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Auto elettriche: una ricarica costa il 161% in più

Oggi caricare l’auto elettrica è molto più caro. Per colpa dei rincari energetici si spende il 161% in più rispetto a un anno fa. Il dato emerge da un’analisi realizzata da Facile.it, che esamina i consumi di alcuni modelli elettrici e li mette a confronto con veicoli simili alimentati a benzina o diesel.
“Il rincaro dei costi energetici rischia di danneggiare anche la mobilità elettrica – spiegano gli esperti di Facile.it -. Dodici mesi fa, per tutte le simulazioni realizzate, l’auto elettrica era nettamente la più economica dal punto di vista dei costi di carburante, con una spesa che a seconda del modello era inferiore tra il 50% e il 70% rispetto alle versioni a benzina e diesel”.

L’utilitaria segmento B

Il comparatore prende in esame 3 modelli di auto nelle versioni full electric, diesel e benzina, considerando i consumi dichiarati dalle case automobilistiche (sulla base del ciclo misto WLTP) e i prezzi di energia e carburante. La prima analisi riguarda un’auto utilitaria, segmento B, con cilindrata 100-136 CV. Nella versione diesel l’auto ha un’autonomia di 24,4 Km/l, a benzina di 19,6 Km/l, mentre l’elettrica percorre 6,3 Km/kWh. Considerando un tragitto di 1.000 km il motore diesel dal punto di vista del pieno è quello più economico: sono sufficienti 71 euro, mentre per la benzina occorrono 83 euro. All’ultimo posto si posiziona la versione elettrica, che per percorrere i chilometri indicati necessita di 85 euro di elettricità.


La berlina segmento C

La seconda simulazione prende in esame un’auto berlina, segmento C, cilindrata 130-150 CV, nelle versioni diesel (22,5 Km/l), benzina (18,7 Km/l) ed elettrica (6,6 Km/kWh).
Anche in questo caso il veicolo che costa di meno in carburante è quello diesel; per fare 1.000 km l’automobilista spende 77 euro, mentre con l’auto elettrica 80 euro. Il meno efficiente in questo caso è il modello a benzina che richiede 88 euro.

La berlina segmento D

La terza simulazione è l’unica dove il modello elettrico è ancora oggi il più conveniente in termini di rifornimento. Per la simulazione si è presa in considerazione un’auto berlina, segmento D, cilindrata 249-286 CV, nelle versioni benzina Mild-Hybrid (13,2 Km/l), diesel Mild-Hybrid (16,1 Km/l) ed elettrica (5,4 Km/kWh). Considerando una percorrenza di 1.000 km in questo caso l’auto elettrica risulta essere la più economica: occorrono solo 99 euro di energia, mentre per quella diesel servono 108 euro di carburante e per quella a benzina addirittura 124 euro. Per l’energia elettrica si considerata il costo di una ricarica casalinga, usando come valore di riferimento i prezzi in vigore nel mercato tutelato a ottobre 2021 e ottobre 2022, mentre per benzina e diesel si utilizzano i valori medi del prezzo alla colonnina rilevati a settembre 2021 e nell’ultima settimana del mese.

Piattaforme Video on Demand: audience e opportunità

Dopo la pandemia la fruizione delle piattaforme VoD si è ‘normalizzata’, e continua a essere parte integrante della vita degli italiani. La copertura è infatti pari al 59% del totale popolazione (56% per le piattaforme pay e 13% per le free). E l’indicatore nel giorno medio è pari al 21%. Secondo le rilevazioni GfK Sinottica, oggi il 58% delle famiglie possiede un abbonamento attivo ad almeno una delle principali piattaforme VoD (Amazon Prime Video, Netflix, Disney+, Timvision, Dazn, Infinity+, Now, Paramount+ eccetera), dato in crescita del +10% rispetto al 2020. GenZ e Millennials detengono il primato di fruizione del VoD (con una reach mensile che supera il 70%) e un andamento che a sua volta si va normalizzando. Ma continua la crescita anche presso le generazioni più anziane (+18% da settembre 2021, 35% di copertura) a testimonianza di un fenomeno che non è più solo per i giovani.

