini percentuali, con incrementi positivi in tutti i comparti.

Più attivi i settori più vocati all’export: meccatronica, metallurgia e Sistema Moda

Si confermano nell’ambito dei contratti attivati particolarmente dinamici i settori più vocati all’export, come la meccatronica e la metallurgia, che registrano rispettivamente un +10,6% e un +12,4% di entrate previste in chiave tendenziale, insieme al Sistema Moda, che mostra un incremento di oltre 1.300 posizioni rispetto a maggio del 2018.

In crescita però anche le costruzioni, che evidenziano una previsione di entrate di oltre il 10% superiore rispetto all’analogo periodo del 2018.

In termini di valori assoluti le performance migliori le registra il settore turistico

Il terziario, riferisce Adnkronos, registra invece una flessione del 2% circa rispetto a maggio dell’anno scorso, con un calo di oltre 6.600 contratti programmati. Pur in un quadro generale negativo, spiccano tuttavia i servizi dei media e comunicazione, che mostrano il tasso di incremento tendenziale più accentuato (+11,5%). In termini di valori assoluti le performance migliori si registrano però nel settore turistico, con un incremento di oltre 2.200 contratti rispetto al maggio 2018. Sempre nel mese di maggio si registra poi una sostanziale stabilità del tasso di imprese che assumono, pari al 17% del totale. E un’incidenza delle figure di difficile reperimento sul totale delle entrate previste simile a quella registrata negli ultimi tre mesi, ovvero, pari al 28%.

Italia sempre più a due ruote

Il mercato a due ruote in Italia cresce, così come l’attenzione delle amministrazioni comunali verso gli spostamenti in bicicletta. Salgono infatti la disponibilità media di infrastrutture ciclabili, il numero di città dove è consentito trasportare le bici sui mezzi pubblici, e i Comuni dotati del servizio di bike sharing. Questa è la fotografia dell’Italia “ciclabile” scattata dal terzo rapporto Focus2R, l’Osservatorio Nazionale Infrastrutture, Sicurezza e Mobilità per le due ruote, promosso da Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Cicli Motocicli Accessori) e Legambiente, ed elaborato da Ambiente Italia, società di consulenza ambientale.

Cresce la disponibilità media di piste ciclabili

L’indagine fornisce ogni anno i dati relativi alle politiche dedicate a ciclisti e motociclisti da 104 municipi capoluoghi di Provincia. Secondo il rapporto la disponibilità media di piste ciclabili, ciclopedonali e zone con moderazione di velocità a 20 e 30 km/h nel 2017 sale a 7,82 metri equivalenti (+9% rispetto al 2015). Reggio Emilia conferma il valore più alto dell’indice di infrastrutture per la ciclabilità (40,9 metri equivalenti/100 abitanti). A seguire Cremona, Mantova e Lodi, che arrivano a circa 30 metri, mentre Ravenna, Verbania e Vercelli si collocano tra i 20 e i 25.

Il 45% dei Comuni consente il trasporto di biciclette sui mezzi

Stabile, invece, la possibilità di accesso delle biciclette nelle corsie riservate ai mezzi pubblici, che rimane intorno al 20%. Il numero di Comuni in cui è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici cresce dal 31% del 2015 al 45% del 2017. Stando ai dati del report, il numero di Comuni che hanno allestito postazioni di interscambio bici in tutte o almeno una stazione ferroviaria, cresce dal 69% al 73% del 2017. La disponibilità media di parcheggi per le biciclette è stabile intorno al 9%. E ancora, la percentuale di città dove sono disponibili punti di ricarica elettrici delle biciclette a pedalata assistita si conferma al 39% nel 2017 (38% nel 2016).

+6,1% le città con bike sharing, ma necessaria più sicurezza

Nel bike sharing, riporta Adnkronos, sale il numero di biciclette per ogni città: escludendo Milano, dove sono presenti 16.600 biciclette e 257.000 abbonati, in media sono disponibili 156 bici per Comune, distribuite in 16 stazioni con 2039 abbonati. In tutto sono 59 i Comuni dotati di un servizio di bike sharing (59%, in crescita del 6,1%), in 14 sono disponibili anche biciclette a pedalata assistita.

Le zone d’ombra riportate dall’indagine riguardano però la sicurezza. Scende infatti il numero dei Comuni che ha inserito almeno una misura in questa direzione per le biciclette nei Piani Urbano della Mobilità (-15,4%), mentre l’80% afferma di non avere messo in campo iniziative analoghe per le motociclette.

Articoli più recenti »