Il ranking delle principali piattaforme

Sono circa 3 milioni le famiglie propense a sottoscrivere un abbonamento, e se mediamente hanno accesso a due piattaforme VoD dedicano in media due ore al giorno alla fruizione di contenuti on demand. Considerando le utenze familiari attive, il podio delle piattaforme più diffuse in Italia vede al primo posto Amazon Prime Video (46%), seguita da Netflix (33%) e Disney+ (13%). Quanto invece la fruizione nella settimana media, Netflix risulta essere la prima piattaforma, con un ascolto del 17%, mentre Amazon Prime Video arriva all’11% e Disney+ al 3%.

Chi sono gli spettatori on demand

Si tratta di platee ricettive e diversificate, non solo in termini demografici. Ad esempio, il pubblico per lo più maschile di DAZN ha un’età media di 47 anni mentre quello di Netflix e Disney+ non supera i 40 anni.
Amazon Prime Video spicca invece per una dotazione di risorse socioeconomiche piuttosto alta, ma emergono anche, e soprattutto, differenze di mindset, interessi e consumi. Infatti, se fra le principali passioni della platea Amazon Prime Video spiccano tecnologia, cinema e scienza, mentre il pubblico di Netflix ha interessi più variegati, dai videogiochi alla moda, al cinema, la musica, i viaggi e altro ancora.

Apertura alla comunicazione pubblicitaria e Brand Affinity

Si osserva inoltre un’apertura alla comunicazione pubblicitaria del pubblico on demand più alta rispetto al resto della popolazione, che si accentua ulteriormente presso il pubblico di Prime Video, Disney+, Netflix e DAZN.
Allo stesso tempo, si evidenzia un approccio ai consumi decisamente differenziato fra le varie piattaforme. Ad esempio, qualità e brand noti per la platea DAZN, distintività, shopping online, e risparmio, per i fruitori di Disney+.
Le Brands Affinity più evidenti spaziano da Pringles, Coca Cola Zero e Just Eat presso il pubblico di Disney+, Moretti e BMW per la platea DAZN, o Apple per Netflix.

Il pokè raddoppia: in Italia fatturato 2022 a 328 milioni di euro

Il piatto tipico della cucina hawaiana, importato dallo chef Sam Choy negli Stati Uniti, è diventato in poco tempo un food trend mondiale, e nel quadriennio 2022-2026 si prevede un CAGR del 8,4%. In Italia registra addirittura tassi di crescita superiori alla tripla cifra, che indicano notevoli opportunità di crescita nel settore. Nel 2021 è stato registrato un giro d’affari di 151 milioni di euro, cresciuto fino a raggiungere 328 milioni a giugno 2022 (+117%), e per il 2026 si attende un CAGR del 20%, che potrebbe far volare il mercato a quota 689 milioni. A fare il punto della situazione è Growth Capital, che in occasione della Giornata Mondiale del Pokè (28 settembre) presenta la seconda edizione del report Il mercato del Pokè in Italia.

Le pokerie italiane: grandi catene e store indipendenti

In Italia anche gli store hanno registrato una crescita vertiginosa, raggiungendo nel 2022 quota 820. Il 43% del mercato, calcolato in base al numero di store, è appannaggio di catene come I Love Poke (15% di market share e 120 store) e Poke House (7% di market share e 56 store). Growth Capital ha poi individuato altre cinque catene con un numero di store compreso tra le 15 e le 35 unità e un market share compreso tra il 2,2% e il 4,2%, Pokescuse, Macha Poke, Pokeria by Nima, Waikiki Poke e Poke Sun-Rice. In termini di fatturato, la classifica vede al primo posto Poke House, con ricavi per oltre 40 milioni di euro. Il restante 57% del mercato appartiene invece a store singoli e indipendenti.

Milano, Roma e Torino le città più poké-addicted

A livello geografico, Milano, Roma e Torino si confermano come le città italiane in cui il mercato del pokè è più sviluppato. A Milano la prima catena è Poke House, con 21 store e il 16% di market share. Poke House è anche l’unica catena italiana con una strategia internazionale, che a giugno 2022 contava 57 store fuori dall’Italia, in Europa e Stati Uniti, per un totale di 113. Nella capitale, la leadership è detenuta da Ami Pokè, con il 10% di market share, mentre a Torino al primo posto spicca Pacifik Poke (16% di market share). Nel Nord-Est italiano, la catena leader è invece Poke Sun-Rice, con 10 store e il 19% di market share.

Alla conquista del settore fast casual

 “Il mercato del pokè in Italia ha registrato tassi di crescita sorprendenti, conquistando sempre più spazio nel settore del fast casual – sottolinea Andrea Casati, vice President Growth Capital -. Sarà interessante osservare quali strategie metteranno in atto le grandi catene per vincere la preferenza dei consumatori e assicurarsi la massima retention. Ci aspettiamo un futuro consolidamento anche attraverso l’aumento di operazioni di M&A sulla scia delle recenti acquisizioni internazionali”.

Rendere omaggio a Sua Maestà: attenzione alle truffe online

Gli esperti di Kaspersky hanno scoperto diversi progetti di investimento che offrono crypto token e NFT con il nome della Regina Elisabetta II, ‘rendendo omaggio a Sua Maestà’. Si tratta di numerosi progetti che offrono alle persone la possibilità di investire il proprio denaro in token, o acquistare cimeli legati alla monarca deceduta di recente.  Con la morte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, molti vogliono onorare la sua memoria. Ma rendere omaggio alla Regina può esporre a truffe online, e i ricercatori di Kaspersky invitano alla prudenza, consigliando di proteggere i propri dati durante gli acquisti sui siti web.

Attenzione a inserire i dati dei portafogli di criptovalute

Gli eventi di rilevanza mondiale sono spesso utilizzati come richiamo per molte iniziative di investimento in criptovalute, e la scomparsa della Regina non costituisce un’eccezione. Questi siti sono piuttosto recenti e potrebbero non essere sicuri, quindi i dati dei portafogli di criptovalute inseriti dagli utenti potrebbero essere a rischio in caso di violazione del database del sito. In memoria della regina più longeva del mondo, agli utenti sono state offerte anche monete commemorative o magliette raffiguranti Sua Maestà. La maggior parte dei siti in cui vengono offerti tali prodotti sono piuttosto nuovi: non sono in alcun modo protetti e durante il pagamento l’utente non viene trasferito su una pagina sicura.

Cimeli online: meglio acquistarli solo su store affidabili

Di conseguenza, i dati delle carte, gli indirizzi o i nomi degli utenti potrebbero non essere protetti, il che significa che queste informazioni possono essere rubate da intrusi se il database del sito viene compromesso. Di conseguenza, quando si acquistano cimeli online, è importante scegliere solo negozi affidabili, senza dimenticare di controllare l’indirizzo del sito del negozio. Spesso, infatti, i truffatori creano pagine di phishing, simili a quelle di brand famosi. Inoltre, occorre diffidare da offerte eccessivamente vantaggiose e sconti notevoli, perché molto spesso i criminali informatici usano prezzi bassi rispetto ad altri negozi come esca per ottenere le credenziali degli utenti e i dati delle carte di credito.

Siti creati frettolosamente e poco sicuri

“La morte della Regina Elisabetta II ha sconvolto il mondo, commuovendo milioni di persone – ha commentato Olga Svistunova, Security Expert di Kaspersky -. Per rendere omaggio a Sua Maestà, molti utenti cercano di acquistare un prodotto commemorativo o un token con la sua immagine. Tuttavia, i siti in cui vengono offerti tali prodotti sono stati per lo più creati frettolosamente da persone che non si sono preoccupate di assicurare la loro sicurezza. Quando acquistate da questi siti – aggiunge Olga Svistunova -, ricordate che molti di essi non sono sicuri e che i dati inseriti in queste pagine sono a rischio di furto, quindi ricordate di utilizzare una soluzione sicura e affidabile per proteggervi. Scegliete inoltre di acquistare solo da negozi affidabili e diffidate dei prezzi eccessivamente ribassati dei prodotti: possono essere usati dai criminali informatici come esca per ottenere i vostri dati di pagamento”.  

Come migliorare gli effetti di una seduta di massoterapia

Dopo una sessione di massoterapia, ci sono alcune cose che è possibile fare per migliorare il risultato di questa seduta e godere più a lungo dei suoi benefici.

Si tratta di pratiche che tutti possono effettuare autonomamente e che consentono di ottenere risultati veramente interessanti.

Vediamo di seguito di cosa si tratta, e cominciamo a metterne in pratica quante più è possibile per un effetto benefico assicurato.

Fare una passeggiata

Quella di fare una passeggiata dopo una seduta di massoterapia è certamente un’ottima idea. Prova a camminare per una decina di minuti circa a passo lento, ciò aiuterà certamente il tuo corpo ad abituarsi al meglio al nuovo stato di equilibrio.

Sarà inoltre un’ottima idea anche per velocizzare il metabolismo e migliorare la circolazione del sangue, soprattutto in quelle persone che hanno gambe e caviglie gonfie.

Bere molta acqua

Bere molta acqua è certamente indicato quale buona abitudine quotidiana, e lo è in particolar modo dopo una seduta di massoterapia.

Grazie all’acqua infatti è possibile eliminare tutte quelle tossine che si erano accumulate nel sangue nei mesi precedenti alla seduta, ovvero quando i tessuti erano bloccati o tesi.

In questa maniera si andrà inoltre a ridurre le possibilità di qualsiasi tipo di reazione successiva al trattamento, come ad esempio la sensazione generica di stanchezza.

È bene dunque ricordare di bere parecchia acqua per i due o tre giorni successivi alla seduta di massoterapia.

Concediti del riposo

Anche se a seguito della tua seduta di massoterapia ti senti molto meglio, evita di stressare il tuo corpo sottoponendolo ad esempio a sessioni di palestra o attività sportiva di un certo tipo per i primi quattro o cinque giorni dopo la seduta.

Il corpo ha Infatti ugualmente bisogno di qualche giorno di tempo per trovare il nuovo equilibrio e guarire, per questo motivo fai bene a prenderti il giusto riposo dopo la tua sessione di massoterapia.

Evita altri tipi di trattamento

Per i due o tre giorni che seguono la tua seduta di massoterapia, evita qualsiasi altro tipo di trattamento terapeutico. Niente massaggi dunque, così come niente agopuntura o qualsiasi altro tipo di trattamento fisico che possa andare a stressare il tuo corpo.

Un altro tipo di trattamento potrebbe andare infatti andare ad influire sul riassetto dell’equilibrio che l’organismo in quel momento sta cercando di raggiungere, per questo motivo meglio non effettuare altro tipo di trattamento nei giorni successivi alla seduta di massoterapia.

Considera che il recupero è individuale

Dopo che ci si sottopone ad una seduta di massoterapia, considera sempre che i tempi di recupero variano di persona in persona. Un organismo potrebbe guarire e recuperare nell’arco di un giorno, mentre un altro potrebbe avere bisogno di 2-3 giorni o qualcosa di più.

Ad influire sono anche lo stato emotivo e mentale di una persona, oltre quello fisico, e per questo motivo le variabili in gioco da considerare sono tante.

In alcuni casi potrebbero essere necessarie anche più sedute per arrivare alla guarigione completa, per questo motivo devi essere paziente e ascoltare il tuo fisico per capire quando effettivamente il tuo problema sarà stato del tutto risolto.

Fidati del tuo massoterapista

Qualsiasi dubbio o particolare sensazione tu possa avere a seguito della seduta di massoterapia, fidati del tuo massoterapista e segui i suoi consigli per massimizzare gli effetti del trattamento.

Questi professionisti hanno una notevole formazione e seguono periodici corsi massoterapia che servono loro ad individuare nuove e più efficaci tecniche di trattamento o semplicemente migliorare quelle che si adoperano già, nell’ottica di offrire al paziente un servizio migliore e certamente tempi di guarigione più rapidi.

Twitter: al via i test per la funzione “modifica tweet”

Una misura per combattere chi fa disinformazione: è l’implementazione da parte di Twitter del pulsante per modificare i cinguettii. La piattaforma di microblogging co-fondata nel 2006 da Jack Dorsey, sta infatti testando la possibilità di modificare i post.
“Speriamo che con la disponibilità di ‘modifica tweet’, twittare diventi più accessibile e meno stressante”, ha comunicato la società dal proprio blog. Ogni utente, si legge ancora, dovrebbe “essere in grado di partecipare alla conversazione in un modo che abbia più senso”. Il pulsante di modifica verrà concesso prima ai dipendenti di Twitter per effettuare test interni, ed entro la fine del mese agli utenti del servizio di abbonamento Twitter Blue. Anche se Twitter non ha ancora specificato quando sarà possibile modificare i tweet, prevede di dare a tutti questa possibilità.

Combattere chi diffonde disinformazione

 “Il test sarà inizialmente localizzato in un singolo paese, e si espanderà man mano che osserviamo come le persone utilizzano la funzione – spiega la società -. Presteremo inoltre molta attenzione all’impatto della funzione sul modo in cui le persone leggono, scrivono e interagiscono con i Tweet”.
Per evitare che il pulsante ‘modifica tweet’ diventi uno dei preferiti tra chi diffonde fake news, Twitter ha aggiunto misure di sicurezza. Gli utenti potranno apportare modifiche solo entro 30 minuti dopo la pubblicazione del tweet originale.
Dopo una modifica, il tweet riporterà un’etichetta per mostrare che è stato modificato. Facendo clic sull’etichetta, gli utenti potranno vedere la cronologia delle modifiche.

Il più grande cambiamento dal 2017

Da quando Twitter è stato lanciato, nel 2006, le basi per utilizzarlo sono state semplici e sempre uguali: si scrive un tweet, si pubblica e si affrontano le conseguenze di errori di battitura e grammaticali. Il pulsante di modifica è quindi forse il più grande cambiamento nel servizio di social media dal 2017, ovvero da quando Twitter ha aumentato il limite di caratteri per i messaggi da 80 a 140 caratteri. Man mano che da servizio di nicchia Twitter è divenuto una piattaforma globale, sempre più utenti hanno iniziato a chiedere di poter modificare i propri post. Ebbene, dopo 15 anni, nove mesi e 22 giorni, il pulsante modifica potrebbe diventare realtà.

Da Fleets a Circles

Nel 2020, Twitter ha lanciato Fleets, una funzionalità che eliminava i post degli utenti dopo 24 ore, che però non ha preso piede. Recentemente, l’azienda ha introdotto Circles, una funzionalità che consente di pubblicare messaggi a un sottoinsieme più piccolo di 150 follower. La società, riporta Agi, ha sempre sostenuto che c’era qualcosa di nobile nel lasciare gli errori in mostra. Un utente potrebbe modificare un tweet dopo che è già stato ampiamente condiviso, scambiando un messaggio benevolo con uno fuorviante. Più recentemente, però, ha iniziato a riconsiderare un pulsante di modifica, proprio perché cercava di far crescere il suo servizio e di attirare persone che potrebbero essere più attente alle loro parole. 

Bere acqua, l’idratazione “lava via” lo stress

Il ritorno dalle vacanze e la ripresa della normale vita quotidiana sono momenti impegnativi per il fisico e soprattutto per la mente.  In questi giorni è facile sentirsi stanchi, spossati e addirittura un po’ tristi. Che fare dunque per iniziare settembre nel miglior modo possibile? Oltre a imparare ad avere una visione positiva sulle cose e a lasciarsi del tempo per le attività preferite, una della “cure” più efficaci è l’acqua.

Correlazione tra disidratazione e stress  

Assumere la giusta quantità di liquidi può contribuire al nostro benessere psicologico, aiutando il nostro organismo a superare i momenti di tensione e spossatezza. Tutti gli organi del nostro corpo, compreso il cervello, per funzionare correttamente hanno bisogno di acqua. Quando siamo disidratati il nostro corpo produce eccessivi livelli di cortisolo, notoriamente conosciuto come l’ormone dello stress. Assumere la giusta quantità di liquidi, durante tutto l’arco della giornata, aiuterà a mantenere l’organismo correttamente idratato, a tenere sotto controllo i livelli di produzione di questo ormone e ad essere, di conseguenza, meno stressati e affrontare al meglio i problemi di tutti i giorni. La corretta idratazione è una preziosa alleata nel mantenimento del nostro equilibrio psico-fisico. I differenti minerali presenti nell’acqua aiutano a conciliare il sonno e a combattere la fatica e lo stress accumulato nell’arco della giornata. Numerosi studi dimostrano che il giusto apporto di sodio e magnesio contribuisce a rispondere in maniera efficace alla pressione giornaliera a cui siamo soggetti.

Più energie e più efficienza

Come spiega ad Adnkronos il Professor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e membro della International Stockholm Water Foundation, “Un’adeguata idratazione, con l’assunzione di acque a base di minerali quali magnesio e sodio, può aiutarci ad affrontare al meglio lo stress e i suoi effetti sul sistema emotivo e sul nostro corpo, come il calo di energia e di efficienza. Questi minerali sono, infatti, micronutrienti con un ruolo chiave per la regolazione dell’umore e agiscono in maniera significativa nel ridurre i livelli stress. Bere acqua nelle giuste quantità contribuisce a migliorare il nostro umore. Condurre uno stile di vita sano, proprio a partire da una corretta idratazione e da una buona alimentazione, è fondamentale per star bene e aiutarci a gestire la nostra emotività e la pressione quotidiana”.

Rincari degli alimentari, quanto costano agli italiani?

All’incirca 9 miliardi. A tanto ammonta la stangata che le famiglie italiane dovranno sostenere per le spesa alimentare a seguito dell’aumento dei prezzi. Prezzi cresciuti, e di molto, a causa della guerra in Ucraina e dell’effetto dell’inflazione che colpisce soprattutto le categorie più deboli. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Istat sui consumi degli italiani e dell’andamento dell’inflazione nei primi sei mesi dell’anno.

I maggiori aumenti riguardano la verdura 

In cima alla classifica dei rincari c’è la verdura che quest’anno costerà complessivamente alle famiglie dello Stivale 1,97 miliardi in più – sottolinea Coldiretti -, e precede sul podio pane, pasta e riso, con un aggravio di 1,65 miliardi, e carne e salumi, per i quali si stima una spesa superiore di 1,54 miliardi rispetto al 2021. Al quarto posto la frutta – continua Coldiretti -, con 0,92 miliardi, precede latte, formaggi e uova (0,78 miliardi), pesce (0,77 miliardi) e olio, burro e grassi (0,59 miliardi) che è però la categoria che nei primi sei mesi del 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi. Seguono con esborsi aggiuntivi più ridotti le categorie “acque minerali, bevande analcoliche e succhi”, “zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci”, “caffè, tè e cacao” e “sale, condimenti e alimenti per bambini”. 
Una situazione che aumento l’inflazione e con essa l’area dell’indigenza alimentare la cui punta dell’iceberg in Italia sono 2,6 milioni di persone costrette addirittura a chiedere aiuto per mangiare, che sono peraltro in aumento nel 2022 a causa della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina con l’aumento dell’inflazione, dei prezzi alimentari e i rincari delle bollette energetiche.

Cosa spinge i prezzi verso l’alto

A spingere i rincari e l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero è il fatto che nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari dell’estero, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29%), aprendo la strada al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno.
La situazione è pesante soprattutto sul fronte dei cereali a causa – spiega Coldiretti – dei contraccolpi della crisi globale scatenate dal conflitto in Ucraina con le importazioni di mais che sono aumentate in valore addirittura del 66%, spinte dai rincari e dalle speculazioni, e quelle di grano tenero per il pane sono cresciute della stessa percentuale – sottolinea Coldiretti -, mentre per l’olio di girasole si arriva al +83%. Ma crescono anche le importazioni di olio di palma (+35%), favorite dal fatto che in Italia viene ora consentito di non indicare nelle etichette degli alimenti la provenienza degli olii di semi indicati, mettendo a rischio la trasparenza dell’informazione ai consumatori.

Come difendersi dai cyber attacchi più comuni? 

Oggi la sicurezza informatica è cruciale per ogni azienda e per tutti i processi aziendali che prevedono la condivisione di dati e documenti. L’utilizzo sempre più elevato di archiviazione cloud di dati, un tempo soltanto cartacei, espone però a minacce e cyber attacchi. Difendere dati sensibili e documenti diventa allora fondamentale: Kyocera Document Solutions, punto di riferimento nel campo della collaboration aziendale, ha stilato un elenco di consigli per proteggere i dati aziendali. Innanzitutto, è necessario gestire al meglio la sicurezza dei dispositivi di copia e stampa. L’adozione di una politica di sicurezza che permetta di gestire al meglio tutta l’infrastruttura documentale e IT è infatti fondamentale.

Cliccare solo su link sicuri e fidarsi del cloud

Gli hacker stanno raffinando le tecniche di frode. È fondamentale quindi fare attenzione a cliccare soltanto su link sicuri. In caso di dubbio sull’autenticità del link, è consigliabile aprire una nuova finestra del browser e digitare l’URL nella barra di ricerca. Si può anche installare un filtro antispam collegandolo alla posta elettronica. Ma soprattutto, mai rivelare online informazioni riservate. Nessuna azienda richiederà dati sensibili senza un valido motivo e senza adeguate misure di sicurezza.
Quanto ai cloud, consentono la crittografia dei file e sono in realtà molto sicuri, perché non possono essere aperti da criminali informatici ma solo da chi è autorizzato all’accesso. Inoltre, queste piattaforme garantiscono un backup automatico, quindi, nessun dato andrà perso o danneggiato. Un ulteriore vantaggio rispetto al file cartaceo, che rischia il deterioramento.

Meglio l’hotspot del cellulare che una rete wi-fi non protetta

Importante, mai riutilizzare vecchie password, né utilizzare la stessa per più account, perché questo le rende deboli e facilmente decifrabili. E attenzione alla navigazione: è necessario dotare i pc aziendali di antivirus, come quelli in grado di scansionare le mail. Se i pc dell’azienda necessitano di una protezione extra, potrebbe risultare utile installare firewall sui vari laptop. Quando si naviga, poi, assicurarsi di essere su un sito web sicuro: per farlo, verificare la presenza dell’icona di sicurezza ‘lock’ nella barra del browser. E mai utilizzare una rete wi-fi non protetta se si lavora da remoto. In caso di connessione dalla dubbia sicurezza, meglio ricorrere all’hotspot del cellulare.

Prestare attenzione a cosa si scarica e informare i dipendenti

Prestare sempre massima attenzione ai download: non installare software sconosciuti o di cui non si conosce la provenienza ed evitare anche i file compressi, perché potrebbero nascondere dei virus macro o dei malware. Inoltre, aggiornare i software: le vecchie versioni risultano infatti molto più deboli e prive dei nuovi sistemi di difesa. Dopo aver valutato tutte le possibili minacce, è fondamentale individuare i punti deboli dell’azienda e stabilire un ordine di priorità su cui agire. È poi essenziale informare bene i dipendenti a proposito della policy e dei protocolli da seguire, educandoli ai possibili rischi.

Instagram userà l’AI per verificare l’età degli utenti?

Il social network delle immagini di proprietà di Meta propone contenuti e modalità di approccio che nelle intenzioni vogliono essere adatte a un pubblico di minori fino a 18 anni. Per un account Instagram occorre avere 13 anni, ma per certificare che l’età sia quella giusta e che un utente di 18 anni abbia effettivamente 18 anni, Instagram sta testando negli Stati Uniti alcune modalità Innanzitutto, la possibilità di caricare un documento d’identità con foto o chiedere conferma ad almeno tre amici comuni e validare così la propria età (il cosiddetto “social vouching). Oppure, ha annunciato Meta di recente, sarà possibile registrare un video selfie. In questo caso a dare il semaforo verde ci penserà l’Intelligenza Artificiale dopo una scansione del viso.

“Forniamo esperienze adeguate a chi ha tra 13 e 17 anni”

“Quando sappiamo che qualcuno è un adolescente e ha un’età compresa fra i 13 e i 17 anni forniamo esperienze adeguate all’età, come inserirlo automaticamente in account privati, prevenire contatti indesiderati da parte di adulti che non lo conoscono e limitare le opzioni che gli inserzionisti hanno per raggiungerli con gli annunci”, ha spiegato in un post sul blog della società Meta Erica Finkle, direttore della governance dei dati presso Meta.

Stabilire standard chiari per la verifica

Già dal 2019 Instagram aveva reso più severe le regole di accesso con l’introduzione del Family Center, ma nel 2020 il progetto Instagram Kids è stato abbandonato. Ebbene, la decisione di chiedere conferma dell’età agli utenti si è resa necessaria anche dopo che una serie di studi ha collegato l’uso di Instagram alla salute mentale dei giovani utilizzatori della piattaforma, con le conseguenti preoccupazioni anche da parte delle istituzioni.
“Capire l’età di qualcuno online è una sfida complessa – ha spiegato la società – vogliamo lavorare con altri nel nostro settore e con i governi per stabilire standard chiari per la verifica dell’età online”.
E il nodo è appunto quello di verificare l’età di chi non ha un documento d’identità.

“La tecnologia non può riconoscere la tua identità, solo quanti anni hai”

Se non hai un documento d’identità a verificare la tua età, riferisce Agi, ci pensa l’Intelligenza Artificiale o al massimo tre amici utenti, dunque. Nel primo caso Instagram utilizza gli strumenti di Yoti, una società con sede a Londra che utilizza l’Intelligenza Artificiale per stimare l’età in base alle caratteristiche del viso. “La tecnologia di Yoti stima la tua età in base alle caratteristiche del viso e condivide questa stima con noi – ha sottolineato la compagnia -. Meta e Yoti poi eliminano l’immagine. La tecnologia non può riconoscere la tua identità, solo la tua età”.

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